Più volte, in questa rubrica, abbiamo discusso su quanto sia importante creare delle proprie buone abitudini (sportive) allo scopo di riuscire ad ottenere performance atletiche ideali. Il principio di base è un’equazione piuttosto chiara. Noi ci comportiamo (e muoviamo) a seconda di quello che pensiamo: possiamo essere più o meno fluidi, più o meno a nostro agio, più o meno concentrati e così via. Soprattutto, possiamo essere allenati e tecnicamente preparati ma, se poi quando scendiamo in campo il nostro pensiero si direziona verso stimoli errati o negativi, è possibile “perdere” le proprie qualità di base: un vero peccato, a maggior ragione quando si ha lavorato duro nel tempo.
Va però subito chiarito un aspetto: così come con il mio pensiero negativo posso condizionare (al ribasso) le mie percezioni corporee (che di partenza possono essere neutre/positive), è altrettanto vero che siano modificabili anche i pensieri stessi, facendo proprio leva sulle buone sensazioni. Facciamo un esempio: dopo mesi e mesi passati a far fondo in preparazione della maratona, dopo aver imparato a memoria i propri minuti per chilometro, ecco che il giorno della gara, poco prima di partire la mente decide di fare un viaggio imprevisto: ci si guarda intorno, si sente la tensione, si pensa che non si è pronti per una competizione del genere, che non si possa aspirare a fare bene, che non possiamo giocarcela e non è il caso di illudersi. Bene, a mio parere è quello il momento in cui possiamo trovare la differenza fra l’atleta che lascia il suo destino al caso e quello che invece è allenato mentalmente, lo vediamo semplicemente da quello che… fa. Quando succede una cosa del genere ci possono essere diverse strategie, come in questo caso: “mi proietto subito sui miei muscoli e mi dico: guarda guarda, sono proprio qua, quelli di ieri, quelli che ieri hanno scalato il Barro come se fosse una passeggiata di salute. E poi li sento per davvero, li sento spingere, sento che sono tonici! A volte mi do anche dello “stupido”, (NB. sebbene uno dei vecchi dogmi della psicologia dello sport dica di non farlo. Il linguaggio interiore non va sottovalutato e di norma deve essere positivo), ma lo faccio in maniera gentile, quella che piace a me e che so fare bene, quella che mi fa capire che devo darmi fiducia. Così facendo sento di poter riprendere a respirare sereno”
Arrivare ad una autoconsapelovezza del genere richiede tempo ed applicazione. Se utilizzata in maniera sistematica ecco che assistiamo alla creazione di una routine pre-gara. Proveremo a sviscerare l’argomento nei prossimi articoli allo scopo di comprendere come sia possibile comprendere quale possa essere il proprio “schema” di riferimento, quale sia la routine più indicata in base alle proprie caratteristiche poiché ogni individuo è unico ed è necessario valorizzare le proprie peculiarità.
Ecco quindi un primo esercizio per porre le basi della propria routine. Consiste nel conoscere il proprio funzionamento su due assi principali:
1) quello dell’intensità (bassa o elevata)
2) quello del focus (interno o esterno)
Il compito è quello di auto-osservarsi e stabilire in quali condizioni si riesca a performare meglio: considerando il primo asse (intensità) dovete comprendere a che livello funzionate meglio: quando sentite di impiegare tutte le vostre energie? Quando cercate di controllarle o limitarle per poi tirarle fuori a fine gara nel momento che conta? Oppure mantenendo un livello costante e armonico? Pensateci e valutate correttamente, senza filtri, il vostro modo di essere (non c’è un punteggio, qualsiasi risposta è ok).
Il secondo elemento (focus) considera invece la direzione della vostra attenzione quando riuscite a performare al top: Siete attenti solo ai vostri pensieri e non volete sentire nessuno? Oppure preferite ascoltare il mondo intorno a voi? Magari invece trovate conveniente focalizzarvi su un elemento singolo (come un componente dell’attrezzatura tecnica) in maniera ripetuta e ossessiva?
Scoprite le vostre predilezioni, nel prossimo articolo decideremo come comportarci a riguardo!
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Dott. Mauro Lucchetta – Psicologo dello Sport
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