BOSISIO – CRA di Bosisio “arrivederci”: lunedì, pazienti e operatori della Comunità Riabilitativa ad Alta Assistenza di Villa Mira sono infatti stati trasferiti presso l’ospedale di Bellano.
A comunicarlo è stata l’Azienda Ospedaliera : “Una soluzione assolutamente temporanea, necessitata dalla situazione di precarietà strutturale che si è venuta a determinare negli ultimi mesi nella sede ove è attualmente ubicata la Comunità” come spiegato dal direttore generale Mauro Lovisari.
Infatti lo stabile, destinato all’attività di riabilitazione psichiatrica, sarebbe interessato da problemi di instabilità che avrebbero quindi obbligato ad una scelta di prudenza da parte dell’AO.
Sedici in tutto i pazienti ospiti di Villa Mira, 10 uomini e 6 donne residenti in provincia e con fasce d’età dai 18 ai 55 anni, che in mattinata si sono spostati verso l’ospedale di Bellano. Con loro anche 20 operatori, tra medici, infermieri ed educatori.
Una permanenza che si annuncia tra i 12 e i 18 mesi, come spiegato dallo stesso direttore generale in una lettera indirizzata al sindaco di Bellano, Roberto Santalucia.: “Proprio per rispettare il carattere di assoluta temporaneità della permanenza – scrive Lovisari – la direzione è già attivamente impegnata ad individuare le soluzioni definitive per poi ubicare i pazienti in una struttura più idonea alle patologie trattate”.
“Mi piacerebbe – dice Antonio Lora, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’AO di Lecco – avere tra noi, nelle prossime settimane, impegnato a raccontarci di Bellano e delle sue storie un narratore speciale ed unico, Andrea Vitali”.
Sulla decisione dell’Azienda Ospedaliera, però, erano giunte le critiche del mondo sindacale (vedi articolo) che, pur comprendendo la necessità di sicurezza per i pazienti, avevano contestato la scelta del presidio bellanese come nuova sede del CRA:
“Sarebbe come far tornare in ospedale chi ne è uscito perché ha superato la fase acuta. – denunciavano Cgil, Cisl e Uil – Si prefigurerebbe la creazione di fatto di un nuovo reparto ospedaliero in ambito psichiatrico, non previsto dall’ordinamento e culturalmente inaccettabile, dopo la deospedalizzazione della Psichiatria dagli anni ’80”.