LECCO – Il consiglio provinciale di lunedì ha dato il suo ultimo “sì” al Piano Cave: un atto che giunge a conclusione di un percorso tortuoso, di forti polemiche e di grande mobilitazione da parte di diverse associazioni del territorio che si sono unite in un coordinamento per contrastare l’ampliamento dell’attività d’escavazione nel lecchese.
In tutto si parla di 11,7 milioni metri cubi di rocce industriali da estrarre nei prossimi 20 anni (5 milioni sono residui della precedente pianificazione) che verranno distribuiti principalmente sulle cave del capoluogo: 8 milioni sulla Vaiolo Alta e 3,5 milioni sulla Vaiolo Bassa, meno per la cava del Cornello dove sono stati autorizzati altri scavi per 200 mila metri cubi.
Ci sono poi le cave del Moregallo, interessate dal piano per 900 mila metri cubi di pietrisco e l’ex cava Mossini per altri 550 mila di ghiaia. Complessivamente, si parla quindi di 13,15 milioni di materiale autorizzato.
Nessun nuovo fronte estrattivo previsto e sono salvi anche il Cornizzolo e Valle Oscura, nonostante le richieste di Holcim e grazie all’impegno del Coordinamento Cornizzolo che a lungo si è battuto per evitare nuove “ferite” al monte lecchese. Ora il documento passa in Regione per l’ultima approvazione.
Nel frattempo esulta il Carroccio: “Il documento è equilibrato e coniuga le esigenze delle attività produttive e la tutela ambientale del territorio. Abbiamo mantenuto la promessa: anche il Cornizzolo è salvo e le associazioni aderenti al coordinamento del Monte ora possono stare tranquille” è il commento del capogruppo della Lega Nord a Villa Locatelli Paolo Arrigoni.