Anche Corrado Valsecchi risponde alla lettera di don Angelo Cupini e don Mario Proserpio
“Quale società vogliamo? Questa è la prima domanda che un amministratore deve porsi”
LECCO – Don Angelo Cupini e don Mario Proserpio, scrivono ai quattro candidati a sindaco di Lecco una lettera di riflessione con alcuni interrogativi (leggi qui). Dopo la risposta di Silvio Fumagalli del M5S (vedi qui) e Mauro Gattinoni (vedi qui), riceviamo e pubblichiamo la missiva di Corrado Valsecchi di Appello per Lecco.
“Ho visto che altri candidati hanno ritenuto opportuno rendere pubbliche le risposte in relazione alla lettera aperta di don Mario Proserpio e don Angelo Cupini – scrive Valsecchi – Pensavo che fossero loro, eventualmente, come destinatari delle nostre missive a rendere pubbliche le risposte se ritenevano opportuno socializzarle. Considerato che si é già pubblicato sui giornali le risposte di altri candidati invio per opportuna conoscenza quanto da me inoltrato all’attenzione di don Mario e don Angelo in data 28 agosto”.
LA RISPOSTA DI CORRADO VALSECCHI
“Cari don Mario e don Angelo,
Ho ricevuto la Vostra missiva e Vi ringrazio di cuore di avermi fatto partecipe dei Vostri interrogativi e delle Vostre inquietudini sul futuro della nostra città.
Intanto un sincero ringraziamento per aver riconosciuto la generosità di coloro che si impegnano per la cosiddetta ” cosa pubblica ” , indipendentemente dai partiti o dalle liste di riferimento. Una considerazione che apprezza la nostra scelta, l’impegno e la vocazione di contribuire al miglioramento della nostra comunità in maniera pressoché gratuita e senza ombra di dubbio per spirito di servizio. Non è scontato oggi, in un mondo dove l’antipolitica impera, trovare anche coloro che hanno piena consapevolezza, come Voi, del valore di queste nostre scelte personali.
Per quanto mi riguarda credo di aver sempre cercato di essere ” libero dall’esito” e spesso di esserci anche riuscito, cercando di migliorarmi, di essere in qualche modo utile agli altri, di avere sempre pensieri positivi.
Ho lavorato per 42 anni e 10 mesi nel privato, sono sposato da 39 anni e ho quattro figli e due nipoti i miei sforzi e le mie aspettative sono state tutte ampiamente ripagate, questa consapevolezza la ritrovi quando ti guardi indietro e ti chiedi cosa hai fatto per meritarti tanta fortuna ? . Forse proprio per il fatto che hai vissuto ” libero dall’esito ” e che hai fatto ciò che ritenevi giusto fare nel rispetto degli altri non curandoti tanto del risultato finale quanto dal percepito del tuo cuore. I risultati arrivano ed è giusto perseguirli se non sei in ansia da prestazione, se la tua volontà di raggiungere gli obiettivi non diventa una ossessione spasmodica alla ricerca del consenso. Non è più sufficiente fare le cose bene bisogna fare le cose giuste . Da Voi, mi permetto di dire ” preti di frontiera ” che stanno in prima linea, noi amministratori dobbiamo trarre insegnamento. Stare in campo vuol dire aver fatto una scelta non egoistica, occuparsi dei problemi della Comunità dagli ultimi ai più facoltosi cercando di creare un sodalizio che possa, in qualche modo, bilanciare le fortune e le avversità della vita.
Voi vi occupate della vita reale dai carcerati agli emarginati, dagli immigrati alle fragilità sociali; temi che un amministratore lungimirante non può ignorare, né sottovalutare . Che società abbiamo in mente? La prima domanda di un amministratore non può che essere questa ! Bisogna partire non già dalle cose, ma dagli esseri umani. Se un amministratore è portato solo alla realizzazione di Opere, seppur importanti, ma ha trascurato di dare ascolto alla richiesta di aiuto anche di una sola persona ha fallito nella sua missione. Sto parlando ovviamente di persone che hanno delle reali necessità e bisogni, non di quelle che vogliono il parcheggio riservato sotto casa . Oggi al mondo ci sono 7 miliardi e 600 milioni di persone , nel 2050 saremo 10 miliardi di persone.
