Lecco-Bergamo. Tre ipotesi per il lotto S. Gerolamo, ma gli abitanti di Chiuso vogliono tutele

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In tanti all’assemblea per informare i cittadini sulle tre soluzioni progettuali del tunnel tra Chiuso e Calolzio

I residenti del rione preoccupati per la riapertura del cantiere. Il sindaco: “Avevamo il dovere di venire qui a spiegare”

LECCO – Il timore è dover vivere ancora per anni lo stesso calvario causato negli ultimi 12 anni dal cantiere della nuova Lecco-Bergamo. Gli abitanti del rione di Chiuso hanno mostrato tutta la loro insofferenza nell’assemblea pubblica organizzata giovedì sera dal comune di Lecco per spiegare quali saranno gli sviluppi futuri dell’opera.

Il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni e il dirigente dell’area tecnica del Comune di Lecco Alessandro Crippa sono entrati nel merito delle tre alternative progettuali presentate da Anas alla Conferenza di servizi preliminare indetta per l’esame del progetto di fattibilità tecnico-economica dell’opera “SS639 Variante di Vercurago” realizzato da Anas.

Le tre ipotesi progettuali
Le tre ipotesi progettuali: dal basso l’ipotesi 1 (lilla), l’ipotesi 2 (rosso) e l’ipotesi 3 (blu)

Le tre ipotesi progettuali

Tre ipotesi che hanno tutte in comune l’entrata e l’uscita che coincidono con quelle del progetto originale. Dopo studi e approfondimenti geologici, però, Anas ha rilevato grosse criticità rispetto alle modalità di realizzazione dello scavo nel progetto “Provincia”, ovvero quello originario. E’ stato il tecnico del comune Crippa a presentare le tre ipotesi di Anas tra le quali dovrà decidere il commissario straordinario Valerio Luigi Sant’Andrea.

  • La prima ipotesi ricalca il tracciato originario e prevede uno scavo mediante consolidamenti sub verticali, una tecnica che necessità di occupare temporaneamente terreni, sgomberare aree e demolire fabbricati, un problema che avrebbe il suo impatto soprattutto sulla città di Calolzio.
  • La seconda ipotesi non necessita di opere di consolidamento ma prevede l’utilizzo di una talpa, il che però si traduce in tempi più lunghi (è più complicato reperire il macchinario, portarlo in cantiere e farlo funzionare) e costi maggiori.
  • La terza ipotesi prevede sempre un consolidamento dall’alto, ma con un tracciato più lungo che ridurrebbe le interferenze con fabbricati e proprietà private.
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Il sindaco Gattinoni

Il sindaco Mauro Gattinoni

“Le tre ipotesi variano da una lunghezza di 2,5 km a una lunghezza di 3,5 km. La prima ipotesi costa circa 230 milioni di euro, la seconda ipotesi 300 milioni di euro e la terza ipotesi 260 milioni di euro – ha spiegato il sindaco -. La Conferenza di servizi deve raccogliere i pareri entro il 4 ottobre prossimo, poi il commissario straordinario Sant’Andrea deciderà cosa fare sulla base delle considerazioni emerse. A livello di tempistiche, da quando il commissario prenderà una decisione ci vorranno dai 18 mesi ai 2 anni per mettere a punto il progetto, mentre i lavori dureranno dai 4 ai 5 anni. Noi stasera siamo qui solo per informare i cittadini, ma non siamo chiamati a decidere nulla”.

Il sindaco ha poi illustrato le principali criticità legate al cantiere: “L’orientamento del comune va verso la soluzione meno impattante per la popolazione. Nell’ipotesi 1 e 3 si prevede anche un sito dello stoccaggio del materiale di scavo che renderebbe inutilizzabile metà del parcheggio del Bione (quello dove vengono allestite le giostre), il che sarebbe un problema perché con i lavori del ponte tra Lecco e Pescate l’accesso al centro sportivo verrà spostato proprio dove c’è il campo 2, mentre il parcheggio davanti all’attuale ingresso non ci sarà più; inoltre il campo 5 è un’area per le maxi emergenze. Per questo ordine di motivi non possiamo mettere lì una montagna di detriti e proporremo ad Anas un’altra area”.

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“Noi avevamo il dovere di venire qui e spiegare – ha concluso il sindaco di fronte alle perplessità degli abitanti di Chiuso -. Siamo davanti a un percorso nato nel 2004 dalla Provincia di Lecco e si è concluso con un buco a favore di fotografi. La Provincia è partita senza avere i mezzi e fortunatamente l’opera è passata ad Anas dove ci sono competenze e risorse, altrimenti non c’era nemmeno l’ipotesi per finire l’opera. 159 milioni di euro sono già stati stanziati, altri 94 milioni sono stati previsti per le opere olimpiche quindi il commissario prenderà una decisione alla svelta se non vuol perdere questi fondi. Abbiamo realmente la possibilità di disporre di 253 milioni di euro che coprono le soluzioni 1 e 3, bisogna essere pragmatici. Stasera mi chiedete a cosa serve questa strada, ma è una domanda che non sposta la sostanza della questione”.

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Luca Dossi

Il Comitato di Chiuso

I cittadini di Chiuso non vogliono un’opera che ha già squartato il rione: “Un tunnel che doveva essere aperto nel 2017, ma la realtà è stata un’altra – ha detto Luca Dossi del Comitato di Chiuso -. Noi abitanti del rione siamo fortemente penalizzati per tutta una serie di problematiche e la riapertura di un cantiere ci preoccupa molto. Si parla di Lecco-Bergamo ma in realtà si realizzano 2 chilometri tra Chiuso e Calolzio con una spesa di 300 milioni di euro. Un’opera a queste condizioni ne vale davvero la pena?”

Al di là di quello che succederà, i cittadini hanno fatto una richiesta precisa: “Con la riapertura del cantiere noi saremo costretti ancora a vivere chissà quanti anni da incubo: i residenti di Chiuso hanno bisogno di essere tutelati!”

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Vercurago e Calolzio, gli altri comuni coinvolti

Nella sala stracolma di gente c’erano anche tanti volti delle politica locale a partire dal consigliere regionale Gianmario Fragomeli (PD). Presenti tanti consiglieri comunali di Lecco, ma anche alcuni consiglieri comunali di Calolziocorte tra cui Sonia Mazzoleni, capogruppo di minoranza (Calolzio BeneComune). C’è infatti preoccupazione nel paese della Val San Martino (il tunnel sboccherà in zona Lavello) che dovrà fare i conti (nel caso delle ipotesi progettuali 1 e 3) con eventuali espropri e abbattimenti per consentire la realizzazione dell’opera.

Durante l’assemblea è intervenuto anche il sindaco di Vercurago Paolo Lozza che ha sottolineato come in Conferenza di servizi sia stato spiegato che l’utilizzo della talpa sarebbe la tecnica più impattante e quindi meno gradita al suo comune: “Si tratta comunque di un’opera importante – ha aggiunto -. Sulla nostra strada passano 30.000 veicoli al giorno di cui 3.000 sono mezzi pesanti, perciò quest’opera va fatta nel modo che abbia meno intoppi possibile. Sarà fondamentale anche pensare a un’uscita veloce dalla galleria a Calolzio altrimenti andiamo a togliere un tappo per crearne un altro”.