In una lettera i lavoratori dei locali del centro replicano al consigliere di sinistra
“Minimizzare e addirittura ridicolizzare le nostre preoccupazioni è aberrante”
LECCO – A qualche giorno dall’approvazione del regolamento sull’occupazione del suolo pubblico, continua a creare discussione il dibattito sulla questione.
Ad accendere gli animi sono ora le parole del consigliere comunale Alberto Anghileri che durante la seduta in municipio era intervenuto a gamba tesa (vedi articolo) sull’iniziativa dei dipendenti dei pubblici esercizi delle piazze, che avevano diffuso una lettera aperta sul tema all’amministrazione comunale (qui l’articolo).
Dichiarazioni a cui gli stessi lavoratori hanno deciso di rispondere con una nuova lettera rivolta al consigliere di sinistra:
“Buongiorno, abbiamo letto con amarezza le considerazioni del consigliere comunale Alberto Anghileri (Con la Sinistra Cambia Lecco) che durante il dibattito in merito al nuovo regolamento sull’occupazione del suolo pubblico ha espressamente dichiarato di ‘morir dal ridere’ sulla possibilità che noi dipendenti di bar e ristoranti rischiamo di perdere il nostro posto di lavoro a causa della riduzione dei tavolini in piazza, ad effetto del regolamento ormai approvato dal Comune.
Parole che fanno rabbia soprattutto se dette da un ex sindacalista, come lo stesso Anghileri ha ricordato d’essere facendo riferimento al suo precedente impegno nel sindacato. Minimizzare e addirittura ridicolizzare le nostre preoccupazioni è qualcosa di aberrante e di irrispettoso per tutti i lavoratori del settore. Lo terremo ben presente alle prossime votazioni.
Altro che ‘uso strumentale’ di noi lavoratori. Caro Sig. Anghileri, i tavolini sono uno strumento di lavoro per le attività dove prestiamo servizio, ridurne la presenza anche in numeri ridotti significa portare una riduzione di clienti da servire e dunque di fabbisogno di personale per i locali. Una questione che è stata evidentemente non compresa né da lei né dall’amministrazione comunale che sostiene”.
Nicoletta Bonacina, a nome dei lavoratori firmatari della petizione