MANDELLO – Amava correre, nello sport come nella vita. Amava rischiare, ma l’esteriorità non gli apparteneva e voleva anche andare oltre le apparenze. Per lui, poi, l’amicizia era un valore. E in effetti aveva molti amici. Poi, un giorno di febbraio del 2013, mentre era intento a tagliare e a raccogliere legna nei boschi sopra Crebbio di Abbadia Lariana, il trattore che lui stesso stava conducendo si era ribaltato, schiacciandolo e lasciandolo esanime al suolo. Se n’era andato così, esattamente un anno fa, il mandellese Ugo Balatti, classe 1953, figura carismatica del ciclismo lombardo. E non solo.
Il giorno dopo la sua scomparsa il sito Internet della “Gazzetta dello Sport” aveva scritto: “Postino ora in pensione, grandissimo ed esuberante appassionato di ciclismo, per anni aveva corso su strada e nelle “granfondo”. Si era dedicato anche al ciclocross, arrivando a vestire la maglia della Nazionale. Presidente del “Team Extreme Team”, aveva vinto nel 2006 la “Cinque Terre”. Il suo amore per il ciclismo era nato da giovanissimo. Balatti aveva gareggiato da allievo e poi fino alla categoria dilettanti. Una passione che non aveva mai abbandonato, abbinata all’altro grande amore per la montagne e le scalate”.
Sabato 15 febbraio, nel primo anniversario della sua morte, lungo la mulattiera che sale da Crebbio e poco distante dal luogo teatro del tragico incidente è stato inaugurato un cippo “in memoria di Ugo Balatti”. La “firma” è quella dei suoi amici e della sua famiglia e a farsi promotori dell’iniziativa sono stati i responsabili e gli educatori della comunità “Casa Don Guanella” di Lecco, alla quale il mandellese si era avvicinato da alcuni anni e della quale condivideva ogni progetto educativo.
E’ stato proprio don Agostino Frasson, direttore della struttura di via Amendola, a benedire il cippo, una croce in legno con al centro una pietra su cui è raffigurata la Madonna della Divina Provvidenza. Una scelta non casuale ma voluta, con l’intento di racchiudere proprio dentro quell’immagine gli avvenimenti dell’incarnazione e della redenzione e per celebrare il dono che Dio fa di se stesso all’umanità.
La semplice quanto significativa cerimonia sul luogo in cui Balatti perse la vita appunto un anno fa è stata preceduta dalla messa celebrata nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio a Crebbio, dove avevano trovato posto – con i familiari di Ugo, con la moglie Giusy e il figlio Fabio – molti amici.
“Siamo qui in tanti – non ha mancato in effetti di rilevare don Agostino a inizio cerimonia – e siamo qui per ricordare Ugo, che nella vita di tutti noi e, più ancora, nei nostri cuori ha lasciato un segno. No, non l’abbiamo dimenticato e il fatto stesso di ritrovarci così numerosi un anno dopo avergli dato l’estremo saluto a Mandello deve essere motivo di gioia”. “Ugo ne combinava di cotte e di crude e amava scherzare – ha anche detto il sacerdote – e oggi lui ha voluto farci un altro scherzo: ci ha fatto venire in chiesa!”.
Il responsabile di “Casa Don Guanella” è tornato sulla personalità e sulla figura di Balatti anche durante l’omelìa, rifacendosi alla pagina del Vangelo della domenica in cui Gesù contesta i farisei per il loro atteggiamento formale nei confronti della legge. “Ecco, Ugo non si formalizzava – ha detto il sacerdote – e in ogni cosa preferiva andare al sodo. Voleva raggiungere ciò che è essenziale nella vita e oggi noi dobbiamo essere fieri di lui per quel suo saper toccare il cuore di ciascuno. Ci dava gioia e la sua estrosità che spesso ci faceva sorridere anche quando uscivamo insieme in bicicletta adesso ci manca”.
“Ugo ci fa riflettere su quanto noi siamo qui soltanto di passaggio – ha aggiunto don Agostino – e ci sprona a vivere intensamente e soprattutto facendo del bene, sapendo che la nostra vita è un itinerario verso Dio fatto di esaltazione e di fatica”.
Le invocazioni della successiva preghiera dei fedeli hanno poi lasciato il posto a una serie di ricordi anche personali di alcuni tra i più stretti amici di Ugo. “Il maggior numero di persone io le incontravo proprio quando ero con lui e così ogni volta grazie a Ugo conoscevo qualcuno di diverso”, ha detto uno di loro.
Un altro ha detto di avere iniziato ad andare in bici proprio seguendo lui e di avere condiviso con Balatti molte avventure. “Io arrivo da Giussano – ha detto un altro amico – dove qualche giorno fa un padre ha ucciso i suoi due figli di 2 e 8 anni. Ricordando Ugo, oggi preghiamo per loro ma preghiamo anche per il loro papà”.
Quindi la breve cerimonia davanti al cippo, la benedizione e il segno della croce. Ai piedi del crocifisso il gagliardetto della “Ciclistica Deivese”, la società ligure che organizza la “Granfondo delle Cinque Terre”, la corsa che Ugo Balatti prediligeva forse più di ogni altra competizione e della quale non perdeva un’edizione.