Quale futuro ci aspetta se non una società cosmopolita che non ha bisogno di muri, ma di ponti. L’Europa è oggi un continente vecchio con 600 milioni di persone, non ho parlato di vecchio continente, ma di continente vecchio volutamente, dove le famiglie progressivamente hanno rinunciato a fare figli ad investire sul futuro. Quindi qual’è la prospettiva ? Sarà un declino inesorabile per gli autoctoni e la società nuova si formerà grazie alle contaminazioni etniche e culturali. Nel 1993 quando ho fondato con altri amici ( 12 persone di 10 diverse nazionalità ) Les Cultures a Lecco c’erano meno di 200 immigrati. Nella conferenza stampa di presentazione dell’associazione dissi che ” tra 20 anni a Lecco ci saranno almeno 5.000 immigrati ” . Considerazione che mando su tutte le furie i neo leghisti di allora che sostenevano che con loro al governo della cittá questo non sarebbe mai accaduto . Hanno governato quasi 20 anni e oggi la città ha oltre 5.000 immigrati residenti . La Storia non la fermi con gli slogan devi prepararti a governare i processi se non vuoi subirli, non bisogna vivere nell’eterna emergenza, ma pianificare politiche concrete e lungimiranti che guardino ad una società che sta cambiando e che non aspetta i tempi della politica urlata.
Volete sapere, cari Don Mario e Don Angelo, quale è stato il momento in cui mi sono sentito più felice da Amministratore in questi cinque anni ? Non quando ho aperto Piazza Affari o il parcheggio di via Grassi, ma quando ho lavorato assieme ai richiedenti asilo per la riqualificazione dello Stadio Cittadino ! Lì mi sono sentito veramente bene guardando negli occhi persone che lavoravano per un progetto, conoscendo persone che parlavano con occhi che avevano visto orrori che i nostri occhi non avrebbero visto mai, vedendoli felici di quello che stavano facendo per la nostra città sapendo che non ci sarebbe stata ricompensa certa. La società che immaginiamo come Amministratori è importante , dentro regole che tutti devono rispettare, ma con la convinzione di poter e saper gestire i processi sociali con il rispetto che é dovuto ad ogni essere umano.
Fare questi discorsi oggi rende chi fa politica impopolare e sta proprio qui il valore di essere ” liberi dall’esito” e cioè continuare a sostenere ciò che è giusto indipendentemente dal consenso effimero dell’oggi che verrà smentito dalla Storia domani .
I giovani rappresentano il futuro della nostra città è per questo che abbiamo puntato su di loro . Giovani immigrati come Johanna Caroline Worton ( australiana, Oceania ) , Galhena Dewage Dilshani ( Sri Lanka , India ), Da Costa Maria Claudia ( Brasile, America ) che con l’insegnante Schadrac Musoni ( Rwanda, Africa ) completano i rappresentati in lista di Appello per Lecco dei cinque continenti ( non ci siamo accontentati abbiamo chiesto la disponibilità ad entrare in lista anche di Singh Kalaljit un indiano che vive da noi da oltre 30 anni ma non ha mai rinunciato a esercitare la sua professione di ristoratore mantenendo inalterata la sua cultura e le sue origini a partire dal vestire ).
Ci siamo affidati ai giovani per rinverdire il nostro percorso civico introitando sensibilità nuove e moderne che inevitabilmente ci porteranno nel prossimo, immediato, futuro a cambiare gli stili di vita per salvaguardare noi stessi e il pianeta . La risposta che possiamo dare ai giovani è che essi stessi diventino protagonisti del proprio futuro iniziando un percorso che li porti anche a diventare amministratori della città . Per questo abbiamo voluto in lista diversi giovani lecchesi che sono nel mondo della scuola, dell’impresa, degli oratori e degli eventi artistici e musicali. Sono loro che faranno la differenza, loro che sapranno interpretare ed essere all’altezza del cambiamento. Agli amministratori più anziani può essere richiesto di far spazio e di creare spazi per i giovani, ma il destino della città sia chiaro sta principalmente nelle loro mani. Non c’è solo un problema di sostenibilità ambientale e della mobilità, occorre un grande sforzo di rigenerazione urbana che ci faccia recuperare superfici utilizzabili, bosco urbano e aree manifestazioni . Vi mandiamo a seguire il nostro programma con le sintesi dei punti principali.
