Green News. Ecco come si forma e come nasce la neve

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RUBRICA – Questo inverno la neve, seppur in ritardo, ha finalmente imbiancato le piste da sci e le cime delle nostre montagne, talvolta arrivando anche a basse quote. Questo elemento naturale, che regala alle nostre città e ai nostri paesi un pizzico di magia e incanta i paesaggi montani, è il risultato di un interessante processo naturale che verrà descritto in questo articolo.

La presenza di forte umidità nell’atmosfera non è la sola condizione sufficiente a far si che le nuvole prendano forma. Nell’aria devono essere presenti anche dei nuclei di condensazione (polveri) che permettano al vapore acqueo disperso di cominciare ad aggregarsi sulla propria superficie, formando le prime goccioline d’acqua (circa 20 millesimi di millimetro di diametro). In seguito, queste microgoccioline, scontrandosi tra di loro a causa delle turbolenze dell’aria, si mischieranno diventando sempre più grosse, finché il loro peso sarà tale da farle cadere verso terra, generando così la pioggia. I nuclei di condensazione possono essere costituiti da particelle saline derivate dall’evaporazione dei mari, da particelle minerali di origine vulcanica (come le ceneri) e anche da residui industriali e antropici. Ad esempio, il vapore acqueo presente nell’atmosfera si condensa anche attorno ai gas di scarico dei motori degli aerei, che apportano in atmosfera una grande quantità di nuclei di condensazione, in questo modo si forma la caratteristica scia biancastra che possiamo frequentemente scorgere in cielo.

Analogamente a quanto descritto per la pioggia, per la genesi della neve è necessaria la presenza in atmosfera di nuclei di congelamento. Questi nuclei sono piccole particelle di polvere con una struttura simile a quella del ghiaccio, che facilitano la formazione dei cristalli di ghiaccio a temperature relativamente più alte (da -12°C). In assenza di questi nuclei, una goccia d’acqua pura non potrebbe che congelare ad almeno – 41°C, rendendo le nevicate alla nostre latitudini piuttosto rare. Un germe di ghiaccio ha sempre struttura esagonale (dovuta alle caratteristiche chimiche intrinseche della molecola dell’acqua). Dalla forma di base, a seconda delle condizioni di temperatura e umidità, il cristallo di neve si accresce in infinite varietà di forme, ma conservando sempre sei ramificazioni o sei lati.

Come per le gocce di pioggia, anche il cristallo di neve si accresce e aumenta di peso finché cade verso il suolo, incontrando altre condizioni climatiche e subendo trasformazioni per l’effetto del vento e della temperatura. La neve pallottolare o gli aghi di ghiaccio, che a volte cadono dal cielo, derivano da modifiche secondarie dell’originario cristallo, quali fusione e ricongelamento, rottura etc…

Ad ogni precipitazione nevosa si deposita al suolo uno strato più o meno spesso di neve, e, anche qui, i grani, subiscono ulteriori trasformazioni (cosiddetti metamorfismi) a seconda dei parametri climatici a cui sono sottoposti. Riportiamo, a titolo di esempio, una foto che ritrae dei cristalli di brina superficiale, che si generano in condizioni di tempo sereno e freddo. Descriveremo tali processi in un successivo articolo, tuttavia occorre ricordare che le trasformazioni della copertura nevosa sono di fondamentale importanza per i tecnici ARPA al fine di redigere il bollettino Neve e Valanghe regionale, essenziale strumento di informazione che permette di valutare in anticipo le condizioni del manto nevoso e quindi preparare adeguatamente la propria escursione in ambiente innevato.

Dottor Federico Pagani
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