Anche a Lecco presidio contro il nuovo codice della strada: “Più sicurezza e meno morti”

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Cittadini in piazza con Legambiente Lecco, Fiab LeccoCiclabile e AmbientalMente Lecco

“La riforma viene proposta ‘per salvare vite in strada’, ma nella sostanza prefigura il persistere della strage”

LECCO – Legambiente Lecco, Fiab LeccoCiclabile e AmbientalMente Lecco hanno dato vita a Lecco alla manifestazione “Stop al nuovo codice della strage”, all’interno di una mobilitazione nazionale contro la revisione del nuovo codice della strada proposta dal ministro delle infrastrutture Salvini.

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Dopo una biciclettata con bici inclusive dal parcheggio della Ventina lungo la futura corsia ciclabile linea 2 prevista dal Piano Urbano della Mobilità, alle 18.30 di lunedì si è svolto il presidio informativo in piazza Diaz, davanti al municipio di Lecco, dove sono state spiegate le maggiori criticità del Nuovo Codice della Strada.

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Il presidio è cominciato dai dati: “Nel 2022 sono morte 3.159 persone in collisioni sulle strade: un aumento del 9% rispetto al 2021 e solo una leggera diminuzione rispetto al 2019. 223.475 sono stati i feriti. Il 73% delle collisioni avviene in ambito urbano. L’assenza
di sicurezza stradale è la prima causa di morte per le e i giovani sotto i trent’anni – hanno detto Laura Todde (presidente Legambiente Lecco), Paola Schiesaro (presidente Fiab LeccoCiclabile) e Alessio Dossi (presidente AmbientalMente Lecco) -. Le principali cause di morte sono (secondo l’Istat) l’eccesso di velocità, la guida distratta e la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti. Queste cause non vengono prese in considerazione dalla riforma del Codice della Strada voluta dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che sarà discussa nei prossimi giorni in Parlamento. La riforma viene proposta ‘per salvare vite in strada’, ma nella sostanza prefigura il persistere della strage”.

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Gli organizzatori hanno tenuto più volte a sottolineare che non si tratta assolutamente di una guerra tra un cittadino che usa la bicicletta e uno che usa l’automobile, ma si chiede solamente di dare a tutti i cittadini, ciclisti e non, la possibilità di muoversi in bicicletta in sicurezza quando lo desiderano.

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Il presidio ha ospitato anche l’intervento del sindaco di Lecco Mauro Gattinoni: “Insieme ad altri amministratori locali sono stato a Bologna, la città che ha promosso l’implementazione delle Zone 30, ed è stata l’occasione per condividere problematiche, soluzioni e criticità che stiamo tutti incontrando nel percorso di implementazione della mobilità dolce. Esistono alcuni contenuti fondamentali, in primis la sicurezza e moderare la velocità significa salvare vite. Questo nuovo codice della strada pretende di disciplinare ambiti talmente specifici per cui ci chiediamo se effettivamente la competenza di quell’ambito può essere del Governo. O forse, proprio in un’ottica di maggior sicurezza, sarebbe più logico e coerente che siano le singolo amministrazioni locali a decidere, metro per metro, cosa si deve e cosa non si deve fare. Mi viene difficile immaginare che qualche burocrate in un ufficio a Roma sappia esattamente quale sia la viabilità da consigliare tra via Invernizzi e via Agliati. Forse un sindaco lo saprebbe fare meglio e si assumerebbe anche l’onere del dialogo con i cittadini”.

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“L’altro elemento abbastanza singolare – ha continuato Gattinoni – è che se si consente, pur con centomila vincoli, di porre una certa Zona 30 si impedisca poi al sindaco che questo limite venga poi rispettato. Esiste una contraddizione in termini tra l’autorizzare una certa misura e poterla poi verificare. Non si tratta di far dispetti a nessuno, ma si vuole rendere uno spazio pubblico di tutti. Su questo aspetto ci sta lavorando da tempo l’assessore Renata Zuffi e auspichiamo che ci siano degli accorgimenti migliorativi altrimenti si aprirebbe la strada di un contenzioso infinito tra tutti i comuni d’Italia semplicemente perché non si è voluti normarli a monte. Credo che lo spazio per correggere queste storture ci sia tutto, confido nella saggezza di chi deve prendere queste decisione nell’interesse della sicurezza di tutti i cittadini”.

“Basta morti sulla strada, stop al codice della strage”, questo lo slogan urlato dai partecipanti al presidio per “fermare una legge anacronistica e controproducente. La richiesta è una: città vivibili e strade sicure, la sicurezza ha un’altra direzione”.

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