“E’ stato un anno duro, impegnativo, faticoso. Ma ho la fortuna di essere vivo e vedo troppa disattenzione al tema”
Un anno fa, il 2 marzo 2020, il contagio con un abbraccio. E poi il fuori e dentro dagli ospedali finito con il tampone negativo del 20 aprile. Tutto finito? Macchè. “Per via del Covid ho avuto problemi a cuore e tiroide”
BRIVIO – “Ho il privilegio di essere sopravvissuto. Ho vissuto un anno difficile, molto faticoso, unico nella mia esperienza di vita. La malattia mi ha cambiato: nulla è come prima. E per questo vorrei lanciare un appello a tutti a non abbassare la guardia: ci sono troppi negazionisti ancora in giro”. Un anno fa, esattamente il 2 marzo 2020, nella vita di Luigi Gasparini, volto noto del territorio per il suo impegno nella cooperativa Solleva e prima ancora come insegnante, entrava il Covid.
Erano i giorni convulsi dei primi casi anche sul nostro territorio, quando non si sapeva ancora praticamente nulla di quel virus destinato a cambiare la nostra quotidianità.
Contagiato con un abbraccio
“L’ho preso con un abbraccio. Con senno del poi, scoprimmo che quel giorno lì ci infettammo in tanti” racconta, andando indietro con la memoria a quei giorni drammatici. “Iniziai a manifestare i primi sintomi dopo quattro giorni di incubazione in cui mi sentivo già strano se non altro per quell’amaro in bocca che non voleva andarsene via. La sera del 6 marzo avevo 39.5 di febbre. Mi sono curato a casa con la tachipirina, ma la situazione non migliorava tanto che venni ricoverato in ospedale a Merate”. Erano i giorni delle ambulanze in coda fuori dal Pronto soccorso di via Cerri. “Mi diagnosticarono una polmonite bilaterale, mi prescrissero una cura antibiotica e mi rispedirono a casa senza tampone. Mi ricordo l’affanno e la fatica di medici e infermieri, con un ospedale simile a un girone infernale”.
Un nuovo ricovero in ospedale
A casa, le cure prescritte per la polmonite bilaterale non davano però l’esito sperato. “La febbre era un pochino più bassa, ma il compenso iniziavo a manifestare sempre più serie difficoltà respiratorie. Ero a casa da solo, iniziai a non riuscire più a prepararmi da mangiare”. Il 20 marzo la decisione dei figli di “costringerlo” al ricovero in ospedale. “Andai a Lecco e venni sottoposto a tampone. Il primo diede esito incerto, me ne fecero subito un altro: ampiamente positivo. Rimasi in reparto per due settimane e venni mandato a casa ancora positivo”. Per vedere l’esito negativo sul referto Gasparini dovette aspettare il 20 aprile.
Gli effetti collaterali del Covid
Ma il calvario non era ancora finito. “Cominciai a sentire tachicardia e affanno. Sono riuscito a sottopormi a una visita dal cardiologo solo a maggio e l’esito parlava di un forte scompenso cardiaco. Il 20 giugno la coronografia evidenziò l’occlusione di due coronarie tanto che fu necessario inserire due stent all’istante. Mi spiegarono poi che le coronarie si erano bloccate per via dei “liquami” della polmonite”.
Sistemato il cuore, Gasparini iniziò ad avere problemi alla tiroide con valori fuori parametri: “Insomma, ne sono venuto fuori in autunno inoltrato, anche se arrivo a sera con una stanchezza indicibile, mai avvertita prima”.
L’appello alla responsabilità
Per questo, dopo un anno di “calvario” dovuto al Covid, il presidente di Solleva vuole lanciare un appello a tutti: “Ringrazio Dio di essere vivo. Ma sono molto, troppo preoccupato dalla situazione attuale perché c’è ancora una scarsa percezione del dramma.C’è ancora troppo negazionismo ignorando che il cattivo comportamento del singolo danneggia tutti gli altri. Quando vedo in giro una persona senza mascherina, la redarguisco. Non posso permettermi di non farlo perché ci sono troppe persone che oggi non ci sono più. A chi si sente invincibile, dico che non sei tu a decidere come prendere il Covid. Non bisogna più minimizzare e non possiamo permetterci di abbassare il livello di guardia perché il virus non ti dà una seconda chance”.