Quando si parla di Psicologia dello Sport spesso si finisce a concentrarsi su elementi come le sensazioni, i pensieri e emozioni… il misticismo! :-)… e ci si dimentica che molto spesso per far leva sulla propria “psicologia sportiva” bisogna darsi da fare su attività concrete, come il gesto atletico oppure aspetti come l’attenzione in campo, cosa fare per imparare a governarla. Tutto ciò non è altro che pratica, azioni da svolgere in allenamento e in gara.
Una di queste attività è la definizione degli obiettivi. A qualsiasi livello, un atleta che vuole mantenere focalizzata la propria concentrazione nel tempo, deve assolutamente fissare degli obiettivi prestazionali.
All’atto pratico si tratta di sedersi attorno ad un tavolo, con carta e penna, per chiedersi “quali sono i miei obiettivi di questa stagione? Quelli di questo mese? E quelli del prossimo allenamento?”
E’ un momento importante per uno sportivo, apparentemente è un’azione banale, in realtà può diventare un contratto vero e proprio, con se stessi, nel momento in cui la disposizione preveda un impegno significativo. Il pensiero resterà fermo sulla decisione presa e si attiverà per trovare le soluzioni necessarie a raggiungerla.
Definire gli obiettivi non è facile. Il suggerimento è che ciò venga fatto con allenatori e preparatori, poichè spesso l’alteta tende a sottostimare o sopravvalutare le proprie capacità. Secondo alcuni autori (Locke e Latham) più l’obiettivo è “alto” più la prestazione migliora, ma un’attenta analisi della realtà ci fa capire che nella maggior parte dei casi l’obiettivo (task) deve corrispondere alla percezione delle proprie risorse per raggiungerlo (skills) altrimenti abbandoneremo il compito troppo facilmente, vittime della frustrazione.
Un ulteriore suggerimento è quello di stabilire obiettivi che non siano risultati delle competizioni perchè questo può determinare facili entusiasmi, ma anche depressioni fulminanti. Il risultato non sempre può dipendere solo dalle proprie capacità e pertanto rappresenta un parametro instabile e non corretto per valutare (nell’insieme) i propri miglioramenti.
Come accennato poco sopra gli obiettivi vanno suddivisi nel breve, medio e lungo termine. Questa distinzione può essere utile soprattutto quando è l’allenatore stesso che li propone: pensarli, condividerli, scriverli è sicuramente un impegno laborioso, ma agevola la pianificazione e fornisce uno schema di riferimento per capire la situazione nell’arco della stagione. Non ultimo, negli sport di squadra, è fondamentale personalizzare gli obiettivi per ogni atleta del team: esistono sicuramente quelli condivisi, il “Nostro Scopo”, ma più un obbiettivo è specifico e “su misura”, più lo sportivo si sente coinvolto nel “Suo” progetto.
Dott. Mauro Lucchetta
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