LECCO – “Ci sono priorità di criminalità spicciola per le quali la gente di Lecco attende delle risposte: lo spaccio e i furti, soprattutto nelle abitazioni. Legalità e sicurezza sono le due pretese della cittadinanza. Ci tenevo però a spiegare le difficoltà nelle quali noi cerchiamo di dare risposta a queste due esigenze”.
Troppi delinquenti che restano liberi nonostante indagini, arresti e condanne, così il neo procuratore di Lecco, Antonio Angelo Chiappani, giunto in città lo scorso ottobre, ha voluto denunciare quanto sia diventato complesso assicurare alla giustizia soprattutto i delinquenti comuni.
La causa, come spiegato dal procuratore, è da ricercarsi nelle modifiche ad alcuni articoli del Codice Penale che renderebbero più limitata l’emissione di ordinanze di custodia cautelare in carcere.
L’articolo 73 della legge sulla droga non prevedrebbe più tale misura cautelare per il piccolo spaccio di hashish e marijuana, mentre è diventata facoltativa nel caso del piccolo spaccio di oppiacei e cocaina; modificato anche l’articolo 272 comma 2/bis secondo il quale non può essere applicata la misura di custodia cautelare in carcere o gli arresti domiciliari se il giudice ritiene che con la sentenza non possa essere concessa la sospensione condizionale e se il magistrato ritiene che, all’esito del giudizio, la pena detentiva da eseguire non sarà superiore ai tre anni.

“Questo significa che noi non possiamo richiedere misure cautelari se non c’è una previsione di una pena superiore ai tre anni di reclusione – ha sottolineato il procuratore – La gente deve sapere che queste sono le condizioni in cui operano le forze dell’ordine. L’arresto per furto prevede una pena inferiore sia alla sospensione condizionale che ai tre anni di reclusione. Il giudice quindi non può emettere la misura cautelare. Queste sono le condizioni in cui noi cerchiamo di dare risposte alla cittadinanza”.
Le parole di Chiappani hanno introdotto la conferenza stampa in Procura durante la quale è stata presentata un’operazione che smascherato una banda di ladri albanesi (vedi articolo), arrestati dai carabinieri della Compagnia di Merate; arresti che sono stati possibili, come ha sottolineato il procuratore, solo perché si tratterebbe di una serie di furti quelli contestati, alcuni degenerati in rapine, così si è richiesta e ottenuta la misura cautelare in carcere nei confronti di 12 soggetti.
Per evitare che il giudizio mandi a rotoli il lavoro degli inquirenti, Procura e forze dell’ordine hanno quindi cambiato approccio nella lotta alla piccola criminalità: “Operiamo con arresti in flagranza e con processo per direttissima in modo da ottenere delle condanne che un domani potranno essere cumulate e consentire ai soggetti che continuano a delinquere di avere una pena”.
Il nuovo procuratore ha avuto parole di lode per il “sistema” Lecco che lega gli operatori di polizia: “La coesione che qui esiste tra forze dell’ordine mi fa estremamente piacere, c’è un buonissimo rapporto e tutti sono impegnati a lavorare per la legalità e per la sicurezza. Ho notato inoltre con estremo piacere la presenza del prefetto in tutte le iniziative riguardanti la legalità, lo sottolineo perché non avviene lo stesso da in altre province”.

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