L’ATS di Lecco invita i sindaci ed enti ad evitare iniziative sparse
‘Pena’ la perdita della priorità tra quanti, positivi, devono effettuare il tampone
LECCO – Se per moltissimi il tampone è ancora un miraggio, i test sierologici sono diventati l’opportunità per avere un riscontro sul fatto di avere o meno contratto il virus e non a caso diversi comuni (Suello nel lecchese) ma anche grandi aziende si sono mobilitate per sottoporre cittadini o i propri dipendenti al test.
Dall’Ats Brianza e dall’azienda ospedaliera di Lecco, però, è arrivato oggi un nuovo avvertimento a quanti si stanno muovendo in autonomia: “Come già ribadito anche a tutti i Comuni – si legge in una nota diffusa dagli enti sanitari – è in questo momento importante che l’esecuzione dei test sia fatta a tutela del cittadino oltre che della salute pubblica, nel contesto del programma regionale, evitando iniziative sparse e che risulterebbero poi difficili da coordinare con i percorsi messi in campo da Regione”.
Regione ha infatti iniziato ad effettuare i test sierologici, nel lecchese sono partiti il 29 aprile ma al momento solo per gli operatori sanitari e sui cittadini (chiamati direttamente da Ats) che hanno avuto contatti con persone infette o se hanno avuto sintomi e non sono stati sottoposti a tampone. I primi bilanci dell’operazione saranno diffusi il prossimo giovedì.
“Solo attraverso un’azione condivisa e sinergica sarà possibile garantire l’attendibilità degli esiti, la confrontabilità degli stessi, la definizione di criteri comuni nell’individuazione dei destinatari, e soprattutto – si legge ancora nella nota di Ats – la possibilità di poter effettuare i tamponi alle persone che risulteranno positive al test, evitando, in modo efficace la diffusione del virus”.
Infatti, quanti avranno un riscontro di positività al test sierologico oppure un esito dubbio, dovranno restare in isolamento fiduciario finché non saranno sottoposti al tampone nasofaringeo che decreterà se il Coronavirus è ancora presente oppure se si è guariti e si può lasciare la quarantena.
Chiunque risulti positivo al test, anche se fatto fuori dal programma regionale, deve comunicarlo all’Ats e al proprio medico di famiglia, in modo che venga poi effettuato il tampone.
Ats però mette in guardia: “Trattandosi di percorsi fatti al di fuori dei programmi regionali, a queste persone il tampone nasofaringeo sarà eseguito in modo non prioritario dovendo rispettare tempi precisi per coloro che li hanno effettuati all’interno del percorso istituzionale, e le stesse persone vedranno prolungato l’isolamento domiciliare sino all’esito del tampone”.
Il rischio è quindi dover attendere oltre il previsto per effettuare il tampone. “E’ importante – conclude Ats – che i cittadini conoscano il percorso che devono intraprendere qualora facciano in autonomia dei test in quanto l’incompletezza dei percorsi diagnostici realizzati o la mancata informazione sul significato dei risultati possono contribuire a creare nei cittadini false aspettative e comportamenti potenzialmente a rischio”.