Addio, Gigi Alippi. Mercoledì ai Resinelli l’ultimo saluto

Tempo di lettura: 5 minuti
Gigi Alippi, morto a Lecco all'età di 80 anni.
Gigi Alippi, morto a Lecco all’età di 80 anni.

LECCO – Gravissimo lutto nel mondo dell’alpinismo. Poco dopo mezzogiorno di lunedì 28 marzo agli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi di Lecco è morto Gigi Alippi, Ragno della Grignetta.

Nato ad Abbadia Lariana nel 1936, padre di due figli (Moira e Stefano), aveva compiuto 80 anni lo scorso 26 febbraio. Pochi giorni prima, ai Piani Resinelli (dove abitava da sempre), era stato colpito da un malore.

Di lui, sulla Grande enciclopedia illustrata “La montagna” dell’Istituto geografico De Agostini, si legge: “Estremamente attivo negli anni Cinquanta e Sessanta, Alippi ha al suo attivo un notevole numero di scalate in tutto l’arco alpino. Nel suo curriculum figurano quasi tutte le più importanti salite della sua epoca”.

E nel volume dato alle stampe nel 1996 per celebrare i 50 anni dei Ragni “sulle montagne del mondo” Alberto Benini scriveva: “Gigi Alippi entra nel gruppo nel 1966, ma a quella data ha già al suo attivo un curriculum alpinistico di elevato valore, che lo lega in modo più considerevole alla generazione precedente. È stato uno degli artefici della vittoria sul McKinley e nella sua attività spicca la prima invernale della via Bonatti al Capucin”.

Gigi Alippi, già, un grande dell’alpinismo. Non soltanto per le sue imprese sulle pareti di mezzo mondo ma anche per il suo modo dapprima di intendere e di “interpretare” l’alpinismo e poi di raccontarlo alle nuove generazioni. L’ha fatto in più occasioni. E l’aveva fatto anche nel suo libro presentato al “Palazzo delle paure” di Lecco nell’ambito dell’edizione 2014 di Immagimondo, introdotto dal sindaco Virginio Brivio.

“Siamo orgogliosi di avere con noi Gigi Alippi – aveva detto il primo cittadino – e di constatare che nel suo libro ha messo nero su bianco i suoi pensieri. Le cose pensate e raccontate a distanza di anni da quando sono accadute sono le più vere e hanno anche la saggezza dell’età. Ecco perché dico che questo libro non è arrivato tardi ma al momento giusto”.

 

Gigi Alippi con Renato Frigerio.
Gigi Alippi nel 2014 con Renato Frigerio.

 

È in effetti un bel libro, quello di Alippi. Si intitola Il profumo delle mie montagne e si deve alla Alpine Studio Editore di Andrea Gaddi. A realizzarlo, con il Gigi, era stato Marco Valentini, che fu prefetto a Lecco dal 2010 al 2012 e che ne ha curato la prefazione.

“C’è qualcosa di diverso in questo libro rispetto ad altre pubblicazioni – aveva affermato Valentini – innanzitutto perché si è in presenza di una biografia intima di questo grande alpinista, che parla con se stesso prima ancora che con i lettori. Poi perché non è un libro di ricordi ma di emozioni e di affetti, che in quanto tali non possono essere visti al passato”.

“È un libro che “produce” cultura – aveva aggiunto l’ex prefetto – attraverso il racconto delle esperienze più significative della sua vita. E “produce” cultura anche per la capacità di Alippi di avere uno sguardo che si apre agli altri e perché lui sa ammettere, raccontandole, pure le rinunce e le sconfitte”.

Gigi-Alippi (6)E lui, Gigi Alippi, guida alpina, prendendo la parola non si era smentito. Per prima cosa aveva infatti ricordato chi lo aveva aiutato nella realizzazione del libro, a cominciare da chi non c’era più. “Devo molto ad Ambrogio Bonfanti – aveva detto – che mi ha incitato a scrivere e che aveva ospitato qualche mio intervento anche sul Notiziario della Sel. E ringrazio Renato Frigerio, il più preparato tra gli storici della montagna, e Pinuccio Castelnuovo, col quale ho fatto una spedizione indimenticabile in Patagonia a metà anni Ottanta”.

Aveva poi citato il mitico “Bigio”, ricordando una frase che Carlo Mauri era solito ripetergli, rigorosamente in dialetto: “Mi diceva sempre che noi l’Università la facciamo sui marciapiedi, a differenza degli altri che la studiano sui libri”.

Poi un simpatico aneddoto. “Tutti noi – ha affermato – ci siamo innamorati e sappiamo che prima arriva l’infatuazione. Ebbene, Cesare Giudici era mio amico e ha indossato prima di me il maglione rosso dei Ragni. Io vedevo che quel maglione attraeva le ragazze e allora mi sono detto: “Ci provo anch’io a indossarlo”.  Qualche tempo dopo ero sul Grand Capucin e lì ho capito cos’era l’alpinismo”.

Quindi spazio ad altri ricordi, ad altre considerazioni. “Prima di addormentarmi – aveva detto Alippi – ancora adesso rivedo il Gigi poco più che ventenne che scende dalla cima del McKinley e arriva sfinito al secondo campo dopo aver ceduto i suoi scarponi a Jack Canali che aveva i piedi congelati. Rivedo le cadute lungo quella stessa discesa. E poi penso al Cerro Torre, dove accadeva di vedere tutte e quattro le stagioni in una sola giornata. O ancora all’Antartide, quando Renato Cepparo  imprecava perché non riusciva a mettersi in contatto con noi…”.

Il McKinley, si è detto. E nel libro c’è tutto il diario di Gigi Alippi riferito proprio a quella spedizione. “Sono contento di averlo pubblicato – aveva detto – perché io credo nella storia ma a un’unica condizione e cioè che sia vera”.

Di Alippi e del suo alpinismo avevano parlato successivamente Renato Frigerio (“sono gli alpinisti come lui a portare il nome di Lecco in giro per il mondo e non a caso per lui tutti hanno fatto il tifo ogni volta che partiva per scalare una montagna o per una spedizione”) e Pinuccio Castelnuovo. “È stato un riferimento per molti di noi – aveva spiegato l’ex presidente dei Ragni della Grignetta – e per tanti è stato come un padre. Non è mai stato geloso delle sue imprese e ha saputo sempre valorizzare i giovani e dare loro fiducia, con in più il pregio dell’umiltà e della generosità”.

I funerali di Gigi Alippi si svolgeranno mercoledì 30 marzo alle ore 15 ai Piani Resinelli.