Autoriparatori e impiantisti “fuori legge”… esplode la polemica

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LECCO – Da oggi, 12 aprile, circa 200mila installatori di impianti e autoriparatori italiani rischiano di trovarsi senza lavoro oppure di dover operare fuori legge. Nel Lecchese le due categorie riuniscono oltre un migliaio di imprese, che occupano più di tremila lavoratori. A denunciare la situazione è Oscar Buzzoni, presidente degli installatori idraulici di Confartigianato Imprese Lecco.

“E’ la conseguenza della norma contenuta nel decreto 43/2012, che impone a tutti gli operatori che installano apparecchiature contenenti gas serra (pompe di calore, gruppi frigoriferi, condizionatori d’aria, lavatrici industriali, climatizzatori in abitazioni e su auto) di iscriversi al Registro nazionale dei gas fluorurati per ottenere il certificato che li abilita ad operare – spiega il Buzzoni – Un obbligo che carica gli imprenditori di nuovi costi ed adempimenti burocratici ma, soprattutto, che è impossibile rispettare nei 60 giorni consentiti dalla legge. Il termine ultimo per iscriversi era il 12 aprile, ma due mesi di tempo sono troppo pochi per consentire al sistema delle Camere di Commercio, che gestisce la registrazione e il rilascio dei certificati, di smaltire l’enorme mole di richieste. Molti operatori, quindi, non riusciranno neanche a presentare la propria istanza d’iscrizione”.

E così, dal 12 aprile, gli impiantisti e autoriparatori che non sono riusciti ad iscriversi e ad ottenere la certificazione che li autorizza ad operare non potranno più lavorare e, se lo faranno, rischiano pesanti sanzioni.

“Una situazione assurda – sottolinea Maurizio Mapelli, presidente degli Autoriparatori di Confartigianato Lecco – che blocca il mercato dell’autoriparazione e dell’impiantistica, oltre a creare gravi disagi ai consumatori. Ed è tanto più grave nell’attuale crisi che investe le piccole imprese. Inoltre, molte aziende non hanno ancora ben capito le ragioni del nuovo adempimento, dal momento che tutti noi lavoriamo da decenni con questi gas, ovviamente nel rispetto di tutte le norme di sicurezza. Inaccettabile poi che, a 15 giorni della scadenza, sia stato emanato un decreto con le sanzioni: quella più bassa, che riguarda proprio la mancata iscrizione al registro, può arrivare fino a 10mila euro, un’autentica follia. Sollecitiamo un intervento immediato del Governo per prorogare i termini, in modo da poterci regolarizzare e ottenere il via libera ad operare”.

“Per iscriversi al registro – precisa Marco Bonacina, responsabile del settore Ambiente dell’Associazione – le imprese devono munirsi di un lettore per la firma digitale o di un token USB che, oltre ad avere un costo, risultano di difficile reperibilità. Per questo sono ancora molte le imprese che non hanno potuto regolarizzare la propria posizione. Confartigianato Imprese Lecco sta offrendo assistenza agli associati e ad oggi sono circa 300 le imprese che si sono rivolte ai nostri uffici, ma ogni giorno continuano ad arrivare nuove richieste”.