Ospedale di Merate, i sindaci: “Servono garanzie. Finora più chiusure che investimenti”

Tempo di lettura: 4 minuti

La nota dei sindaci del Meratese e del Casatese dopo l’incontro di ieri con i vertici di Asst Lecco

Richiesto anche un confronto con i consiglieri regionali

MERATE – Un certo scetticismo di fronte alle continue rassicurazioni sul futuro del Mandic e la presa d’atto di una “debolezza delle scelte strategiche generali” e “dell’inefficacia nell’affrontare alcuni nodi specifici e settoriali”. E’ quanto pensano i sindaci del Meratese e del Casatese che ieri, martedì 3 ottobre, hanno incontrato i vertici di Asst Lecco durante l’assemblea dei sindaci del Distretto sociosanitario.

All’incontro erano presenti quasi tutti i primi cittadini dei 24 Comuni dell’Ambito, fortemente preoccupati dalle ultime notizie che registrano una costante emorragia di personale dagli ospedali lecchesi, in primis dal San Leopoldo Mandic di Merate.

Una “fuga” di cui hanno chiesto conto al direttore generale Paolo Favini, presente al faccia a faccia insieme al direttore sociosanitario Enrico Frisone e al responsabile del distretto i Merate Daniele Coppola.

Paolo Favini Asst Lecco
Paolo Favini

Rispondendo alle sollecitazioni dei sindaci, Favini ha sottolineato come non vi siano novità rispetto alle prospettive di riapertura del reparto di Psichiatria dell’ospedale Mandic, né rispetto alla riorganizzazione della rete territoriale dei servizi psichiatrici, a causa della persistente mancanza di personale medico rispetto agli organici stabiliti. Il dg ha aggiunto che Asst prosegue nell’attivazione di canali di ricerca di personale, che però sinora non hanno dato esiti positivi.

Favini ha evidenziato come il Mandic soffra, come da scenario nazionale e regionale, della difficoltà a reperire alcune figure professionali: anzitutto il personale infermieristico, riguardo al personale medico soprattutto urgentisti, anestesisti e – come detto – psichiatri. Dovendo così far ricorso a personale fornito da società esterne per assicurare alcuni servizi fondamentali (pronto soccorso, operatività delle sale operatorie).

Quanto alle dimissioni dei primari Tiziana dell’Anna (Ginecologia) e Antonio Rocca (Ortopedia) il direttore generale ha imputato le motivazioni a scelte personali e professionali, di cui l’azienda ha preso atto. Ha altresì spiegato che “per quanto riguarda il futuro dell’Ortopedia, si procederà all’individuazione di un nuovo primario, ma l’operatività del reparto non risulta compromessa”.

Per quanto riguarda invece il reparto di Ginecologia e Ostetricia, il riferimento a cui si fa menzione anche nel comunicato diffuso dai presidenti della Conferenza dei sindaci del Meratese Fabio Vergani e del Casatese Ave Crimella e sottoscritto dal presidente dell’Ambito Paolo Brivio, è quello ai dati del Punto nascite di Merate, “sempre più lontani dal raggiungere le soglie minime stabilite a livello nazionale (500 parti all’anno) per assicurare il mantenimento dell’apertura. Il suo futuro  verrà decretato dai competenti organismi regionali”.

Favini ha poi confermato, così come riportato nel comunicato diffuso dai sindaci, “la volontà di investire sul futuro del Mandic, respingendo i circolanti timori di smantellamento, e tanto meno le prospettive di chiusura”, parlando però della necessità di “cambiare pelle”:  “I mutamenti di contesto (relativi ai bisogni di cura espressi dal territorio, ai trend demografici, all’offerta sanitaria che si articola nei territori limitrofi) impongono però un cambiamento dell’identità e dell’organizzazione dell’ospedale e dei suoi servizi, per evitare che Merate – ospedale spoke – rischi di configurarsi come la brutta copia, in piccolo, degli ospedali hub. Per questo motivo, l’azienda conferma la volontà di continuare a investire in alcuni settori (tra questi, Pneuomologia, Medicina generale e geriatrica, Dipartimento fragilità e cure palliative), per conferire identità specifica, riconoscibile e attrattiva all’ospedale meratese”.

Rassicurazioni che non hanno però messo a tacere i dubbi dei sindaci che, al di là delle proprie appartenenze politiche, hanno rappresentato il profondo smarrimento che, riguardo alle sorti del Mandic, avvertono tra i concittadini. “Pur condividendo la prospettiva di un cambiamento dell’identità e dell’organizzazione dell’ospedale, abbiamo evidenziato che tale cambiamento, sinora, si è manifestato più sul fronte delle chiusure, delle esternalizzazioni, del depauperamento di professionalità e competenze, dell’insopportabile allungamento di liste d’attesa e tempi di erogazione dei servizi, che sul versante di apprezzabili investimenti e di un’evidente valorizzazione dei punti di forza della struttura, a cominciare dal suo capitale umano e professionale” hanno messo nero su bianco i sindaci.
“In parte ciò può essere dovuto a difetti di comunicazione, ma a nostro parere si stanno manifestando anche la debolezza delle scelte strategiche generali e l’inefficacia nell’affrontare alcuni nodi specifici e settoriali” hanno aggiunto.

Tra le questioni rispetto alle quali occorre cambiare passo, i primi cittadini hanno evidenziato anche l’integrazione socio-sanitaria, il cui rafforzamento andrà sviluppato attorno a una organizzazione e gestione più condivisa con i Comuni e con l’Ambito sociale, già nel presente, e soprattutto in futuro, delle nuove strutture della sanità territoriale (Case della comunità, Ospedale di comunità).

Il presidente Brivio ha confermato la volontà di dare continuità al confronto tra sindaci e vertici dell’azienda nell’assemblea di Distretto Asst. Mossi dalle forti preoccupazioni relative al futuro del Mandic, i presidenti delle Conferenze dei sindaci Meratese e Casatese, Fabio Vergani (sindaco di Imbersago) e Ave Pirovano (sindaca di Cremella) hanno convenuto, insieme al presidente Brivio, di invitare i consiglieri regionali della provincia di Lecco a un confronto, da tenersi nelle prossime settimane, sulle sorti dell’ospedale e sulle prospettive dell’offerta sanitaria territoriale, nella convinzione che i livelli politici superiori debbano essere coinvolti in una discussione cruciale per le sorti del welfare locale.