Storie di pazienti chirurgici nei giorni della tempesta
Favini: “L’attività è resa possibile da una straordinaria sinergia”
LECCO – “Nonostante i presidi di Lecco e Merate siano ormai prevalentemente dedicati al trattamento dei pazienti con sospetta infezione da Coronavirus, all’Asst di Lecco non si ferma l’attività chirurgica per quei pazienti che hanno patologie urgenti o malattie, spesso tumori, la cui prognosi sarebbe stata gravemente compromessa da un ritardo nel trattamento. Anche in questo caso, l’attività è resa possibile da una straordinaria sinergia fra le équipe medico-chirurgiche, infermieristiche, sulla base di un solido supporto organizzativo” dichiara Paolo Favini, Direttore Generale dell’Asst di Lecco.
Sin dall’esordio dell’epidemia, i medici dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione, diretta da Mario Tavola, e il pool infermieristico dei blocchi operatori, coordinati da Nadia Dell’Oro, hanno garantito non soltanto i percorsi per le urgenze, ma anche uno spazio quotidiano per le patologie oncologiche che, sulla base della loro gravità, richiedevano un intervento tempestivo. Tutti gli altri pazienti oncologici sono stati invece riferiti alla Direzione Welfare di Regione Lombardia, come da delibera regionale, per essere indirizzati ai Centri temporaneamente identificati come Hub (di riferimento) per la patologia chirurgica oncologica. Inoltre, i pazienti neurochirurgici e cardiovascolari sono stati assegnati ad Hub per indirizzare la patologia il cui trattamento non può attendere a lungo.
Nel contempo il presidio di Lecco, Manzoni, è Hub per la patologia dello stoke e la terapia emodinamica e la chirurgia interventistica.
Nelle ultime quattro settimane, presso i nostri Ospedali di Lecco e Merate, è stato tuttavia possibile eseguire alcuni interventi di chirurgia senologica, chirurgia robotica per tumori della vescica e della prostata, nefrectomie per neoplasie renali, chirurgia robotica e laparoscopica per tumori del colon e del retto, interventi per neoplasie dell’ovaio e dell’utero. Non sono mancati interventi complessi multidisciplinari, come nel caso di un paziente con neoplasia renale avanzata, che ha richiesto la collaborazione al tavolo operatorio di urologi, chirurghi vascolari e cardiochirurghi, o di una paziente con tumore dell’ovaio operata in combinata da ginecologi e chirurghi generali. L’équipe dei nostri cardiochirurghi è stata ospitata per due delicati interventi nello Hub di Legnano in pazienti del territorio lecchese che si erano presentati per patologie il cui trattamento era urgente.
Senza dimenticare, naturalmente, le urgenze chirurgiche e ortopediche provenienti dai Pronto Soccorso, che, fortunatamente, hanno segnato una lieve riduzione, ma per le quali si aggiunge ora la necessità fondamentale di riconoscere precocemente la presenza di una concomitante infezione da Coronavirus.
A questo proposito, per assicurare la massima protezione dei pazienti e soprattutto del personale sanitario coinvolto (anestesisti, infermieri sia di reparto sia di sala operatoria e chirurghi), è stato predisposto un protocollo di comportamento rigoroso, sia per quanto riguarda la valutazione pre e post operatoria dei pazienti, che per il percorso separato e la disponibilità delle adeguate protezioni individuali del personale sanitario. Per gli interventi in laparoscopia, ad esempio, è prevista la filtrazione del gas in uscita dalla cavità addominale, che è così privo di carica virale. Al Manzoni di Lecco è stata identificata una sala operatoria dedicata ai pazienti con infezione COVID 19 accertata o sospetta. Anche il numero delle persone che hanno accesso alla sala operatoria è contingentato e ridotto all’essenziale, per ridurre al minimo le persone potenzialmente esposte. Un esempio paradigmatico, sia per la modalità di esecuzione della procedura che per la composizione dell’équipe, è quello che ha visto coinvolto il gruppo dei chirurghi vascolari, guidati da Giovanni Rossi.
Vista la difficoltà a trasferire in altro centro una paziente COVID 19 positiva, con rottura spontanea tamponata dell’aorta toracica, il team da 3 chirurghi ha eseguito un delicato intervento di posizionamento endovascolare di una protesi aortica in anestesia locale, con tecnica interventistica, in sala di emodinamica. Un solo infermiere di sala ha collaborato con i chirurghi durante l’intervento, mentre un anestesista ha assistito, in “stand by”, alla procedura, pronto ad intervenire se ve ne fosse stata la necessità, ma senza in realtà entrare in contatto con la paziente.
L’attività chirurgica della ASST di Lecco continua, pertanto, anche nei pazienti COVID positivi, al fine di garantire loro trattamenti non procrastinabili o urgenti. Fondamentale è, a questo proposito, la valutazione collegiale con il team di Malattie Infettive guidata da Stefania Piconi ai fini di valutare rischi/benefici del trattamento chirurgico e di definire il decorso perioperatorio più sicuro per i pazienti e gli operatori sanitari.