LECCO – Il Comune di Lecco mette in vendita un pezzetto della propria storia: oltre al Palazzo di via Roma 51, nel piano alienazioni l’amministrazione inserisce anche tre dei trentadue lavatoi cittadini, quelli di Rancio, Germanedo e Maggianico.
“Il Comune dispone di tanti beni – spiega Corrado Valsecchi, assessore ai Lavori Pubblici – fin troppi, tanto che alcuni di essi giacciono inutilizzati e rischiano di finire nel degrado, bisogna guardare in faccia la realtà”.
Il piano dell’amministrazione Brivio, dunque, è quello di mettere in vendita le proprietà non utilizzate per incassare fondi da destinare a opere e investimenti, come il completamento dei lavori a Palazzo Cereghini, l’ex tribunale, per il quale è previsto un contributo ministeriale di 4 milioni di euro che, se non ci fosse l’adeguata copertura, andrebbe perso. Se dalla vendita del Palazzo di via Roma 51 il Comune spera di incassare almeno 3.1 milioni di euro (anche se lo stesso Valsecchi è cauto e dichiara di “non farsi illusioni” circa la riuscita dell’operazione), l’alienazione dei tre storici lavatoi potrebbe portare nelle casse comunali 50 mila euro.
I ricavati sarebbero certamente utili al Comune, alleggerito nella gestione delle proprie spese, ma l’idea di vendere “un pezzo della storia della città” lascia l’amaro in bocca ad alcuni consiglieri, tra i quali l’ex sindaco Lorenzo Bodega che osserva: “L’ultima volta che si è parlato dei lavatoi lo stesso Appello per Lecco ha portato avanti una battaglia per difenderne il valore storico, mentre ora li inserisce in fretta e furia nel piano delle alienazioni. Si possono trovare altre soluzioni, un esempio è quanto stato fatto per il lavatoio di Bonacina, consegnato agli Alpini che lo hanno trasformato nella loro sede”.
A fronte della critica sollevata, il consigliere di maggioranza Elisa Corti coglie l’occasione per ribadire i vantaggi delle vendite in programma: “Il Comune è stato accusato di voler ‘fare cassa’, ma questo non è il fine ultimo delle alienazioni. Il punto è che i beni che andiamo a vendere non hanno utilità per le amministrazioni, quindi è peggio tenere un patrimonio inutilizzato che venderlo e ricavarne fondi utili”.