Il Pd riparte dai giovani: giovedì Civati e Moretti al “Libero”

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LECCO – I Giovani Democratici di Lecco hanno organizzato ieri sera all’interno della Festa Democratica di Lecco, presso il Circolo “Libero Pensiero” di Rancio, un incontro con Giuseppe “Pippo” Civati e Alessansra Moretti, giovani esponenti nazionali del Pd e deputati dell’attuale legislatura.

Alla serata hanno partecipato anche il segretario regionale dell’organizzazione giovanile Andrea Esposito e la giovane parlamentare lecchese Veronica Tentori.

Il filo conduttore della serata, naturalmente, è stato il ruolo dei giovani all’interno del Partito Democratico ai fini di un rinnovamento delle forme e dei contenuti del partito stesso, un partito che, come ha sottolineato in apertura Veronica Tentori “attualmente è l’unico in grado di poter dare delle risposte al paese, ma serve il coraggio di confrontarci al nostro interno e con chi sta fuori dal Pd”.

“I cittadini – ha proseguito la parlamentare lecchese – vogliono risposte, ma per costruire delle proposte politiche credibili serve prima un momento di discussione e poi uno di sintesi. Il partito è una comunità che progetta, all’interno della quale anche i giovani devono essere una parte integrante nella costruzione di questo progetto”.

“Come giovani – ha affermato Andrea Esposito, segretario regionale dei giovani Pd – dobbiamo essere protagonisti del cambiamento, ma avere vent’anni non ci autorizza a dimenticarci di tutto il  bagaglio storico e della formazione da cui proveniamo”. “L’errore più grande del partito – secondo Esposito – è stato non andare più per strada, ma il ruolo primario dei giovani è proprio quello di intercettare nelle piazze le nuove generazioni”.

“La rigenerazione del partito è possibile – ha affermato Alessandra Moretti, giovane esponente nazionale del Pd e già sindaco di Vicenza – ma dobbiamo fare una sana autocritica ed essere consapevoli degli errori commessi complessivamente nei mesi scorsi”. Secondo la Moretti “il Pd deve tornare ad essere empatico, a essere un partito popolare che va ancora nelle strade e nelle piazze, cosa che negli ultimi anni abbiamo abbandonato”.

“Per evitare lo scollamento totale tra partito e base elettorale – ha spiegato Pippo Civati – bisogna fare e dire delle cose chiare e comprensibili: figuriamoci che io stesso ero scollato sulla proposta di Marini come presidente della Repubblica!”.

“Inoltre – ha continuato Civati – dobbiamo aprire un rapporto diretto con i nostri elettori, perché non serve Grillo per capire che c’è un problema di fondo nel sistema della democrazia rappresentativa”.

“Oggi – ha proseguito Civati – non possiamo più permetterci di prendere in giro gli elettori: il Pd, così come il governo, deve decidere su cosa impegnarsi e dirlo subito, in modo chiaro, usando anche le parole adeguate: è inaccettabile che sulla questione degli F-35, uno spreco di soldi di cui non si capisce davvero l’utilità, un ministro cattolico come Mauro possa dire che vadano acquistati in quanto strumenti di pace!”.

“Sul finanziamento pubblico ai partiti – ha poi osservato Civati – non sono per l’abolizione totale alla Grillo-Renzi-Berlusconi, che vi ricordo essere nostro alleato, ma nemmeno per lasciare lo status quo delle cose. L’idea interessante sarebbe quella di sganciare l’automatismo per cui esistono a prescindere dei soldi da usare a vanvera per tutti i partiti, magari introducendo la norma per cui si possa destinare a un partito l’uno per mille della propria dichiarazione dei redditi”.

“L’importante – ha aggiunto Civati – è fare le cose giuste e non quelle di moda. Anche sull’IMU, ad esempio, sarei molto cauto a dire di toglierla a tutti i possessori di una prima casa, perché significherebbe toglierla anche a chi ha tanto, senza curarci invece di chi ha meno”. Netto, in questo senso, anche il giudizio di Alessandra Moretti: “non si può togliere a tutti, perché è una questione di equità e giustizia sociale: il Pd ha il valore dell’equità, mentre il Pdl vorrebbe toglierla a tutti senza tener conto delle differenze esistenti tra ricchi e poveri”.

Altra questione toccata durante il dibattito è stato la riforma della legge elettorale: “va cambiata subito – ha tuonato Pippo Civati – altrimenti il Porcellum diventa uno strumento di ostaggio per la tenuta del governissimo; sono dell’idea e lo dico apertamente che si debba tornare al Mattarellum, anche perché, se facciamo due conti, quando ci sono le amministrative vinciamo, mentre con le nazionali perdiamo”.

Quanto al tema della leadership, “sono contraria all’idea di un partito personale – ha spiegato Alessandra Moretti – e Bersani, che è stato un grande leader per la fiducia data ai giovani e alla squadra, aveva ragione nel puntare prima sul gruppo che sui singoli esponenti”. “Tuttavia – ha osservato la Moretti – dobbiamo iniziare a valorizzare anche noi le nostre risorse, perché abbiamo bisogno di un leader popolare come la Serracchiani, Zingaretti o Marino in cui riconoscerci”. “Non dobbiamo aver paura di figure forti che sappiano stare nel dibattito pubblico – ha aggiunto Civati – a patto che chi sta nel dibattito pubblico sappia dire cose di contenuto; dobbiamo unire racconto e ragionamento, al fine di tornare a essere un partito leale e non fedele”.

“Certo – ha ammesso Civati con un pizzico di delusione – la lealtà non si è vista affatto durante l’affossamento della candidatura di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica: in quel caso i 101 contrari alla sua elezione hanno fatto una scelta politica che avrà ricadute future e di cui si assumeranno la responsabilità, anche se non verranno mai fatti i loro nomi”.

“Di fatto – ha fatto notare Civati – hanno rotto uno schema che prevedeva l’elezione di un presidente che non avrebbe mai accettato di fare un governo con Berlusconi, ma in quel caso anche il Movimento 5 Stelle ha le sue colpe: non ha capito che Prodi era non solo uno ottimo presidente, ma rappresentava una scelta politica per arginare Berlusconi”. “Tutte queste discussioni – ha concluso Civati – sono arrivate troppo tardi, quando ormai il governissimo aveva già giurato; per rinnovarci veramente dobbiamo invece coltivare le cose a cui teniamo di più e dire apertamente quello che pensiamo o che intendiamo fare”.