LECCO – I Centro Studi di Confindustria Lecco e Unindustria Como hanno elaborato i dati dell’Osservatorio Congiunturale sul primo semestre 2013. Oltre alla domanda, all’attività produttiva e al fatturato, sono stati esaminati gli indicatori riguardanti l’approvvigionamento delle materie prime, i rapporti con gli istituti di credito e l’andamento dello scenario occupazionale.
Per le aziende dei due territori la prima metà del 2013 rivela una variazione congiunturale della domanda e del fatturato con un leggero incremento pari al 2% rispetto al secondo semestre dello scorso anno, che aveva però fatto registrare un calo significativo (-6% la domanda e -4,3% il fatturato).
Questa variazione, per quanto di segno positivo, conferma la lontananza dal recupero e dai livelli pre-crisi e fa pensare a un mero parziale rimbalzo dopo i cali delle precedenti indagini. Tanto è vero che dal confronto con i primi sei mesi dello scorso anno emergono dati contrastanti e che il sentiment delle imprese del campione per il secondo semestre non è purtroppo di segno positivo e resta, al contrario, a tinte scure. Il dato tendenziale, attraverso il confronto con il periodo gennaio-giugno 2012, si dimostra più variegato con risultati positivi per domanda e fatturato ma in lieve contrazione per l’attività produttiva.
Le aspettative per la seconda parte dell’anno in corso non sembrano inoltre confermare la prosecuzione della fase almeno parzialmente positiva delineata dalle rilevazioni, preludendo infatti ad una possibile decelerazione dei livelli (in media -0,6%) di domanda, attività produttiva e fatturato.
EVOLUZIONE DELLA DOMANDA
L’indicatore relativo agli ordini fa registrare un lieve segno positivo per le imprese di Lecco e di Como, sia a livello tendenziale che congiunturale. Nel confronto con giugno 2012, le aziende del campione hanno segnalato un incremento della domanda dello 0,9%, mentre nella precedente edizione lo stesso dato risultava pari a –0,5%.
Rispetto all’ultimo semestre del 2012, si registra invece un incremento del 2,2% in linea con le previsioni fornite dalle imprese che prevedevano un +2,9%. La differenza rispetto alla precedente edizione in questo caso è più evidente, poiché il secondo semestre dell’anno scorso si era chiuso con un -6% rispetto a giugno.
L’andamento non sembra influenzato da particolari dinamiche stagionali, che hanno riguardato il 21,9% del campione.
Per la parte finale dell’anno le imprese prevedono un lieve rallentamento degli ordini, con una diminuzione che dovrebbe essere pari al -0,6%.
Il trend per le aziende di Lecco è in linea con il dato generale, con aumenti più consistenti sia a livello tendenziale (+1,2%) sia a livello congiunturale (+3,6%). Si ravvisa tuttavia un rallentamento più marcato durante il secondo semestre che dovrebbe raggiungere il -1,4%.
Sul versante dell’attività produttiva, le imprese delle province di Lecco e Como comunicano un leggero miglioramento, comunque di entità limitata e non sufficiente per compensare il calo registrato nel corso del II semestre 2012, quando la contrazione era stata decisamente marcata.
Le variazioni differiscono però in segno a seconda dell’orizzonte temporale considerato. A livello tendenziale, il confronto con il corrispondente semestre di un anno fa si attesta a -0,8%; la congiuntura con il periodo luglio-dicembre 2012 risulta invece positiva e pari a +0,3%.
Le previsioni per la seconda parte dell’anno non sembrano però confermare la fiducia nella tendenza al mediamente al -0,4%.
L’analisi della capacità produttiva mediamente impiegata mostra una riduzione rispetto a quanto registrato nella precedente edizione dell’Osservatorio. Il tasso di utilizzo risulta infatti pari al 64,8%, a fronte del 71,6% per il secondo semestre 2012.
Le imprese di medie dimensioni (oltre i 50 occupati) chiudono il semestre con un risultato migliore (66,7%) mentre le imprese piccole rivelano un tasso di utilizzo inferiore (62,9%).
A livello settoriale il differenziale risulta ancora più accentuato: si passa dal 69% delle aziende metalmeccaniche e tessili al 55% delle realtà degli altri settori.
