LECCO – “Tra i molti spunti di riflessione offerti dalla tornata elettorale amministrativa, ce n’è uno sul quale mi pare valga la pena di soffermarsi, in quanto può rappresentare un elemento di grande novità rispetto agli esiti di precedente consultazioni, ossia la conferma della forza catalizzatrice delle civismo ma soprattutto la grande apertura, rispetto alla stantia logica di gestione partitica dei partiti politici tradizionali, dimostrata da Appello per Lecco.
Due le evidenze, su cui soffermarsi, la tenacia e la convinzione con cui Appello per Lecco porta avanti nei fatti il concetto di civismo, sono rappresentate dal neo Assessore Corrado Valsecchi che, ponendosi da prima in aspettativa per non dar luogo al ben che minimo dubbio rispetto alla sua posizione professionale rispetto ad un ruolo amministrativo all’interno del Comune e successivamente, dimettendosi come portavoce dell’associazione per fare posto a pensieri nuovi all’interno di Appello, ha dimostrato di capire molto bene quali sono le attese e le aspettative dei cittadini.
Certamente il tutto non finisce qui, ora vi è il lavoro di ammnistratore ma, un primo grande passo rispetto al passato è stato fatto assumendo da parte di Valsecchi, certe decisioni. Insomma, il neo Assessore ha con fermezza rinunciato alla moltitudine di ruoli tipici di altre correnti. L’antipolitica la si contrasta anche così e questo rappresenta a mio avviso, la risposta migliore, non solo alla perdita di consensi che si è celebrata ma soprattutto rappresenta una prima seria risposta verso il grande astensionismo che mai prima d’ora ha primeggiato nelle elezioni comunali nella città di Lecco.
Non è da poco questo perchè in questo modo si valida il civismo quale vera forza emergente della politica a livello locale.
Guardando oltre, si potrebbe dire che un passo avanti nelle liste civiche, va fatto anche prestando attenzione al concetto di trasversalità politica del civismo inteso come tale. Se si potessero sommare infatti i risultati ottenuti dalle varie civiche, operazione politicamente impropria, perché le liste si distribuiscono su diversi orientamenti, si arriverebbe ad un dato di gran lunga superiore a quello ottenuto dai 5 Stelle, movimento accreditato come catalizzatore di un sentimento antipolitico di carattere trasversale.
E’ necessario comunque, distinguere le liste «puramente» civiche dalle liste «sedicenti» civiche, che in realtà sono strettamente collegate ai partiti. Sta di fatto che, in tutti i casi l’aggettivo «civica» sembra intercettare una parte di elettorato che, pur essendo insoddisfatto della politica dei partiti, non ne è disgustato al punto tale da astenersi o votare per il Movimento 5 Stelle, confidando, tra l’altro, nell’affidabilità dei candidati che spesso accettano di mettersi in gioco per la prima volta o che, comunque, sono noti per capacità professionali o doti personali. Ritengo quindi, personalmente, che il civismo possa rappresentare una possibile soluzione alla crisi della politica sebbene molto, dipende dalle liste civiche stesse: se sapranno mantenere una propria originalità, pur affiancando i partiti, proponendosi come lievito nell’impasto privo di sapore della politica attuale. In questo caso, davvero il civismo potrebbe essere una via morbida verso l’auspicato rinnovamento della rappresentanza e il cambiamento della politica, quella politica non urlata ma fatta di contenuti, confronto, serietà, impegno e onestà. La politica locale, comunale, rappresenta, in questo contesto, il contenitore ideale per far crescere e sviluppare questa prima cellula vitale e fatta di rapporto diretto tra i cittadini che diventano anche amministatori del comune in cui si vive, si mette su famiglia e si lavora”.
Donato Ivano