MANDELLO – Stessa rotta, stessa origine dell’incendio, stessi porti di accoglienza dei naufraghi. Quanto accaduto domenica nel Mare Adriatico, con il traghetto Norman Atlantic in fiamme e alla deriva verso le coste albanesi, ha riportato d’attualità il dramma verificatosi all’alba del 28 agosto 1971 con il naufragio della “Heleanna”, quando una fuga di gas dai locali della cucina causò un terribile incendio su quella nave in servizio sulla rotta Patrasso-Ancona.
Al momento del disastro la nave, diretta appunto verso Ancona con oltre 1.000 passeggeri a bordo, si trovava 25 miglia a nord di Brindisi e 9 miglia al largo di Torre Canne, nei pressi di Monopoli. L’incendio provocò più di 20 morti di varie nazionalità, tra i quali italiani, francesi e greci, e 270 feriti.
Le fiamme furono domate dopo molte ore e il relitto rimorchiato al porto di Brindisi, dove rimase fino al 1974 prima di essere trasferito ai cantieri navali di La Spezia e demolito.
Su quella nave c’era anche una famiglia di Mandello, quella dell’architetto Ezio Fasoli. E c’era Alis Agostini, figlia dell’indimenticato Duilio Agostini, pilota motociclistico con un palmarès di importanti vittorie (due su tutte: la Milano-Taranto del 1953 e il Gran premio di Francia del ’55) e il cui nome si lega a filo doppio alla Moto Guzzi e al mito della Casa mandellese dell’Aquila.
Alis Agostini qualche tempo fa aveva affidato a un sito web il racconto di quel drammatico naufragio. “Tornavo a casa dopo una vacanza trascorsa con una famiglia di amici – scriveva la mandellese – Manuela era una mia compagna di scuola, nazionale di sci alpino. Suo papà (l’architetto Ezio Fasoli, ndr), amico del mio, molto volentieri aveva acconsentito che io andassi con loro in vacanza a Creta… La vacanza era finita e trovammo un imbarco per il ritorno sull’Heleanna. Noi tre ragazzi grandi – Manuela, suo fratello Davide ed io, che avevo allora 14 anni – ci sistemammo a prua per passare la notte nei nostri sacchi a pelo”.
“Ci svegliammo – così continuava il racconto di Alis Agostini – appena prima dell’alba al suono di una campanella e ci accorgemmo che sul ponte di comando c’era trambusto. Per un attimo ci illudemmo che ci fossero i delfini. Il mare era molto agitato ma nel chiarore dell’alba scorgemmo la terra: l’Italia! Non fu la sola cosa che vedemmo: c’era del fumo che usciva da una fiancata. Andammo a chiamare il resto della famiglia che dormiva in cabina: mamma, papà e i due fratellini più piccoli, Francesca e Bati. Qualcuno, nel salone della nave, era già in piedi e come noi si chiedeva cosa stesse succedendo. Quando tornammo a prua, la voce del capitano invitò tutti alla calma e rassicurò i passeggeri circa il controllo della situazione”.
“Il panico iniziava a serpeggiare – ricordava sempre Alis – e il fuoco aumentava ma il nostro riferimento, la nostra guida, quell’incredibile grande uomo che è il papà di Manuela (l’architetto Fasoli è scomparso nel maggio 2011, ndr) iniziò a cercare i salvagenti per tutti facendo saltare i lucchetti dei cassoni e raccogliendo grosse cime, che poi con altri calava lungo il fianco della nave. Ci teneva tranquilli dicendoci di non preoccuparci e ci intimava di stare a prua e di non cercare di salire sulle scialuppe, che nel frattempo erano prese d’assalto e non riuscivano a essere calate in acqua perché le carrucole erano bloccate”.
Così continuava la testimonianza di Alis Agostini: “Il mare era tempestoso, la terra non si vedeva più, probabilmente quel galantuomo del capitano, che vedemmo abbandonare la nave con altri ufficiali su una delle poche scialuppe funzionali, aveva pensato bene di uscire dalle acque territoriali. Il fuoco aumentava, il nostro capo ci disse che nel caso ci fosse stato uno scoppio non avremmo dovuto temere: la nave si sarebbe inclinata su un fianco e noi allora avremmo iniziato a calarci lungo le funi. Così avvenne… A un tratto qualcuno mi cadde in testa e allora mi lasciai cadere. La prima sensazione, quando toccai l’acqua, fu di benessere. Le onde altissime mi portarono via dai miei amici e incominciai a nuotare cercando di aiutare tre signore piuttosto spaventate. Tutto intorno era l’inferno”.
“Le barche in acqua erano prese d’assalto – aggiungeva la mandellese – e chi era a bordo cercava di allontanare quelli che tentavano di aggrapparsi. Rinunciai a salire su una barca di salvataggio di una petroliera, avevo paura che mi dessero colpi di remo sulle mani. Avevo visto che lo facevano per evitare il rovesciamento. Non mi girai più a guardare l’Heleanna che bruciava. La mia salvezza, dopo circa due ore di mare, fu un peschereccio con un ragazzo bruno che si gettava in mare per salvare noi disperati…”.
Il drammatico racconto di Alis si concludeva così: “Fui salvata, issata a bordo e poco dopo capitolai e incominciai a stare male. Mi portarono in coperta, dov’era il motore. Il meraviglioso ragazzo scendeva ogni tanto per vedere come stessi. Per quanti anni ho pensato di poterlo rintracciare per ringraziarlo, per abbracciarlo, eroico pescatore di vite umane di Monopoli. Arrivammo in porto a Monopoli e da lì un pullman ci portò a Bari in un albergo. La prima sera dormii con due signorine e ricordo molto poco, il giorno successivo uscii e vagai per Bari da sola, in mezzo alla gente che voleva regalarmi vestiti e scarpe. Ero sotto choc e con vistose ferite alle gambe medicate sommariamente. Trascorsi la notte successiva in camera con un ragazzo di 12 anni che nel naufragio mi disse di aver perso i genitori. Il giorno seguente i miei amici mi raggiunsero. Erano stati portati a Brindisi e mi avevano cercata per due giorni negli obitori e negli ospedali della costa pugliese. In treno tornai a Mandello, dove la mia famiglia mi aspettava”.
Alis Agostini nell’agosto 2009 ha ripercorso quella stessa rotta di quasi 40 anni prima. E di quel viaggio scrisse successivamente: “Al ritorno, al mattino verso le 6, vicino alla costa pugliese sono uscita dalla cabina e sono andata sul ponte. Ero sola: per un attimo il mare mi è parso punteggiato di salvagenti arancioni”.
Grazie alla sua testimonianza Alis qualche anno fa aveva conosciuto e incontrato il suo soccorritore, il pescatore di Monopoli Mario Civetta. E insieme, il 7 ottobre 2011, erano stati ospiti di Mara Venier e Marco Liorni alla “Vita in diretta” su Rai Uno.
In Tv Alis aveva detto di non avere mai dimenticato gli occhi di quel giovane, “che erano gli occhi – ebbe a dire – di un angelo”. Poi una dolce carezza a Mario.
In queste ore il drammatico naufragio del “Norman Atlantic” partito da Patrasso e diretto ad Ancona ha riportato d’attualità il terribile incendio di quel giorno di fine agosto del 1971 sulla “Heleanna”, con a bordo la famiglia Fasoli e Alis Agostini.