“Il sogno di un’Italia”, applausi scroscianti a Scanzi e Casale

Tempo di lettura: 2 minuti

scanzi_casale (14)

 

LECCO – Lunghi applausi al Teatro della Società di Lecco, ieri sera, martedì, al termine dello spettacolo “Il sogno di un’Italia” che ha visto in scena il giornalista Andrea Scanzi e il musicista Giulio Casale (regia di Angelo Generali).

 

casale (21)

 

Più di un’ora e mezza di duetto fra i due che narrano il ventennio italiano tra il 1984 e il 2004, alternando testi, video e canzoni.

Si comincia con uno spezzone di una video intervista al regista Mario Monicelli, nella quale ammonisce: “La speranza è una trappola inventata dai padroni… la speranza è una cosa infame, inventata da chi comanda…”.

 

scanzi (8)

 

Si parte da qui.  Sul palco sfilano miti e maestri, figure indelebili ed eroi quasi loro malgrado. Dal sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, dalla promessa fatta e non mantenuta ad Antonino Caponnetto fino al Pantheon di fratelli maggiori che se ne sono andati troppo presto: Massimo Troisi e Ayrton Senna e il Pirata di Cesenatico. In questo “Il sogno di un’Italia”, dal sottotitolo dolentemente jannacciano (“Vent’anni senza andare mai a tempo”), c’è la politica che non riesce più a generare appartenenza e c’è l’arte –musica, cinema, letteratura, giornalismo – che diventa fatalmente politica e dunque forse militanza. Un tempo “ragazzi selvaggi”, ma solo nelle canzonacce dei Duran Duran, i quarantenni di oggi – la generazione di Casale e Scanzi – sognavano il cambiamento e si sono ritrovati prima Berlusconi e poi Renzi. Volevano la rivoluzione, ma solo nelle t-shirt. Cercavano un nuovo centro di gravità permanente, ma – per ignavia o quieto vivere – rischiano di avere inguaiato l’Italia. Uno spettacolo dedicato a chi quegli anni li ha vissuti, ma rivolto anche a coloro che oggi hanno 20-30 anni e si battono per un paese migliore. Ispirato al libro di Scanzi “Non è tempo per noi”, “Il sogno di un’Italia” racconta vent’anni con spirito critico, conservando però il desiderio di una vera e definitiva ripartenza.

Uno spettacolo coinvolgente, a tratti toccante, dove non sono mancate iniezioni di ironia e dove la musica ha fatto da filo conduttore. Applausi.