“Il Mandic deve restare un ospedale di primo livello”: sindaci uniti nella battaglia

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Il sindaco di Imbersago Fabio Vergani e la collega di Cremella Ave Pirovano

I sindaci hanno incontrato martedì sera i tre consiglieri regionali eletti nel Lecchese

“Siamo molto preoccupati dal fuggi fuggi di personale dall’ospedale di Merate”

MERATE – “Sappiamo quello che è successo con il punto nascite a Chiavenna e non vogliamo fare la fine dell’ospedale di Bellano. Lo abbiamo detto all’unisono, al di sopra delle diverse appartenenze politiche, ai consiglieri regionali lecchesi e ribadiremo in un documento congiunto in cui elencheremo tutte le istanze del territorio per il nostro Mandic”.

Fabio Vergani e Ave Pirovano, rispettivamente presidente della conferenza dei sindaci del Meratese e del Casatese hanno voluto questo pomeriggio, giovedì, fare il punto sul faccia a faccia avuto martedì sera con i consiglieri regionali Mauro Piazza (Lega), Giacomo Zamperini (Fratelli d’Italia) e Gian Mario Fragomeli (Pd) in merito alla difficile situazione vissuta dall’ospedale di Merate con un fuggi fuggi di personale che sembra ormai purtroppo inarrestabile.

“Abbiamo espresso la nostra preoccupazione di sindaci, condivisa anche dai nostri cittadini. Per noi il presidio di via Cerri è un punto di riferimento irrinunciabile. Sappiamo che non ha senso pensare a un ritorno all’ospedale degli anni Ottanta, ma non possiamo neanche ipotizzare una sua trasformazione in una geriatria per pazienti cronici. Per noi il Mandic deve restare un ospedale di primo livello con tutti i servizi che questo comporta, dal Pronto Soccorso al Punto Nascite, passando dalle sale operatorie che devono essere messe in condizioni di funzionare tutte. L’ospedale di Merate deve tornare a essere attrattivo non solo per i pazienti, ma anche per chi ci lavora e per questo serve indicare una prospettiva e un futuro degno. A chi lamenta il quadro difficile della sanità a livello nazionale, rispondiamo che sappiamo che la farina a disposizione per fare il pane è quella, ma ogni tanto bisogna essere capaci di fare anche la punta al cervello”.

Vergani e Pirovano hanno precisato di aver cambiato strategia: “Nei mesi scorsi abbiamo cercato più volte di stanare il direttore generale di Asst Lecco Paolo Favini, ma gli incontri sono risultati essere molto dilatati nel tempo e anche freddi. Abbiamo quindi deciso di muoverci sul piano politico, sollecitando chi ha un ruolo e un incarico in Consiglio regionale”.

Da qui l’idea dell’incontro concretizzatosi nella riunione di martedì sera. “Un faccia a faccia lungo, corposo, in cui noi sindaci siamo emersi uniti, compatti e accomunati dalla stessa battaglia. Dal canto loro i consiglieri regionali hanno rispecchiato il loro “ruolo” in Regione. Il sottosegretario Mauro Piazza ha dipinto uno scenario a tinte meno fosche rispetto a quanto vediamo noi sul territorio, focalizzando l’attenzione sulla portata nazionale della carenza di personale medico e sanitario. Ha anche elencato una serie di interventi e investimenti promossi sul territorio e sul Mandic e ha ribadito che Regione non ha intenzione di chiudere l’ospedale di Merate. Giacomo Zamperini ha esordito dicendo di essere da poco al Pirellone, ma si è detto altresì preoccupato della situazione del presidio di via Cerri e soprattutto della fuga di camici bianchi, evidenziando che Lecco non può permettersi di stare senza Merate. Fragomeli ha sferrato un durissimo attacco alla maggioranza, dicendo che continuerà a dare battaglia, come minoranza, a suon di question time e interrogazioni”.

I due rappresentanti dei sindaci del Meratese e del Casatese hanno concluso: “Siamo veramente preoccupati, in primis dalle continue defezioni di personale, spia evidente di un certo malessere e da una gestione ermetica della situazione da parte della direzione generale di Asst Lecco con notizie che non arrivano, o arrivano in ritardo oppure vengono tenute nascoste al territorio. Comportamenti simili minano la fiducia”. I primi cittadini hanno infine voluto porre anche l’accento sulle criticità vissute da quelle strutture, su tutte le case di comunità, che dovrebbero completare l’offerta socio sanitaria tra ospedale e territorio e che oggi appaiono ancora delle scatole vuote. “C’è ancora molto da fare e lo faremo presente nel documento che prepareremo come sindaci riportando le istanze e le richieste del territorio”.