In pochi all’assemblea pubblica organizzata dal comune per spiegare il forte impatto del cantiere sui cittadini
Un’opera a metà, ma il rischio è di perdere i finanziamenti e mettere definitivamente una pietra tombale sul Lotto San Gerolamo
CALOLZIOCORTE – Dopo quelle espresse dai cittadini di Chiuso, tante perplessità sulle tre ipotesi progettuali per il lotto San Gerolamo della Lecco-Bergamo anche da parte dei cittadini di Calolziocorte, almeno per quei pochi che sono intervenuti all’assemblea pubblica organizzata venerdì sera all’oratorio di Sala (presenti tutti i consiglieri di minoranza, insieme ad alcuni di maggioranza).
Il sindaco Marco Ghezzi ha spiegato l’iter che seguirà l’opera nelle prossime settimane, con il commissario che dovrà decidere tra una delle tre ipotesi formulate (già presentate nell’incontro pubblico di Chiuso) per collegare il rione lecchese di Chiuso con lo svincolo di via Sassi al Lavello.
“Tutte le soluzioni sono impattanti per la vita quotidiana dei cittadini e i lavori potrebbero causare problemi – ha detto il sindaco -. L’area più critica è di circa 100/150 metri, ma si interseca col tessuto urbano e quindi è molto impattante. Ogni soluzione presenta problematiche diverse e tutte coinvolgono persone. Proprio per questo il comune dovrà diventare il supporto per i cittadini che avranno rapporti con Anas”.
Sintetizzando, il problema riguarda il tratto a valle di corso Dante, il cui sottofondo presenta depositi lacustri che necessitano di opere di consolidamento dall’alto: “Chi abita a monte di corso Dante non si accorgerà nemmeno dell’opera, il problema è a valle, dove la particolare tecnica di consolidamento richiede di eliminare tutto ciò che sta sopra al tracciato e dà fastidio”.
La tecnica di consolidamento dall’alto verrebbe utilizzata nella prima e nella terza ipotesi: la prima ricalca sostanzialmente il progetto originario, la terza compie un arco più alto per scendere dritta da via Galli. Nel primo caso, per consentire i lavori sono previsti espropri, spostamenti temporanei di persone e abbattimenti: “In realtà più della metà delle strutture coinvolte sono vecchie fabbriche già abbandonate, forse sarà coinvolta una abitazione, ma ci sono edifici che possono avere problemi”.
La terza ipotesi, tecnicamente uguale alla prima, avrebbe il vantaggio di evitare demolizioni, espropri e trasferimenti temporanei, ma comporterebbe la chiusura di via Galli per tempi molto lunghi, basti pensare che il cantiere procederebbe con un ritmo di 10/15 metri ogni 2 mesi: “Tale soluzione, oltre ai disagi per gli abitanti della zona, presenta problemi viabilistici e andrebbe a penalizzare i negozianti della zona che già soffrono”.
La soluzione 2, infine, prevede l’utilizzo della talpa ma per ragioni tecniche il tracciato deve andare in maniera più lineare e bisognerebbe passare sotto ad almeno 8 edifici di 5/6 piani e quindi a forte rischio danno nella zona compresa tra corso Dante e la Stazione: “In questo caso se ci fosse anche una crepa in un edificio le famiglie verrebbero spostate rapidamente per poi consentire la riparazione, ma si tratta di star fuori di casa anche per mesi”.
Le tre soluzioni hanno tempi pressoché identici, intorno ai 5 anni, cambiano percorsi, tecniche di realizzazione e costi (230milioni per la prima soluzioni, 300milioni per la seconda con l’utilizzo della talpa, 260milioni per la terza)
Posto che, come ribadito in assemblea, il comune non decide ma lo farà il commissario, l’amministrazione Ghezzi ha stilato un documento con tutte le osservazioni del caso: “Dopo un ragionamento molto articolato e chiedendo tutta una serie di garanzie (tra cui un incremento del 30% del fondo per la compensazione destinato alle persone che avranno danni, un fondo già cospicuo) la soluzione 1, una volta trovato l’accordo coi privati coinvolti, sembrerebbe quella meno impattante. Tanti edifici sono già abbandonati e quindi ci sarebbe anche la possibilità di riqualificare una zona della città”.
Il comune ha anche ribadito il problema della rotonda di via Padri Serviti dove si riverserebbe tutto il traffico creando un nuovo tappo: “Ci siamo attivati per capire quale sarà il destino del terzo lotto (quello che dalla zona del cimitero dovrebbe portare alla rotonda del ponte Cantù a Sala) e abbiamo proposto di non uscire con la galleria in via Sassi al Lavello, ma stare alti dove il terreno è più roccioso e uscire direttamente a Sala. Noi l’abbiamo proposto ma non possiamo né decidere né porre veti perché se perdiamo questo treno l’opera non la vedremo mai più e ci terremo il traffico da e verso Lecco”.
I cittadini di Calolziocorte, però, hanno espresso tutte le loro perplessità e il loro scetticismo: in sostanza ritengono l’opera inutile così come è stata progettata. Il sentore è che non valga la pena spendere tanti soldi e creare tanti disagi per un’opera che non è risolutiva: la richiesta è quella di gestire queste risorse in maniera più oculata e prolungare la galleria fino alla rotonda del ponte Cantù.
All’incontro era presente anche il sindaco di Cisano Antonella Sesana che, da un lato ha ribadito come non abbia senso una galleria che esce in quel punto, ma dall’altro ha sottolineato come i sindaci abbiano le mani legate: “Anche a Cisano è stato finanziato un pezzo di strada che non serve, 50milioni per un tratto di 1,5 km che non migliora la situazione. Ho chiesto di utilizzare quei soldi per finanziare il 2° tratto ma non c’è niente da fare, il rischio è di perdere il finanziamento. I lotti funzionali di questa strada sono stati concepiti anni fa, la verità è che la Lecco-Bergamo andrebbe ripensata”.