MANDELLO – “Very cool pictures, i like it. Thanks”. “Immagini molto belle, mi piacciono. Grazie”. Non accade tutti i giorni (e, ciò che più conta, non capita a tutti) di ricevere elogi pubblici da una star di Hollywood. Ad avere questa gradita sorpresa è stato Fabrizio Musa, il pittore di Como indagatore dell’arte digitale e al quale si deve il termine “scanner art” utilizzato per definire il particolare procedimento con cui realizza le sue opere.
Musa prende infatti una foto, ne riduce la definizione trasformandola in formato “file txt” (solo testo), poi la reinterpreta su una tela o su un’altra superficie, per lo più in bianco e nero o con qualche raro cromatismo.
L’elogio da lui ricevuto e la sua stessa iniziativa si devono a Instagram, l’applicazione che consente di scattare foto e condividerle sui vari social network. Con il ritratto dal titolo “Ewan.txt. I”, acrilico su tavola di legno, lo scorso anno Musa aveva tributato un vero e proprio omaggio all’attore scozzese Ewan McGregor, reso celebre da film come “Trainspotting” e dalla saga cinematografica di “Guerre stellari”, in cui interpreta il giovane Obi-Wan Kenobi.
L’iniziativa era nata, nell’ambito della mostra “Mandello-Guzzi 1921-2013” del giovane artista lecchese Jacopo Ghislanzoni, appassionato di motori. Le sue immagini raccontavano la storia della gloriosa azienda, fatta di episodi e personaggi, di luoghi simbolo e di modelli di mezzi realizzati a partire dai primi anni Venti del secolo scorso.
La rassegna era stata allestita appunto nel 2013 nella sala polifunzionale del Lido comunale di Mandello e Musa aveva partecipato a quell’evento espositivo proprio con il ritratto di McGregor – testimonial ufficiale della Casa motociclistica lariana per il recente modello California 1400 – oltre che con una seconda opera su tela raffigurante un modello Guzzi del 1939 appartenente a un collezionista.
Va detto che anche Ewan McGregor è un grande appassionato della motocicletta. Basti dire che dieci anni fa proprio in sella a una “due ruote” ha percorso con un amico oltre 30.000 chilometri partendo da Londra e arrivando fino a New York dopo avere attraversato l’Europa occidentale e centrale, la Russia, la Mongolia, il Kazakistan e il Canada, prima di approdare negli Stati Uniti. Da quell’avventura era tra l’altro stata tratta una serie Tv per il National Geographic. Durante un suo tour McGregor aveva anche fatto tappa a Mandello e visitato il museo della Guzzi e proprio in quell’occasione era scoccata la scintilla con la Casa dell’Aquila.
Il ricavato delle opere esposte alla mostra del 2013 allestita al Lido di Mandello era stato devoluto in beneficenza e destinato all’associazione “La casa sul pozzo” di Lecco. “Abbiamo tolto dall’isolamento e dal degrado questo spazio recuperandolo a un rapporto con la gente del quartiere e della città – si legge nello spazio del sito Internet che la Comunità di via Gaggio ha dedicato appunto alla Casa sul pozzo – Se il nome casa indica l’abitare, il dimorare, le relazioni strette, il prendersi cura e l’accogliere, “sul pozzo” rimanda a identità che si fondano e si costruiscono sulla riscoperta di bisogni, offerte e desideri. Il pozzo rimanda all’acqua, alla sete, ai riferimenti, dunque ai beni primari di ogni comunità. Nel nome raccontiamo una casa che non si regge sulle appartenenze, ma sulle competenze di umanità, a qualsivoglia cultura appartengano”.
In questi ultimi giorni, come detto, l’“applauso” e il consenso via Instagram dell’attore McGregor (che tra l’altro ha preannunciato una sua prossima tappa sul Lario) all’opera di Fabrizio Musa.