Camera di Commercio. Ambrogio Sala: “Giochini politici e poteri forti”

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Ambrogio Sala
Ambrogio Sala

LECCO – “Mi permetto di intervenire su quanto succede in Camera di Commercio non solo per dire come la penso, ma perché la “politica” ha ancora una volta perso l’occasione di non intervenire.

Sono stato Segretario Provinciale del PDS e DS in un’epoca dove i rapporti con le categorie economiche erano nulli. In Consiglio Comunale di Lecco si sparava a zero sui “poteri forti”. E, per poteri forti, tutti intendevano i costruttori ed il loro uomo simbolo, Vico Valassi.

Penso di essere stato il primo segretario della Sinistra ad avere avuto un contatto con il rappresentante dei poteri forti. Niente di speciale o di impegnativo. Essendo un laico su tutti i fronti non avevo problemi a parlargli. Per di più ero considerato un “socialdemocratico”. Eravamo negli anni ’80 quando il “craxismo” imperava ed i “diversi” erano ai margini.

Sono passati 30 anni ed il simbolo dei poteri forti è ancora lì.

Purtroppo quello che è accaduto con la sua rielezione è un “gioco politico piccolo piccolo”: si è tentata la rivincita sulla sconfitta elettorale al Comune di Lecco. Confindustria e Confcommercio avevano sostenuto, neppure troppo velatamente, uno dei loro uomini schierato con il centrodestra ed hanno perso. Tutti gli uomini delle categorie economiche o dei sindacati che si candidano, senza aver mai fatto politica, perdono. A Lecco c’è un esempio anche a sinistra.

Quindi, ora, continuare con i “giochini” (ricorso al Tar, dimissioni, ingiunzione a dimettersi) è la dimostrazione che è la gestione dei poteri forti che alle due maggiori organizzazioni imprenditoriali interessa. Altro che il territorio o l’apparato produttivo. Questo è quanto appare a me che faccio politica da oltre 40 anni.

Un altro errore appartiene al fronte opposto. La dichiarazione di sostegno del PD a Valassi, oltre a non servire a niente, ha rotto una tradizione di rispetto delle categorie economiche. Con il silenzio, forse un ruolo di cuscinetto, di mediazione si poteva giocare. Con quella presa di posizione non si può più. Perché giocare a “politicizzare” lo scontro? Per supportare i “cerchi magici” del PD lecchese? L’errore sta in una perdita di autonomia e di centralità.

Forse i vecchi ed i nuovi “trasformisti” (i deputati lecchesi del PD) hanno dimenticato di avere sostenuto “la conservazione” e non il cambiamento. Ed il cambiamento non passa nella guerra per i poteri forti.

Anche sul tema delle “vaste aree” (istituzioni che sostituiranno le vecchie province) che poteva essere un tema interessante, si è persa una occasione. Perché il quadro di discussione è stato esclusivamente “lecchese”, purtroppo la Brianza non è interessata ad andare con Sondrio o con Como.
Purtroppo, ancora una volta, la nostra provincia (o ex provincia) si è dimostrata quella che in realtà è: una “espressione geografica” e non una “comunità con una forte identità”.

Ambrogio Sala