La produzione non realizzata internamente ma affidata a subfornitori contribuisce comunque per oltre il 14% del totale e risulta in aumento rispetto al dato rilevato nella scorsa edizione dell’Osservatorio (6,4%). Le imprese del campione comunicano di rivolgersi prevalentemente a soggetti operanti entro i confini nazionali (10,5%) mentre la quota estera risulta residuale (3,6%).
Lo scenario delineato per le imprese di Lecco conferma il dato complessivo, con alcune variazioni sui fronti congiunturale e tendenziale.
Il divario congiunturale si attesta a +0,6% rispetto al dato del secondo semestre 2012 mentre l’analisi tendenziale si attesta a -0,6%. L’indice relativo all’utilizzo della capacità produttiva risulta pari al 68,6%, di 2 punti percentuali inferiore rispetto al dato rilevato nell’edizione precedente dell’Osservatorio (70,9%).
Anche nel caso lecchese, il ricorso a pratiche di outsourcing impatta per un ulteriore 15% della produzione totale e riguarda sia l’Italia (9,4%) che l’estero (4,8%).
“Le performance degli ultimi mesi del semestre hanno determinato un leggero miglioramento che giunge quasi inaspettato, ma che certo non ci consente di parlare di ripresa. La sensazione è piuttosto che si tratti di un parziale rimbalzo, anche tenendo conto delle previsioni negative delle imprese per i prossimi mesi – afferma il presidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi.
Erano infatti ben diverse le indicazioni emerse durante le precedenti rilevazioni condotte durante l’anno, e in particolare riguardanti febbraio e aprile, caratterizzate da un profondo rallentamento della congiuntura che il leggero aumento degli scambi e dell’attività produttiva registrati in maggio e giugno, in linea con quanto rilevato dal Centro Studi nazionale di Confindustria, non avevano comunque consentito di recuperare”.
APPROVVIGIONAMENTO MATERIE PRIME
Il prezzo delle materie prime continua a rimanere stabile e non si registrano variazioni per i due orizzonti temporali considerati.
Rispetto al primo semestre 2012 le aziende segnalano una lieve contrazione pari allo 0,2%, mentre nel corso dei primi sei mesi del 2013 è stato riscontrato un incremento limitato allo 0,1%.
Rispetto a dicembre dello scorso anno è leggermente diminuita l’incidenza del costo delle commodities sul totale dei costi aziendali, passando dal 36,2% al 34,4%.
Anche per le imprese del lecchese si confermano gli stessi dati, ad eccezione dell’incidenza sul totale dei costi che raggiunge il 37,3%, in crescita rispetto al dato precedente (34,6%).
EVOLUZIONE DEL FATTURATO
L’indicatore associato al fatturato per le imprese dei due territori segue il trend della domanda con un lieve miglioramento sia per quanto riguarda il raffronto a un anno che rispetto ai livelli di fine 2012.
Il dato tendenziale risulta pari a 1,2%, mentre la variazione congiunturale si attesta a +2,1% rispetto a quanto registrato tra luglio e dicembre, semestre con una contrazione del -4,3% nei confronti dei sei mesi precedenti.
Esaminando i giudizi sull’evoluzione delle vendite nel trimestre aprile-giugno emerge una maggior intensità degli scambi sia a livello di mercato interno che per l’export. In contrapposizione a quanto rilevato per gli ultimi tre mesi del 2012, il numero dei giudizi positivi (31,2%) sul fatturato realizzato in Italia è aumentato superando il numero di quelli improntati alla diminuzione (22,7%), a fronte di un 46,1% di indicazioni di stabilità.
Nel caso dell’export i dati confermano invece il permanere di uno scenario più dinamico, con un 37% di giudizi sulle vendite in aumento e il 24,6% di giudizi in rallentamento.
Come per la domanda, anche le aspettative sull’evoluzione del fatturato per la seconda metà dell’anno (-0,8%) sembrano non confermare la fiducia in una fase positiva per i prossimi mesi.
“Questo scenario si conferma anche per il nostro territorio – conferma Giovanni Maggi – anche se l’entità delle variazioni risulta più estesa. I confronti tendenziali (+2,3%) e congiunturali (3,3%) sono positivi, ma le previsioni per il secondo semestre, improntate al ribasso, fanno presagire un nuovo rallentamento stimato al -3,2%. Nonostante i giudizi indichino anche per il nostro territorio una maggior intensità degli scambi sul mercato domestico, il vero punto di forza resta l’export, che per poco meno dell’80% delle imprese del campione risulta stabile o addirittura in aumento. Si tratta indubbiamente, come sappiamo, dell’ambito sul quale occorre investire in misura ancora maggiore poiché da esso dipende la nostra competitività”.
