A Valmadrera serata con l’alpinista Gian Maria Mandelli
“Figlio di un alpinismo minore” ha aperto i festeggiamenti per i 70 anni del Cai di Valmadrera
VALMADRERA – “Sono figlio di un alpinismo minore, quello dei valmadreresi che sulle montagne di casa hanno scritto la loro storia”. Sono stati i ricordi di Gian Maria Mandelli, alpinista, istruttore nazionale del Cai e membro del prestigioso Club Alpino Accademico, ad aprire le iniziative per i 70 anni del Cai di Valmadrera. Un ricco calendario di eventi che ha preso il via venerdì scorso, 25 gennaio, con una serata ‘nostrana’: protagonista Gian Maria Mandelli, per tutti Gianni, e i suoi 50 anni di attività alpinistica. Una passione cominciata come raccontanto sulle montagne di casa, intorno a Valmadrera, i Corni di Canzo, il Moregallo, e via via estesa alle Alpi, ma non solo.
50 anni di alpinismo
Le avventure di Gianni Mandelli sono contenute in un dvd creato per l’occasione: “Figlio di un alpinismo minore, le immagini, le convinzioni e gli amici di 50 anni di alpinismo” che il valmadrerese ha presentato di fronte ad una numerosa platea. Non solo i ‘veterani’ del Cai, ma anche tanti, tantissimi giovani. Alla serata era presente anche l’assessore Antonio Rusconi: “70 anni sono un traguardo importante ed è una bellissima cosa iniziare a festeggiarli con uno di voi, un valmadrerese e un alpinista che ha contribuito con le sue imprese a far scoprire le nostre montagne, portando il nome di Valmadrera nel mondo”.
Se infatti la passione per la montagna nasce sulle impegnative pareti dei Corni e del Moregallo, Gianni con gli anni si è cimentato in diverse ascese tra le amate Dolomiti e il Monte Bianco. Ad alimentare la passione, gli amici di cordata, rimasti grandi amici nella vita: tra di essi il cosiddetto “Mucchio Selvaggio” (o “Gruppo dei Panda”), composto da Mosè Butti, Romano Corti, Gian Maria Mandelli, Elio Rusconi, Antonio Sacchi, Paolo Cesana, Felice Vassena e Franco Tessari, fratello di Giorgio. “Ci univa una forte passione, la voglia di arrampicare e di vivere avventure. Per me, come per loro, l’alpinismo esprimeva un ideale di libertà” ha raccontato Mandelli.
Sulle montagne di casa
Oltre a seguire i grandi itinerari delle Alpi gli alpinisti valmadreresi andavano alla ricerca di angoli non scoperti che davano però la possibilità di realizzare itinerari interessanti. Sulle ‘montagna di casa’ la firma di Gian Maria Mandelli è sulla famosa Crestina Osa sulla cresta sud-est del Moregallo, banco di prova per tanti aspiranti arrampicatori e uno degli itinerari più frequentati del gruppo Corni-Moregallo, ma anche vie sul Corno Birone e il Corno Orientale, e la poco battura nord del Moregallo.
Accanto all’attività alpinistica Gianni affianca ben presto quella di istruttore, che ancora oggi porta avanti nella scuola valmadrerese Attilio Piacco: “In tanti anni di insegnamento ho capito però una cosa fondamentale: l’alpinismo non si insegna, nasce con te. Al limite si possono insegnare le corrette tecniche, ma non la sua essenza”.
…e in Himalaya
Ricordata infine la spedizione himalayana del 1988, capitanata proprio da Gianni: i protagonisti sono tutti istruttori della scuola Piacco. L’obiettivo è la cima del Kedarnath Peak, raggiunto dopo l’apertura di una nuova via sulla parete sud, che porta il nome Valmadrera 88.
Una tappa di un lungo percorso
“Momenti davvero emozionanti, e che rimarranno sempre con me – ha commentato Mandelli – oggi ho una bella età e in tutta sincerità spero di poter continuare a fare alpinismo, considero questa dei 50 anni come una semplice tappa del mio percorso”. Al termine, prima dei ripetuti applausi, due ringraziamenti: “Agli amici di sempre e maestri d’alpinismo, e alla mia famiglia, che mi ha permesso di vivere le mie montagna”.