Mondo della montagna in lutto per Ghezzi, morto sulla sua Grigna

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claudio ghezzi
Claudio Ghezzi (al centro) in vetta al Rifugio Brioschi (foto archivio)

Incredulità e dolore per la scomparsa dell’alpinista 69enne, vittima di un incidente in Grignone

“Lasci un grande vuoto, ora sarà tutto diverso”

MANDELLO/MISSAGLIA – E’ grande il dolore per la scomparsa di Claudio Ghezzi, alpinista originario di Missaglia, vittima del tragico incidente avvenuto nella tarda mattinata di domenica 12 giugno in Grignone, lungo la ferrata al Sasso dei Carbonari. Il ‘Re della Grigna’, com’era da tutti conosciuto, frequentava le Grigne da oltre 40 anni e praticamente quotidiane erano le sue salite in vetta (5.600 quelle in attivo).

Anche oggi, come tante altre domeniche, Ghezzi aveva fatto tappa al rifugio Brioschi. L’alpinista aveva poi raggiunto un’amica impegnata sulla ferrata dei Carbonari. Qui si è consumato l’incidente: un piede su un sasso instabile che si è staccato e l’alpinista è precipitato. Un volo di oltre una decina di metri che non gli ha lasciato scampo, come hanno purtroppo constatato i soccorritori giunti sul posto poco dopo le 12.30, quando è stato lanciato l’allarme.

La scomparsa di Ghezzi ha lasciato incredulità e dolore nell’ambiente della montagna dov’era conosciutissimo, oltre che per le sue imprese, per la sua gentilezza e disponibilità.

“Un grande vuoto”

“Claudio si vestiva da alpinista, pensava da alpinista e agiva da alpinista – il ricordo del presidente del Cai di Missaglia Luigi Brambilla – le Grigne erano la sua seconda casa, se avevi bisogno di un consiglio chiamavi lui. Mi è successo giusto pochi giorni fa, volevo salire dal Cainallo e l’ho sentito per chiedergli le condizioni. Claudio – ha continuato – era conosciuto da tutti, non solo in Provincia: chi saliva al Brioschi lo incontrava e aveva il piacere di parlarci. Lui era sempre disponibile, dava una mano al rifugio, scambiava sempre due parole. Resta un grande vuoto, siamo davvero increduli per quanto accaduto, ci sembrava un uomo indistruttibile: nel 2011 aveva avuto un brutto incidente ma si era ripreso benissimo stabilendo continui record sulle sue amate montagne”.

“Sono molto addolorato – il commento del sindaco di Missaglia Bruno Crippa – quando ho ricevuto la notizia non potevo crederci. Conoscevo bene Claudio, era un amico. Chi non lo conosceva? Un mito delle Grigne, un uomo per bene e un alpinista appassionato. La nostra comunità perde una persona speciale. Consola il fatto che se ne è andato nel suo mondo”.

L’amico Sergio Longoni: “Era pronta la piccozza d’oro per le 6 mila salite al Brioschi”

Tra gli amici più stretti a piangere Claudio Ghezzi c’è anche Sergio Longoni (Df Sport Specialist): “Conoscevo Claudio da una vita, lui era di Missaglia, io di Barzanò – ha ricordato al telefono, commosso – sono incredulo di quanto accaduto, eravamo legati da una bella amicizia. Era una bravissima persona, un appassionato della montagna, un alpinista che ha fatto tante spedizioni, anche in Himalaya. Mi sarebbe davvero piaciuto averlo ospite ad una delle nostre serate per regalargli quella che noi chiamiamo ‘Piccozza d’oro’, un attestato di stima per le imprese dei nostri ospiti. Claudio puntava al record di 6 mila salite in vetta al Grignone, non gliene mancavano tante…una volta raggiunto l’obiettivo lo avrei invitato e gli avrei consegnato la piccozza personalmente. Non riuscirò a farlo, questo mi dispiace davvero. Mi mancherà un amico, una persona cara, umile, che non dava fastidio a nessuno”.

Dolore al rifugio Brioschi, “la seconda casa” di Ghezzi

“Poco fa era qui, come tutti i giorni – racconta Alex Torricini, gestore del Rifugio Brioschi in vetta al Grignone – è arrivato che mancavano pochi minuti alle 9. Ci ha detto che sarebbe andato incontro ad un’amica sulla ferrata. Dopo alcune ore, non vedendolo tornare, ci siamo preoccupati”. Un grande dolore ha accompagnato al rifugio la notizia della morte dell’alpinista. “Il Brioschi per lui era una seconda casa. Molti quando lo cercavano chiamavano qui, adesso sarà tutto diverso. Credo però che, se doveva succedere, è stato meglio sia accaduto qui, sulla sua montagna”.