Il senatore lecchese della Lega interviene sull’aumento dei prezzi dell’energia e le ripercussioni economiche
“I due miliardi messi nella legge di stabilità sono importanti ma non sufficienti, vanno triplicati”
LECCO -“Com’era prevedibile questa mattina dobbiamo fare i conti con i prezzi dell’energia alle stelle e con una quotazione esplosiva del gas su tutti i mercati europei. Sorprende, che a differenza di ciò che accade all’estero, nel nostro Paese non si parli abbastanza del caro energia che sta già avendo conseguenze devastanti sulla produzione industriale e che potrebbe averne di altrettanto drammatiche sull’occupazione e sull’innalzamento dei prezzi dei beni di consumo. La Lega lo ripete da settimane: la crisi era prevedibile ed è strutturale per una crescente domanda di gas a livello mondiale, a partire dalla Cina, e dunque servono interventi strutturali e più soldi in manovra per mitigare gli effetti del caro energia sulle bollette. I due miliardi che il Governo ha stanziato in legge di bilancio per contenere gli aumenti del primo trimestre del 2022 sono importanti ma decisamente insufficienti e devono essere almeno triplicati”.
A dichiararlo è il Senatore Paolo Arrigoni, responsabile Energia della Lega, che commenta il lunedì nero sul fronte del prezzo energia elettrica in Italia con la quotazione a 287,01 Euro/MWh che porta la media giornaliera di novembre a 224,41 Euro/MWh, superiore del 41% rispetto a quella di settembre (158,59 Euro/MWh) quando il Governo fu costretto ad intervenire con 3,5 miliardi.
“Dobbiamo renderci conto in fretta di ciò che accadrà se il peso di questa crisi energetica continuerà ad essere scaricato sulle spalle delle nostre imprese: basti considerare il valore di un’eventuale cassa integrazione per le aziende costrette a chiusura”, continua Arrigoni. “Se però il Governo italiano è intervenuto, cercando di affrontare il problema, l’Europa latita e non solo rimanda ogni decisione sul caro energia, ma la Commissione UE si permette di escludere dai finanziamenti delle infrastrutture strategiche il raddoppio del TAP – che avrebbe consentito di portare dai 10 miliardi di metri cubi attuali a 20 miliardi il gas importato in Italia – di fatto impedendo la diversificazione e la riduzione dei costi degli approvvigionamenti del gas. Una decisione inaccettabile visto la gravità della situazione e la necessità di interventi strutturali, che richiede una presa di posizione forte del nostro Paese”.