TORRE DE BUSI – Incastrato dalle impronte digitali, ritrovate sulla scena del crimine: le tracce dattiloscopiche sarebbero una delle prove che i carabinieri hanno raccolto nei confronti di Roberto Guzzetti, classe 1957, residente a Lecco, sul viale Turati, presunto assassino dell’87enne di Torre de Busi, ritrovata morta lo scorso 11 giugno nella sua abitazione in località Sogno.
Quattro le impronte, che si sono rilevate poi fondamentali per la risoluzione del caso, lasciate dall’uomo sul luogo del delitto, due digitali e due palmari, rinvenute sulle macchie di sangue sopra la tovaglia, di tela cerata, del tavolo della cucina sul quale è stata ritrovata riversa la vittima.
I Carabinieri, che hanno condotto le indagini, sono arrivati a lui dopo aver sentito parenti e vicini di casa della vittima, che hanno raccontato di precedenti liti, a quanto sembra, per futili motivi di vicinato, che non avrebbero, però, mai fatto ipotizzare un fatto così grave.
Roberto Guzzetti, come dichiarato dal sostituto procuratore Paolo Del Grosso è stato fermato nella tarda serata di mercoledì e giovedì mattina è comparso in udienza davanti al GIP Massimo Mercaldo, ora in procinto di custodia cautelare in carcere. “Le indagini sono iniziate celermente e senza trascurare niente, ci siamo subito concentrati sui personaggi di maggiore interesse investigativo” ha commentato Del Grosso, sottolineando come la conformazione del luogo e la dinamica spingessero a ritenere poco probabile un delitto a scopo di rapina.
Guzzetti, nel corso del secondo interrogatorio, dopo aver negato qualsiasi contatto con la donna, ha ritrattato, incalzato dagli inquirenti, inventando una ricostruzione “del tutto fantasiosa”, come l’ha definita lo stesso comandante provinciale dei Carabinieri, Rocco Italiano, raccontando di essere stato chiamato dalla vittima con la scusa di alcune riparazioni idrauliche per poi essere oggetto di avance, anche a scopo sessuale, da parte della signora Adeodata, che poi, presa da un raptus avrebbe cominciato a inferirsi dei colpi con un’arma da taglio. L’interrogato ha fornito volontariamente le proprie impronte, inviate in tempo reale ai RIS di Parma, che altrettanto velocemente, hanno mandato riscontro positivo della completa compatibilità con quelle rilevate.
Un lavoro a tappeto, quanto dettagliato, svolto in équipe, gli inquirenti hanno, infatti, prelevato le impronte di tutti gli abitanti di Sogno e sentito una ventina di persone tra parenti e residenti.
La vittima Maria Adeodata Losa, 87 anni, morta nel primo pomeriggio del 9 giugno, “il delitto ha una connotazione di escalation terribile, per coltellate e lesioni, anche l’aver aperto tutti i rubinetti del gas avrebbe potuto portare a un’attività distruttiva” ha dichiarato il procuratore, Antonio Chiappani.
Tra le varie ipotesi gli inquirenti avevano preso in considerazione anche le indiscrezioni riguardanti la possibile di esistenza di un figlio segreto della vittima, così come era trapelato nelle scorse settimane.
“Voglio manifestare l’orgoglio per la brillante soluzione del caso e dell’eccezionale lavoro di squadra coordinato dalla procura, si restituisce la calma e la tranquillità agli abitanti di Sogno” così Rocco Italiano, che chiude il triste capitolo che ha scosso la frazione montana.
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