“Stortura. Perchè l’Italia non sa punire la tortura”, il 3 giugno dibattito pubblico

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stortutura_evidLECCO – Mercoledì 3 giugno, alle ore 21, nella Sala conferenze del Palazzo delle Paure (Piazza XX Settembre, Lecco) ad ingresso libero, Qui Lecco Libera organizza il dibattito pubblico “Stortura. Perché l’Italia non sa punire la tortura ed è incapace di una riforma democratica della polizia. 14 anni dopo la Diaz”.

Siederanno al tavolo dei relatori, Enrico Zucca sostituto procuratore a Genova, pm al processo Diaz; Lorenzo Guadagnucci giornalista, vittima della Diaz; Vittorio Agnoletto medico, già portavoce del Genoa social Forum nel 2001.

“La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”, così Amnesty International definì i fatti del G8 di Genova 2001.

“A quattordici anni di distanza dall’irruzione nella scuola Diaz-Pertini e dalle violenze efferate nella caserma di Bolzaneto – spiegano gli organizzatori di Qui Lecco Libera – il nostro Paese si ritrova ancora disarmato di fronte alla tortura. L’ha denunciato per ultima la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo nella sentenza che, all’inizio di aprile (ricorrente Cestaro), ha condannato l’Italia a proposito dei fatti della Diaz per aver violato il divieto di tortura, scolpito all’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani. Nonostante l’accertamento dei fatti, delle violenze, delle lesioni, degli abusi, dell’omertà dei corpi coinvolti e della costruzione di prove false a carico delle vittime del pestaggio della Diaz, buona parte dei delitti sono caduti in prescrizione. E questo anche perché il codice penale è ancora sprovvisto del reato di tortura che da quasi trent’anni il nostro Paese si è impegnato ad introdurre. La legge approvata alla Camera il 9 aprile scorso -e ora in discussione al Senato- rischia però di essere insufficiente”.

“È necessario continuare a tenere viva la questione – proseguono – interrogandosi sul perché l’Italia non sia capace di punire la tortura e di riformare in senso democratico le forze dell’ordine. Azioni che non farebbero altro che tutelare e aiutare anche la parte sana e perbene di quei corpi. Ecco perché invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare al dibattito”

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