LECCO – Alleata di oncologia e chirurgia, la radioterapia si è guadagnata nei decenni un posto di primo piano nella lotta al cancro, spesso divenendo cura esclusiva e sostitutiva dell’intervento in sala operatoria. Anche l’ospedale di Lecco ha la sua eccellenza in questa branca della medicina, rappresentando un punto di riferimento per il territorio.
A farci da guida nel reparto è il primario della Radioterapia del Manzoni, il dott. Franco Placa, ospite della rubrica ‘Day Hospital’ che Lecco Notizie dedica al mondo della sanità lecchese.
Prevalentemente ad uso oncologico, la radioterapia assume ruoli differenti a seconda del tumore da affrontare e della relativa terapia:
“Più comune è il suo uso post-operatorio – spiega il dott. Placa – per ridurre il rischio di recidiva locale del tumore; è il caso del carcinoma della mammella, uno dei tumori che più frequentemente trattiamo e per il quale ogni anno registriamo circa 350 pazienti”.
Una cura aggiuntiva all’intervento, come spiega lo stesso primario, che può essere avviata anche prima dell’operazione per rendere quest’ultima più efficace. Ciò avviene anche per i tumori del retto ed è spesso affiancata dalla chemioterapia.
“La radioterapia può però essere cura unica, radicale – sottolinea il dott. Placa – soprattutto se parliamo di brachiradioterapia, ovvero quel tipo di radioterapia che irradia l’organo da curare attraverso la pelle o le mucose raggiungibili dall’esterno. Una cura definitiva ed efficace per alcuni tumori genitali e per quelli della prostata se trattati precocemente”.
La brachiradioterapia, per la quale l’ospedale Manzoni è uno dei centri di riferimento in Lombardia con 250 interventi l’anno, è una delle tecniche più apprezzate in campo oncologico:
“Si tratta di una radioterapia molto selettiva – prosegue il primario – che permette di dare la dose necessaria di radioattività all’area tumorale, coinvolgendo in modo assolutamente trascurabile le zone adiacenti”.
Una possibilità che viene meno invece con la radioterapia esterna, il metodo più comunemente utilizzato a margine di un intervento operatorio, in particolare per il cancro alla mammella, i tumori dell’apparato otorinolaringoiatrico, dell’encefalo e dell’apparto digerente. “E’ un’irradiazione estesa quella che vado compiere, ma in certi casi è insostituibile. In altri invece è possibile eseguire l’IGRT, una radioterapia guidata dalle immagini, con una TAC iniziale e la localizzazione specifica dell’area da irradiare, riducendone gli effetti agli organi vicini”.
Infine, la radioterapia può avere anche un uso palliativo: “In questo caso – spiega il medico – non si avrà lo scopo di ridurre il rischio di recidiva di un tumore o di un controllo di lungo periodo sulla malattia, la radioattività viene utilizzata per migliorare o eliminare alcuni sintomi della patologia come il dolore non controllato dai farmaci, la difficoltà respiratoria, il sanguinamento. Un uso frequente anche per quest’ambito d’impiego, con pazienti regolarmente in cura anche nel nostro ospedale”.
Cinque medici affiancano il primario in reparto: i dott.ri Romerai D’Amico, Simona Sacco, Alessandra Vola, Caterina Fardella e l’ex direttore del reparto dott. Alessandro Colombo.