A livello congiunto le imprese segnalano criticità nei rapporti con gli istituti di credito durante il primo semestre dell’anno. Per quasi un’azienda su quattro (23,6%) sono stati registrati incrementi delle spese, delle commissioni bancarie e dei tassi, oltre che una maggior richiesta di garanzie.
Questo, a fronte di un numero più limitato di casi (5,8%) in cui le imprese hanno visto praticate condizioni migliori. Nel restante 70,6% dei casi le condizioni non risultano cambiate.
Per quanto riguarda la disponibilità da parte delle banche ad espandere linee di credito esistenti o ad attivarne di nuove, invece, il 18,9% delle imprese ha indicato un peggioramento a fronte di una percentuale simile (il 17,1%) di imprese che hanno segnalato una maggior disponibilità.
Anche i giudizi riguardanti le imprese della provincia di Lecco confermano l’esistenza di criticità nei rapporti tra le imprese e gli istituti di credito.
Si tratta in particolare dell’aumento delle spese e delle commissioni bancarie, delle richiesta di garanzie e dei tassi, aumento rilevato per oltre un’azienda su cinque (21%).
“Il sistema del credito è ovviamente un interlocutore fondamentale per le imprese – commenta Giovanni Maggi – Il Tavolo di confronto che abbiamo attivato con gli Istituti bancari ha proprio l’obiettivo di creare un momento di dialogo mirato, dove si possano anche porre le basi per trovare strategie condivise a sostegno del mondo produttivo e del territorio. È fondamentale però che le banche agiscano concretamente, soprattutto dando sostegno alle molte imprese sane che garantiscono prospettive di crescita e occupazione”.
LO SCENARIO OCCUPAZIONALE
Nel corso del primo semestre del 2013 lo scenario occupazionale per le imprese delle due province non ha registrato forti variazioni. Nonostante prevalgano ancora i giudizi di diminuzione (14,7%) su quelli di crescita (11,8%) si è registrata comunque una stabilità generalizzata che ha riguardato il 73,5% del campione.
Dati dunque in miglioramento rispetto a fine 2012, quando i giudizi negativi (27,3%) superavano quelli positivi (12,5%) di oltre il doppio. Tuttavia, le imprese prevedono una contrazione nel corso del secondo semestre e circa un’azienda su quattro dichiara di attendersi una riduzione dei livelli occupazionali, a fronte di un 8,7% che prevede al contrario degli incrementi.
Dovrebbe comunque essere garantita una certa stabilità, come indicato nel 65,6% dei casi.
“Per le aziende della provincia di Lecco il primo semestre non ha registrato cambiamenti particolari e i giudizi di contrazione (11,4%) bilanciano quelli di crescita (12,1%), con una stabilità che raggiunge in questo caso il 76,5% – sottolinea il direttore di Confindustria Lecco, Giulio Sirtori. In linea invece il dato sulla seconda parte dell’anno: anche le imprese lecchesi prevedono una contrazione dei livelli occupazionali come indicato dal 22,1% del campione, mentre solo l’8,9% prevede un incremento”.
I dati relativi allo scenario occupazionale devono tener conto dell’incremento registrato dagli ammortizzatori sociali nel corso di questi primi sei mesi dell’anno. Rispetto a giugno 2012 l’utilizzo di cassa integrazione ordinaria considerando il numero di dipendenti rapportati a zero ore è aumentata del 47%, mentre rispetto a fine 2012 l’incremento è stato del 9,4%.
Per quanto riguarda la cassa integrazione straordinaria, la cassa in deroga e i contratti di solidarietà, sempre considerando il numero di dipendenti rapportati a zero ore, si è registrato un aumento rispetto a giugno dell’anno precedente del 34,5%, mentre nel confronto col semestre precedente l’aumento ha raggiunto il 32,4%.
“Questi incrementi – continua Giulio Sirtori – confermano purtroppo una situazione di allerta anche per il territorio lecchese, che come è noto presenta storicamente tassi di disoccupazione inferiori alle medie regionali e nazionali”.