La sostenibilità in architettura: cos’è e come si attua

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RUBRICA ARCHITETTURA SOSTENIBILE – Il primo argomento da trattare in questa nuova rubrica è sicuramente spiegare cosa sia la tanto enunciata sostenibilità ed in particolare, ovviamente, in edilizia. La questione certamente non è semplice e si compone di tante tematiche e diversi piani d’indagine.

architettura_sostenibileCi sentiamo ripetere da anni che il pianeta è troppo inquinato, che lo sfruttamento delle risorse è troppo eccessivo e che dobbiamo cambiare il nostro stile di vita e ridistribuire in modo più equo risorse e ricchezze ma quindi? Sono argomenti già ampiamente trattati e che tutti sappiamo, ma cosa vuol dire trasferire questi concetti all’architettura e alla nostra vita quotidiana?

Secondo la definizione internazionalmente riconosciuta, lo SVILUPPO SOSTENIBILE è “lo sviluppo che risponde alle necessità delle generazioni attuali senza compromettere la capacità di far fronte alle necessità delle generazioni future” (Brundtland, Conferenza Internazionale ONU “ambiente e sviluppo” 1992).

Esiste poi, una norma tecnica, la ISO 15392, che definisce la sostenibilità come una sorta di equilibrio tra l’ambiente, la società e l’economia ovvero comprendendone i tre ambiti in una convivenza armonica e fruttuosa. La sostenibilità ambientale è intesa come la capacità di impiegare e sfruttare ciò che ci offre l’ambiente garantendo qualità e riproducibilità delle risorse naturali mentre la sostenibilità sociale è definita come la capacità di garantire condizioni di benessere quotidiano. La sostenibilità, infine, è anche economica: generare reddito e lavoro, ridurre i costi operativi, ottimizzare il ciclo di vita degli edifici aumentandone il valore di mercato è altrettanto importante e determinante per le scelte operative.

Di sostenibilità si parla in ogni ambito, ma cosa significa questo in architettura?

Saper costruire un’edilizia in grado di soddisfare al meglio i bisogni e le richieste dei committenti senza però dimenticarsi della necessità di farlo senza stravolgere i ritmi e le risorse naturali, senza arrecare danno o disagio agli altri e cercando di inserirsi armoniosamente nel contesto. Per fare questo occorre valutare molti aspetti ed è indispensabile farlo già in sede di progetto coinvolgendo sia i diversi professionisti, che i committenti, che le ditte fornitrici ed installatrici.

L’approccio al progetto per un’architettura che si possa definire biologica (o più semplicemente bioarchitettura) è globale (olistico): oltre alle tematiche tecniche è compreso l’aspetto ambientale così come quello sociale e psico-sensoriale. L’analisi economica e le risposte nel tempo in termini di prestazioni e di valore immobiliare sono, poi, la linea guida nelle scelte tecniche.

Alla base di tutto questo c’è ovviamente sempre l’uomo che, al centro di ogni cosa, deve essere salvaguardato e “coccolato”. Il luogo costruito è importante tanto quanto quello naturale perché ci protegge e soddisfa i nostri bisogni primari e non deve invece essere ostile, inospitale o peggio insalubre. Sotto questo aspetto, molto è stato fatto nei secoli e le normative e le tecnologie moderne ci aiutano nei vari ambiti, ma, spesso, si trascura l’aspetto psicologico delle scelte effettuate e si ignorano certe “controindicazioni” delle tecnologie e dei materiali a disposizione.

L’analisi del sito di costruzione e la scelta della disposizione dell’edificio sul terreno, ad esempio, sono fondamentali per il benessere interno dei futuri occupanti e per ottimizzare e sfruttare le risorse naturali a disposizione. La bioclimatica, così si chiama questa scienza, studia tali tematiche e saperla impiegare nei progetti non è certo un costo aggiuntivo ma solo una qualità in più che certamente dona benessere tangibile a chi ne usufruisce.

L’ambiente, ovvero quello che sta al di fuori dell’edificio, è, poi, “l’altra faccia della medaglia”. Non è logico pensare di avere una casa da sogno collocata in un luogo insalubre… quindi pensare anche all’inquinamento e al rispetto del territorio è basilare e necessario. Questo approccio se dapprima può sembrare una limitazione nelle nostre scelte, è invece la “tattica vincente”: se fai del bene prima o poi ti ritorna! Se non inquino non avrò problemi per avere acqua potabile “a basso costo”,

se riduco la produzione di rifiuti non avrò bisogno di trovare un luogo per le discariche o l’inceneritore.

Progettare con il rispetto della natura in genere e del sito di costruzione è perciò la regola fondamentale che dovrebbe muovere ogni intervento sia nuovo che di ristrutturazione.

L’ambiente è anche il contesto. Un’edilizia sostenibile è rispettosa del luogo e dei suoi abitanti: costruire in modo tale da non “disturbare” chi ci sta intorno e c’è da prima di noi… non solo dal punto di vista urbanistico e naturalistico ma anche estetico.

L’architettura ha il compito di creare sensazioni percepibili: il tatto, l’olfatto, l’udito, la vista di coloro che vivono l’edificio ma anche di coloro che abitano il luogo ove è situato l’edificio. Spesso si pensa che le sensazioni che scaturiscono da un’architettura siano personali ed è ovvio che in parte sia vero, ma per dire che un progetto è davvero riuscito occorre uscire da quella che è una “questione di gusto personale” e vedere la cosa con gli occhi di “chi sta fuori“. Quando l’opera sarà armonica con il contesto e con la natura allora il progetto si potrà considerare riuscito.

E l’economia quando entra in gioco? In ogni momento direi…. Oltre ai nobili concetti che possono muovere ciascuno di noi verso uno stile di vita consapevole, infatti, le ragioni per le quali è necessario sposare e incentivare la politica “bio” sono più pratiche e tangibili. Investire nella sostenibilità in edilizia, infatti conviene: ai cittadini perché è uno strumento per garantirsi una migliore qualità della vita ed un risparmio effettivo delle risorse ambientali, energetiche ed economiche; ai progettisti perché possono offrire maggior qualità del progetto e assicurare che l’edificio si conservi nel tempo; alle imprese di costruzione che, stimolate da una politica incentivante possono restituire qualità e trasparenza al mercato immobiliare oggi terribilmente in crisi; agli enti pubblici che possono calibrare ogni azione di pianificazione nelle trasformazioni territoriali ed edilizie garantendo possibilità di sviluppo a lungo termine. (fonte: convegno Sostenibilità organizzato da ANIT, 2014).

Quello che proporrò nei prossimi articoli è l’approfondimento dei vari aspetti che sono da considerare in fase di progettazione e di realizzazione e che possono guidare i “non addetti ai lavori” nella scelta delle proprie nuove abitazioni, delle ristrutturazioni e migliorie possibili a quelle già esistenti o semplicemente accorgimenti per migliorare il proprio benessere abitativo.

Per scegliere e valutare ci vuole conoscenza e cultura del costruire sia da parte di chi progetta che di chi commissiona e di chi osserva l’opera compiuta! Ed è questo l’intento con cui vorrei soddisfare le vostre curiosità… più si conosce e meglio si può scegliere e giudicare…

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Ing. Elena Formenti
Architettura + Tecnica

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