MANDELLO – Era il 2005 quando la Cemb e la Icma, due tra le più affermate aziende mandellesi, stanziarono nel nome e a perenne ricordo dell’ingegner Luigi Buzzi un importante contributo da destinare all’acquisto – da parte del Cai Grigne – del rifugio Bietti, che per anni era stato gestito da Enrico Comini, tecnico della ditta specializzata nella progettazione e produzione di macchine equlibratrici, e che era stato chiuso in quanto necessitava di ingenti spese per la sua messa a norma.
La sua riapertura, tra l’altro, non rientrava nei programmi del Cai Milano, proprietario di quella struttura posta sotto la Cresta di Piancaformia a una quota di poco superiore ai 1.700 metri e inaugurata come Capanna Releccio nel lontano 1886.
Fu allora che il Cai pensò di acquistare il rifugio ma, non avendo le risorse necessarie per concretizzare quel progetto, tramite il geometra Alberto Venini si rivolse a Elena Bianchi Buzzi, moglie del compianto fondatore della Cemb, che con i figli Silvia e Carlo ben presto comprese l’importanza di rimettere in funzione quello che non era semplicemente un edificio bensì un autentico patrimonio della montagna e di quanti frequentano le Grigne, oltre che un luogo della memoria e della tradizione escursionistica mandellese.
Quello con la montagna era del resto un legame forte per numerosi dipendenti della stessa Cemb e della Icma, a cominciare dall’ingegner Carlo Buzzi, che nella seconda metà degli anni Settanta aveva affiancato il padre nella conduzione dell’azienda, dando impulso a nuovi progetti basati in particolare sulle tecnologie digitali.
Amore per la montagna vuol dire del resto impegno, vuol dire non temere la fatica. E significa altresì perseveranza, spirito di squadra, apprezzare la natura e l’ambiente, oltre alla sempre grande soddisfazione che si prova nel raggiungere la meta.
“E ad amare la montagna – è solita ricordare Silvia Buzzi, alla guida della Icma fin dal 1974 – sono in genere persone di poche parole ma di cuore e di testa, perché con la montagna non si può scherzare. E il cuore e la testa sono le stesse doti che, portate nel mondo del lavoro, possono fare grande un’azienda”.
Il 18 giugno 2006 fu Elena Bianchi Buzzi a inaugurare la targa con la nuova denominazione del rifugio (non più soltanto Bietti, ma appunto “Bietti-Buzzi”) in occasione del “battesimo” ufficiale della ristrutturata “capanna” della Grigna. E ancora dopo quella data furono numerosi i volontari del Cai che lavorando nei fine settimana, tra l’altro con qualsiasi condizione climatica, trasformarono il vecchio rifugio in una struttura accogliente qual è quella che si presenta oggi agli escursionisti che la raggiungono.
Si arrivò così al 2009, esattamente al 4 ottobre di quell’anno, e la Cemb e la Icma organizzarono la prima gita aziendale aperta a tutti i dipendenti (e ai loro familiari) delle due ditte mandellesi, destinazione proprio il “Bietti-Buzzi”.
Da allora l’escursione autunnale a Releccio è diventata una bella tradizione e significativo è ogni volta il momento della messa davanti al rifugio, celebrata nel corso degli anni dal parroco del “Sacro Cuore”, don Pietro Mitta, o dall’arciprete di “San Lorenzo”, don Donato Giacomelli, a loro volta appassionati di montagna.
E’ infatti in quella circostanza che i presenti ricordano con la preghiera chi lavora (o ha lavorato) nelle due aziende mandellesi e in particolare chi non è più con loro (uno fra tutti Carlo Suppi, scomparso nell’aprile 2012, che oltre a essere stato un dipendente della Cemb fu anche presidente del Cai Grigne dal 1991 al 1997).
La bella tradizione si è rinnovata anche quest’anno con una novantina di presenze (il numero di chi per l’occasione sale al rifugio, va detto, aumenta edizione dopo edizione). Vi erano tra gli altri il presidente del Cai Grigne Giancarlo Pomi, dell’ufficio tecnico della Cemb, e l’arciprete don Donato, oltre a numerosi bambini che – sollecitati dallo stesso sacerdote – utilizzando pezzi di legno trovati nei pressi del rifugio hanno formato due croci, poi ingentilite con fiori di montagna e portate all’altare prima dell’inizio della messa.
Dal canto suo la famiglia Nogara, che gestisce il rifugio, oltre all’ottimo e abbondante pranzo non ha fatto mancare neppure quest’anno una squisita torta di ricotta e frutti di bosco. Immancabili, a seguire e fino a pomeriggio inoltrato, i bei canti di montagna, prima dell’arrivederci all’anno prossimo.