Resinelli: l’ultimo saluto al Ragno Annibale Zucchi

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PIANI RESINELLI – C’erano tutti, i “Maglioni Rossi”, oggi ai Piani Resinelli per l’ultimo saluto ad Annibale Zucchi, morto all’età di 79 anni, Ragno della Grignetta e autentico pilastro dell’alpinismo italiano. C’era il presidente Fabio Palma. E c’era Alberto Pirovano, alla guida del sodalizio prima di Palma. Ma c’erano anche Dino Piazza e Giorgio Redaelli, il “re del Civetta”. C’erano Gigi Alippi, Luigino Airoldi, Giuseppe “Peppo” Ferranti, Gianfranco Anghileri e Dario Cecchini. E altri ancora. C’era il presidente del Cai Lecco, Emilio Aldeghi. E Peppino Ciresa, uomo di montagna ed ex presidente dello stesso sodalizio.

A celebrare il rito don Vittorio Bianchi, parroco di Abbadia Lariana. E’ stato lui, all’omelìa, a ricordare che per chi ha fede la vita va oltre la morte. “No, non è tutto finito – ha detto – perché noi sappiamo che Cristo è risorto. Rinnoviamola, questa certezza, e diamo al mondo una dimensione di speranza”. “Ricordiamo poi questo nostro fratello – ha aggiunto – amante delle cose belle e delle sfide da affrontare. Lui era un uomo che pensava e che non sprecava le parole e questo vuol dire essere saggi. E la sua testimonianza sia patrimonio di una vita in cui godere delle cose belle”.

Una cerimonia, quella di oggi pomeriggio, in cui non sono mancati momenti di intensa commozione. Come quando Gigi Alippi, grande amico di Annibale, ha ricordato l’esperienza vissuta con al suo fianco al Mc Kinley nel 1961. “Abbiamo passato giorni felici, in Alaska – ha detto rivolgendosi idealmente proprio a Zucchi – e lassù siamo tornati anche bambini. Io in te vedevo la roccia, la stabilità…”. “Adesso – ha aggiunto il Gigi – voglio mandarti un grosso bacio e ricordare due abbracci: quello appunto in cima al McKinley, dove nonostante i 40 e più gradi sottozero c’era tra noi un grande calore, e quello di qualche anno più tardi in vetta all’Jirishanca”. Significativa anche la testimonianza di Pierino Ravà, lui pure Ragno della Grignetta. “Amava la natura, l’Annibale – ha detto – e se è vero che faticava a manifestare atteggiamenti di tenerezza verso gli altri è altrettanto innegabile che avesse una grande affettività. Lui non è mai stato un ipocrita, nella sua vita”. Prima di lui Fabio Palma aveva riconosciuto la sua grande ammirazione per Annibale Zucchi “perché era un grandissimo”. “Sì, un grandissimo capocordata – ha sottolineato – che ha lasciato un segno profondo nella storia del nostro gruppo”.

Commovente anche la testimonianza della sorella minore di Annibale. “Io di mio fratello ricordo la tenerezza – ha detto Anna, ultima di undici tra fratelli e sorelle – L’ho conosciuta, la sua tenerezza, in particolare quando nostra madre era ammalata e lui andava a trovarla. Adesso proprio lei lo starà aspettando per stringerlo a sé”. Poi la preghiera letta da Giuseppe Orlandi, per tutti il “Calumer”, da qualche settimana presidente del Cai Ballabio, e il canto del “Signore delle cime”. Prima di un ultimo ideale saluto ad Annibale Zucchi e a quel maglione rosso appoggiato sopra la bara.