Dopo dieci anni di leale collaborazione con un partito politico che riteniamo non abbia rispettato il patner civico nella fase preliminare della discussione pre-elettorale e non abbia rispettato i patti tra gentiluomini abbiamo deciso di lanciare una sfida autenticamente civica . Un partito che ha deciso di ” sparare ” contro la propria Amministrazione per bocca dell’esponente più importante e apicale con la ” tentazione di ri-partire da se ” , di credersi autosufficiente nelle decisioni e mortificare alleati storici, non ha lasciato alcun dubbio sulla nostra linea di condotta . Siamo rimasti esterrefatti da questo comportamento insensato di chi crede di poter trattare da “zerbini ” comunità politiche e persone che hanno creduto in un progetto che a nostro giudizio non era per niente terminato . Appello per Lecco è orgogliosa di quanto fatto in questi dieci anni! Si poteva fare di più ? Sicuramente . Ma si è fatto ciò che era possibile fare nelle condizioni date. Vi assicuro con tanto sacrificio. Non si doveva mettere la parola fine, bastava un grazie per coloro che avevano dedicato dieci anni della loro esistenza ad una causa . Invece sì è preferito cercare di fare tabula rasa, cosa per altro vedendo la composizione delle liste, dopo aver parlato di discontinuità e cambiare passo, sembrerebbe miseramente fallita . Allora ci chiediamo perché ? Perché dire che non ci sono stati risultati, perché dire che gli assessori uscenti non avrebbero avuto il diritto di ripresentarsi o potersi candidare a Sindaco? Non stiamo partendo da zero, abbiamo svolto un grande lavoro di squadra. Il futuro sarà migliore grazie anche al lavoro svolto in questi dieci anni . E coloro che riceveranno la nostra eredità chiunque siano avranno un compito più facile del nostro che ha dovuto mettere mano ad un indebitamento mostruoso e a completare opere e progetti incompiuti .
La ricchezza del volontariato, l’abnegazione di sodalizi e singole persone sono ciò che ci deve rendere orgogliosi di appartenere ad una comunità come la nostra . Certo occorre maggiore reciprocità, più capacità di far rete e l’amministrazione comunale dovrebbe essere una cabina di regia discreta e neutra che favorisce l’incontro tra comunità associative impegnandole su un fronte organizzato e solidale, indicando le necessità di intervento più necessarie e critiche. Valorizzando il regolamento dei beni comuni che ha consentito di tracciare nuovi percorsi di collaborazione tra l’ amministrazione comunale e i privati realizzando decine di interventi ed opere significative per la nostra città: dai restauri alla cura del verde, dagli interventi sul patrimonio pubblico alla fornitura di beni.
La fase pre-politica rappresentata dal volontariato e dalla cittadinanza attiva è l’esaltazione del civismo, la capacità di offrire risposte ai bisogni, alle esigenze e alle aspettative dei cittadini in tutti i campi da quello delle fragilità a quello sanitario, da quello culturale a quello sportivo sono gli ingredienti che consentono di misurare la maturità di una comunità che non si vuole rassegnare e che intende affermarsi come modello di convivenza civile e di eccellenza sociale.
Bisogna promuovere esattamente come state facendo Voi il dialogo e il confronto con e tra le comunità religiose. Ho passato la vita ad incontrare le diverse religioni attraverso i suoi protagonisti fossero essi “chierichetti” o ” officianti “. Già negli anni “90 con Les Cultures questo è sempre stato un tema a me caro . Girando per mezzo mondo mi sono reso conto che grande parte dei Paesi è rispettosa della libertà religiosa e ha bandito fanatismi e isterismi . Lecco su questo fronte deve saper fare di più . Il razzismo religioso è la maschera della paura e va debellato . Ognuno deve poter praticare e coltivare la propria fede nel rispetto e nella reciprocità di poter pregare in luoghi adeguati, idonei e sicuri. L’amministrazione comunale deve favorire questo processo di integrazione dei diversi culti religiosi escludendo discriminazioni che non hanno più motivo di esistere, deve consentire alle comunità religiose in uno spirito ecumenico di potersi trovare e confrontare , di parlare con le autorità religiose e di consentire loro di poter disporre di spazi e luoghi di culto ( anche aiutandoli ad identificarli ) dove esercitare la loro vocazione e missione. Se sapremo far questo, rimuovendo pretestuose polemiche, sono certo, avremo fatto passi in avanti e potremo affermarci come una comunità migliore.
RingraziandoVi ancora per le vostre preziose e sempre acute sollecitazioni vi invio le mie più sentite cordialità .
Corrado