LECCO – Non potrebbe festeggiare meglio i propri traguardi, la neonata struttura di Cardiochirurgia dell’Ospedale Manzoni di Lecco: più di mille interventi eseguiti a due anni e mezzo dalla sua istituzione, nel dicembre del 2009, e un nuovo brillante primario, il dott. Francesco Cantù, giunto a Lecco da una precedente esperienza agli Ospedali Riuniti di Bergamo.
“Il dott. Cantù è tra i giovani cardiologi italiani più promettenti in campo aritmologico – lo ha definito così, il direttore della struttura ospedaliera lecchese, Mauro Lovisari – Era già nostro consulente durante la sua permanenza all’ospedale di Bergamo, e la sua fama internazionale come ricercatore, insieme alla sua capacità di lavorare in campo aritmologico pediatrico, ci ha indotto a fare la scelta su di lui”.
In effetti, il 40enne medico milanese ha già una corposa attività clinica alle spalle: per quattro anni ha infatti operato presso la Cardiologia del Policlinico San Matteo di Pavia, città nella quale si è laureato a pieni voti, dopodiché si è trasferito ai Riuniti di Bergamo, dove è stato nominato responsabile dell’Unità di Elettrofisiologia e Elettrostimolazione Cardiaca.
Inoltre, come anticipato dal direttore Lovisari, il dott. Cantù è anche conosciuto come eccelso ricercatore scientifico, ed è di sua invenzione l’ultimo degli importanti strumenti tecnologici in dotazione al Manzoni: si tratta di un sistema di navigazione che permetterà ai medici di essere guidati durante il posizionamento dei defibrillatori ventricolari, nel cuore dei pazienti affetti da aritmie cardiache. “Il defibrillatore – ha spiegato il dott. Cantù – è un device completamente impiantabile, capace di interrompere aritmie maligne, che potrebbero comportare un arresto cardiaco. I defibrillatori biventricolari, di ultima generazione, sono anche in grado di ripristinare la corretta sincronia tra le parti del cuore. Ma un 30% dei pazienti non ha potuto beneficiare della terapia, in parte a causa di una posizione non ottimale dei fili del defibrillatore. Questi ultimi attualmente vengono posizionati in modo anatomico dal medico ma, la possibilità che l’operatore possa essere guidato durante l’ intervento da uno strumento tecnologico, permetterà di migliorare l’impianto, realizzandolo in modo più mirato alla patologia”.
La nuova tecnica verrà sperimentata su alcuni pazienti già nella giornata di domani, per la prima volta al mondo, proprio all’ospedale Manzoni, e verrà presentata ufficialmente in occasione del Congresso mondiale di Aritmologia, che si terrà a Boston nel prossimo maggio : “E’ un orgoglio non indifferente per questa struttura ospedaliera e per questo direttore, una soddisfazione che non c’è mai stata in passato” ha dichiarato Lovisari.
Il progetto è stato sviluppato grazie alla partnership con l’industria Medtronic, la multinazionale americana impegnata nel campo delle tecnologie sanitarie e creatrice del rinomato pacemaker. Martedì mattina, nella conferenza stampa indetta dall’azienda ospedaliera lecchese, era presente l’amministratore delegato di Medtronic Italia, Luciano Frattini: “Lo sviluppo tecnologico necessita di forti investimenti, ma anche di grande collaborazione con il personale medico, che è in grado di rendere evidenti le problematiche da risolvere, e di testare i nuovi strumenti. Per questo occorre lavorare con il medico giusto, e siamo fiduciosi che il dott. Cantù sia in grado di affinare questa nuova tecnologia”.
Anche il direttore Lovisari ha ribadito l’importanza di questa collaborazione: “Il connubio tra università, industria e azienda ospedaliera, è quello che ci porterà al successo finale. Sono convito che le nuove soluzioni permetteranno di ottenere meno affluenza negli ospedali, maggiore benessere per il paziente e il salvataggio di molte vite umane”.
“La nostra collaborazione con la Medtronic – ha spiegato il direttore del Dipartimento Cardivascolare del Manzoni, il dott. Amando Gamba – ci ha reso inoltre centro di riferimento europeo per una particolare valvola cardiaca prodotta dall’azienda. Grande è anche la soddisfazione per i mille interventi realizzati dalla nascita della struttura di cardiochirurgia; ciò ha dimostrato quanto si fosse sottovalutata, in partenza, la necessità di un reparto simile nel nostro ospedale”.