Il batacchio della 4^ campana più grande al mondo forgiato a Laorca

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I fratelli Melesi titolari della Forgiatura Melesi srl di Laorca (Lecco). Da sinistra, Raffaella, Marco e Luca

 

LECCO – Dalla Valle del Gerenzone, quella che affonda le radici nel ferro, lungo la quale resistono ancora pochissime roccaforti di un passato industriale floridissimo che diede a Lecco l’identità di una “capitale” siderurgica, giunge ancora oggi una piccola, grande, storia legata al ferro.

melesi (11)Protagonista è la Forgiatura Melesi srl di Laorca situata in via Luigi da Porto, a fianco del torrente Gerenzone, sorta nel lontano 1875, poi cresciuta e mantenuta lì, in quel fazzoletto di terra, di generazione in generazione fino ad oggi, che siamo alla quinta, e che stoicamente resiste. Raffaella, classe 1975 con mansioni amministrative, Marco (1979) e Luca (1983) alla forgia, come in un passato non poi così lontano. Con loro quattro dipendenti, tra laminatoio e maglio lo storico Gianni Pastore e Iriarte Serapio, mentre in ufficio con Raffaella ci sono Miriam Melesi e Ivana Invernizzi.

Luca, Marco e Raffaella, sono loro la quinta generazione che porta avanti un lavoro antico, duro, faticoso, ma fatto con una passione smisurata che il compianto papà Enrico ha saputo conferire ai propri figli come a suo tempo fece suo padre con lui e prima ancora gli avi che li precedettero in quella che possiamo definire una vera e propria dinastia di forgiatori.

Ed è proprio dalla Forgiatura Melesi srl di Laroca che, oggi, lunedì, è partito il batacchio della celebre campana dei Caduti, Maria Dolens, che si trova sul Colle di Miravalle a Rovereto (Trento).
Un pezzo unico, interamente forgiato lungo la valle del Gerenzone. Un’opera d’arte d’altri tempi che è stata commissionata ai fratelli Melesi.

Per gli amanti dei numeri, stiamo parlando di quasi tre metri di batacchio in acciaio, 2850 millimetri di altezza per la precisione, dotato di una sfera del diametro di 310 millimetri e con un peso pari a circa 600 chili.

 

 

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E’ stato realizzato da quattro persone in una settimana abbondante di lavoro con un risultato eccellente confermato anche dal tecnico che al termine dei lavori ha effettuato i test con ultrasuoni e magnetoscopio. Quindi la verniciatura, fatta col sorriso da Marco e la soddisfazione di aver fatto uscire dalla propria azienda ancora un altro pezzo di storia. Già, perchè quel batacchio farà suonare in “sì” la quarta campana al mondo per peso tra quelle che suonano a distesa (1^ Gotemba Park in Giapponedi 36 t, 2^ Millenium Bell di Newport negli Stati Uniti di 33 t, 3^ la Petersglocke del duomo di Colonia in Germania di 24 t).

“E’ stato un lavoro duro, impegnativo ma ce l’abbiamo fatta”, spiega con soddisfazione Marco anche a nome dei fratelli Raffaella e Luca.
La conferma della commissione è arrivata solamente due settimane fa. Avuti gli incartamenti Luca e Marco insieme ai loro due dipendenti la scorsa settimana si sono messi al lavoro iniziando a forgiare un pezzo unico di acciaio del peso di 1100 chilogrammi.

 

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“Siamo partiti da un tondo in acciaio in colata continua di una tonnellata e 100 kg di peso – spiega Marco – Per prima cosa l’abbiamo schiacciato perchè la manetta, la parte dove il batacchio viene fissato alla campana, è molto larga. Abbiamo quindi preriscaldato il ferro facendolo diventare quadrato e portandolo a misura della manetta, quindi lo abbiamo segnato a caldo iniziando poi a lavorarlo per tirare tutto resto del battacchio”.
Il lavoro è poi proseguito con la realizzazione di speciali attrezzature: “Abbiamo dovuto creare degli strumenti ad hoc, una sorta di controstampi, per riuscire a fare il tondo della boccia situata in fondo al batacchio. Dopodiché, è stato tirato lo stelo e poi il pennacchio, ovvero la parte finale del battacchio. Finito questa procedura siamo andati in riduzione sulla manetta, l’abbiamo allungata portandola alla giusta misura. Poi abbiamo controllato che il batacchio fosse dritto e che avesse le misure richieste. Alla fine della lavorazione di forgia abbiamo effettuato lo scasso della manetta, quindi sono state raddrizzate le non linearità, infine abbiamo fatto scaldare la boccia in quanto è una parte che ha bisogno di una durezza molto bassa affinchè possa suonare battendo contro la campana”.

 

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Un lavoro durissimo che viene realizzato a temperature che oscillano tra i 900 e i 1250 gradi centigradi con l’acciaio forgiato grazie all’utilizzo di una gigantesca pressa, tecnologia che nel tempo ha sostituito il vecchio e mitico maglio “…in cadenza di Lecco il malleo domator del bronzo tuona dagli antri ardenti; stupefatto perde le reti il pescatore, ed ode”, scrisse Ugo Foscolo nel poemetto incompiuto “Le Grazie”.

Insomma, un lavoro compiuto ad opera d’arte, come si suol dire… Marco sorride e aggiunge: “L’ultimo batacchio che abbiamo forgiato ci è stato commissionato 20 anni fa e fu quello della campana di Czestochowa di Papa Giovanni Paolo II. Ma la curiosità è che il precedente batacchio della campana di Rovereto fu commissionato ancora alla nostra azienda ben 50 anni fa. Allora non fummo in grado di realizzarlo all’interno della nostra ditta, così lo subappaltammo ad un nostro parente. Oggi, dopo mezzo secolo e oltre 2 milioni e mezzo di rintocchi, quel battacchio ha mostrato i segni del tempo e orgogliosamente la nostra azienda è stata ricontattata per sostituirlo con uno nuovo. Ci siamo riusciti e ne andiamo fieri”.
Chapeu!

 

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