Don Ciotti : “La mafia divide, noi dobbiamo unire”

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Grande accoglienza per don Luigi Ciotti presidente dell’associazione Libera che ieri sera, mercoledì, ha fatto tappa a Lecco per dare il via all’ “Apertura del campo per la Legalità” il primo campo di volontariato e di studio sui beni confiscati alle mafie organizzato in Lombardia dall’associazione Libera (coordinamento di Lecco) e da Legambiente, iniziativa che proseguirà fino al 4 settembre.

Alle 20.45, nei giardini di Largo Montenero si è tenuto un incontro con la cittadinanza e i ragazzi protagonisti del campo di legalità alla presenza del sindaco di Lecco Virginio Brivio, di Galbiate Livio Bonacina, di Valmadrera Marco Rusconi e di Costamasnaga Umberto Primo Bonacina. In un angolo verde dei giardini è stata posta una tenda: la tenda della memoria, per non dimenticare tutte le vittime della mafia. Su un filare appositamente realizzato sono stati appesi dei fogli colorati, uno per ogni vittima innocente morta per mano delle mafie. Don Ciotti ha sottolineato l’importanza della memoria: “La vera memoria non puo’ essere retorica, nnè celebrazione. La memoria è l’impegno di tutti nessuno escluso. Meno parole e più fatti. Ognuno con il proprio ruolo, le proprie responsabilità perchè è il noi che vince. E se non c’è l’umiltà di unire le nostre forze sappiate che la mafia divide, noi invece dobbiamo unire, nella chiarezza e nella trasparenza”.

Don Ciotti ha ripercorso a grandi linee le sue tappe, ricordando i lecchesi Ugo, Cristine e Assunta: “La famiglia che a Lecco ci ha sempre accolto. Lecco è una città che è entrata profondamente nella mia testa e dentro il mio cuore per questi legami e questi affetti anche con altri amici. Qui abbiamo fatto tanti incontri importanti sui problemi delle dipendenze, della droga, dell’aids di quegli anni. E’ stata anche una sfida culturale, educativa e politica per ottenere servizi giusti a favore delle persone in difficoltà”.  Don Ciotti ha poi ricordato come “l’Italia seppur disuguale è sostanzialmente unita e l’associazione Libera attraversa tutto questo nostro Paese”.

Quindi ha impartito una benedizione laica, sottolineando: “Credo che la miglior benedizione debba essere trasversale per chi crede ma anche per chi non crede. Io chiedo per tutti che Dio ci dia una bella pedata  per andare avanti. La pedata di Dio. Abbiamo bisogno di pedate per scuoterci, per non sentirci mai a posto e mai arrivati. Bisogna costruire giustizia e cercare verità. Il 70% dei famigliari delle vittime innocenti di mafia non conosce la verità. Ne conosce solo una parte. Se trovate qualcuno che sulle mafie ha capito tutto, salutatemelo personalmente e cambiate strada peerchè siete sulla strada sbagliata. E la benedizione laica è un minuto di silenzio per ricordare tutte le persone queste persone che sono morte per la libertà e la democrazia del nostro Paese”.

Dopo l’incontro ai giardini, trasferimento in sala don Ticozzi concessa dalla Provincia rappresentata dal consigliere Cristian Malighetti, dove si è svolto il dibattito.

Nell’occasione don Ciotti ha spiegato come Libera e tutte le associazioni che ne fanno parte “non vogliono parlare solo di mafie, ma di legalità; la via maestra attraverso la quale ritroviamo il rispetto per il prossimo, ma anche per l’ambiente”.
Sottolineando poi più volte che la vera battaglia la si gioca sul piano culturale: “Solamente diffondendo la cultura della libertà, del rispetto e della legalità è possibile combattere le mafie e gli atteggiamenti mafiosi”.
Per quanto riguarda Lecco don Ciotti ha dichiarato: “Qui le mafie ci sono state, anche se non c’è ancor oggi territorio italiano che può dirsi esente, tuttavia questa è stata una provincia che ha avuto gli anticorpi e il risultato sono anche i 38 beni confiscati dei quali 19 aziende. Noi però dobbiamo andare oltre la lettura dei giochi criminali mafiosi ma dobbiamo parlare della varie forme di illegalità, di riciclacggio, di corruzione, di evasione, mettendo insieme tutte queste forme di violenza e di ilegalità stando prudenti con i dati, sono circa 560 miliardi di euro. E’ lì che bisogna prendere i soldi per le famiglie italiane, per le politiche sociali e giovanili, per rilanciare il lavoro nel nostro Paese. La lotta contro queste forme di violenza ci deve vedere impegnati tutti. La Corte dei Conti lo scorso anno ci ha detto che la corruzione pubblica, pensate una società che ruba a se stessa, ha pesato sul nostro Paese per circa 60 miliardi di euro”.

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