Gandolfi (Pdl): “Ecco la verità sulla disfatta di Calolzio”

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CALOLZIOCORTETutta la verità nient’altro che la verità sulla vicenda Lega – Pdl a Calolziocorte che ha caratterizzato le recenti elezioni Amministrative dove a vincere alla fine è stata la lista di centrosinistra Uniti per Calolzio guidata dal neo sindaco Cesare Valsecchi.

Ad aprire quello che ha tutta l’aria di essere il vaso di Pandora. è Dario Gandolfi. Candidato tra le fila della civica di centrodestra pidiellina “Lavoro Sviluppo Libertà” giura di raccontarci come sono andate “veramente” le cose, premettendo: “Faccio politica da 40 anni, dire la verità può essere impopolare, ma non sono mai stato capace di dire bugie”.

Quindi Gandolfi inizia a snocciolare i fatti pre-elettorali che, come si sa, hanno portato alla divisione tra Lega e Pdl con conseguente vittoria del centro sinistra.

“Ci sono tre elementi fondamentali che fanno da premessa a quanto è accaduto – spiega Gandolfi – La Lega che ha iniziato a riallacciare i rapporti con il Pdl subito dopo le elezioni politiche a fronte del tracollo di consensi. La richiesta da parte del Pdl di ottenere su Calolzio un’alternanza elettorale anche a fronte, e qui sta il terzo elemento, dell’effettiva impossibilità da parte della Lega stessa di presentare un candidato sindaco che fosse rappresentativo su Calolzio”.

Queste le premesse. Si arriva così ai giorni delle trattative. “Noi avevamo espresso la volontà di avere il sindaco, ma prima di fare nomi e bruciare persone, volevamo conoscere la linea della Lega, annunciando solo successivamente il nome del candidato pur avendo fatto sottointendere che sarebbe stato uno dei candidati in lista. La Lega dopo un paio di incontri ha voluto a tutti i costi sapere il nome del candidato – prosegue Gandolfi – Il Pdl di Calolzio che all’unanimità aveva scelto il sottoscritto, ha scoperto le carte. La Lega, dopo aver sottoposto la candidatura ad una analisi virale, ha risposto picche non tanto per il nome, quanto per il fatto che sul candidato sindaco non volevano sentir ragioni: doveva essere loro”.

A questo punto per “pelare” la proverbiale gatta, vengono chiamati in causa vertici provinciali. “La riunione – prosegue Gandolfi – si è svolta nella sede dell’azienda di famiglia dell’onorevole Michela Vittoria Brambilla, alla presenza della padrona di casa in veste di commissario cittadino del PdL affiancata da Bruno Colombo, quindi Paolo Grimoldi a sua volta commissario cittadino della Lega Nord, il sottoscritto, Marco Ghezzi l’uomo che la Lega aveva indicato come candidato sindaco, Enrico Pozzoni segretario della Lega di Calolzio, il sindaco uscente Paolo Arrigoni e Dario Lo Martire uomo di Daniele Nava e Mauro Piazza”.

Gandolfi ricorda che “Prima di entrare in riunione la Brambilla mi chiese di fare un passo indietro, proprio per favorire un punto di incontro. Come uomo di partito avevo detto che se fosse servito l’avrei fatto, lasciando campo libero. Così è stato. Durante le riunione sono intervenuti Grimoldi e la Brambilla arrivando ad una ipotesi d’accordo che prevedeva: la rinuncia da parte del Pdl del candidato sindaco con la Lega che in cambio avrebbe liberato nella lista dei candidati 6 posti più uno da lasciare all’Udc che ci avrebbe appoggiato. In quell’occasione proprio Grimoldi disse al signor Pozzoni di prendere nota dell’ipotesi di accordo: sindaco più due assessorati alla Lega, vicesindaco al Pdl e dei 16 componenti facenti parte la lista dei candidati 9 in quota Lega, 6 PdL e 1 Udc. L’accordo venne condiviso da tutti, sia dai brambilliani, che da Nava e Piazza, sia da tutti i componenti della Lega; unica riserva voluta da Ghezzi è stato un po’ di tempo per riuscire a liberare i sette posti in lista (6 + 1) per PdL e Udc. Cosa che avremmo definito noi senza ulteriori interventi dei vertici”.

Qualcosa però non ha funzionato. “Ghezzi dopo aver preso tempo una prima volta, arriva a pochi giorni dalle elezioni annunciando che non riesce a togliere gente dalla lista e quindi ci saremmo dovuti accontentare di due assessori esterni. Figure che tra l’altro non entrano in Consiglio”.  A quel punto la trattativa salta, il Pdl corre ai ripari e presenta la sua lista.

“Ognuno poi racconti pure quel che meglio crede, ma le cose sono andate così – tiene a sottolineare Gandolfi – Adesso scappano tutti dalle proprie resposabilità e non vogliono ammettere le proprie colpe, ma i fatti sono questi. Noi, poi, ci siamo ritrovati e in meno di cinque giorni, da martedì a sabato, abbiamo raccolto le firme e presentato la lista, dimostrando che quando c’è volontà politica si può fare tutto”.

Quindi Gandolfi fa una piccola analisi: “Se non avessimo aspettato la Lega forse avremmo ottenuto ben altro risultato e avremmo rimesso in discussione queste elezioni anche senza la Lega. Basta guardare i dati: la Lega è passata dai 5500 voti con Avogadri ai 1500 con Arrigoni… potevamo farcela”.

Poi conclude: “Le colpe di questa sconfitta non vanno date né alla Brambilla né a Grimoldi, perchè loro un accordo l’avevano raggiunto. La colpa è dell’arroganza di qualche leghista che sta in alto e che ha avuto la presunzione di credere di essere ancora nella Lega di 20 anni fa, ma si è sbagliato di grosso. Non basta varcare la porta del Comune o del Senato per diventare politici, politici si nasce ed è ben diverso dal fare l’amministratore”, chiosa Gandolfi.

E sulla vicenda il commissario della Lega Grimoldi aggiunge: “La sconfitta di Calolzio non è da imputare alla Lega. Come in tutte le cose le idee camminano sulla gambe delle persone. L’irrigidimento nell’ultima settimana pre-elettorale della sezione calolziese della Lega è stato frutto dell’ostinazione del Pdl che nel mese precedente non voleva cedere il sindaco alla Lega. Se il Pdl non avesse rivendicato il sindaco la sezione non si sarebbe mossa. Quando poi il Pdl ha mollato il colpo ormai era troppo tardi”.