LECCO – “Condivido la proposta approvata dalla Direzione Nazionale di lunedì scorso di richiedere la convocazione dell’Assemblea Nazionale che domenica deciderà se e come avviare il congresso nazionale del Partito Democratico. Penso inoltre che si debbano usare le stesse regole, con le due fasi, la prima interna con il voto degli iscritti e poi le primarie aperte a tutti gli elettori del PD, già sperimentate con successo nel 2013”. Così Giovanni Fornoni, segretario del PD Città di Lecco, commenta la fase turbolenta che sta vivendo il PD a livello nazionale in vista dell’assemblea nazionale di domenica 19 febbraio.
“Spero che si riesca a restare uniti e a evitare ventilate scissioni – aggiunge – perché il nostro compito è pensare al futuro dell’Italia, non possiamo dividerci sui tempi o sulle regole del congresso. Anche gli iscritti e la base del PD proprio non capirebbero per non parlare degli elettori; Il PD compie dieci anni di vita ed è stata e continua ad essere la più importante innovazione politica del terzo millennio: il congresso deve servire a rimettere a punto una proposta politica forte, condivisa, aggiornata in grado di dare risposte ai problemi dell’Italia con la definizione di una leadership chiara, forte ed al tempo stesso pienamente rappresentativa della base”.
“Dal canto mio ho sostenuto l’azione riformatrice del Governo Renzi e sosterrò ancora la sua candidatura a Segretario Nazionale. Certo si sono commessi errori e alcuni aspetti importanti devono essere migliorarti. Alcune delle principali riforme sono state percepite sia a livello di opinione pubblica, che da molti settori direttamente coinvolti (si pensi alla Buona Scuola, alla Riforma della Pubblica Amministrazione) come calate dall’alto, mentre io credo – prosegue – che per il futuro sia necessario un metodo diverso per ottenere processi di condivisione e collaborazione condivisi capaci di ottenere poi migliori risultati; poi serve anche un di più di partecipazione ed ascolto all’interno del partito, nei rapporti con le minoranze e in generale con la sua base. Infine non bisogna sottovalutare l’importanza del confronto costruttivo con le parti sociali e più in generale con la società civile organizzata o meno; è evidente, ed il Referendum del 4 dicembre ne è una prova incontrovertibile, una difficoltà crescente di rapporto con ampi strati sociali (si pensi ad esempio al voto contrario dei giovani) acuito dalla crisi sociale più acuta in alcune zone del paese come molte regioni del Sud: questo è un gap che ci deve interrogare e richiede un approccio innovativo contro ogni forma di demagogia e di populismo. Anche su questo il dibattito congressuale può e deve essere utile a rimettere a punto una linea chiara ed efficace ad affrontare i gravi problemi della società italiana, con il PD come motore centrale di una nuova alleanza per il Governo virtuoso dell’Italia”.