RUBRICA – Cari amici, questo clima afoso di inizio luglio non concilia con i grandi vini strutturati e potenti, quindi sto orientando le mie scelte su una gamma di vini bianchi sapidi, profumati ed equilibrati come ad esempio il Lugana.
Questo vino bianco prodotto nella zona meridionale del lago di Garda, tra le province di Brescia e Verona, da diversi anni è in continua ascesa nelle preferenze e nei consumi ed ha anche superato in modo più che dignitoso l’annata 2014 definita “horribilis” in svariate zone del triveneto.
Il Lugana è un “monovitigno” ottenuto col Trebbiano di Lugana, chiamato anche Turbiana o Trebbiano di Soave ed è disciplinato da una D.O.C. dal lontano 1967 che ne prevede anche le versioni Superiore, Riserva, Vendemmia tardiva e Spumante. Pur chiamandosi Trebbiano, quest’uva ha poco a che vedere con le diverse omonime varietà del centro-sud d’ Italia come il “Bombino” in Abruzzo o il “Procanico” Toscana, sembra invece provata dalle moderne analisi genetico-molecolari l’analogia con l’amato Verdicchio, col quale condivide la versatilità per le varie tipologie e la potenziale tenuta all’invecchiamento.
La pianta ha buona vigorìa, fornisce una produzione non troppo abbondante ma piuttosto regolare; per il nostro Lugana sono consentiti fino a 115 Q.li / Ha, con una resa massima uva-vino del 70%.
Il territorio è per circa un terzo nel Bresciano (Lugana è una frazione di Sirmione) e per i rimanenti due terzi in Veneto soprattutto nei territori circostanti Peschiera del Garda. I terreni sono di diversa matrice anche a pochi chilometri di distanza , passando da zone moreniche e sassose ad altre argillose che si compattano nei periodi siccitosi e diventano fangose quando piove o anche parzialmente sabbiose nella parte collinare .
Quindi avremo vini con differenti sfumature aromatiche, sapidità e struttura derivanti dai vari suoli di giacitura dei vigneti. Il mercato offre una vasta gamma di Lugana di livello dignitoso a prezzi abbordabili, a volte un po’ troppo alti perché è “vino di moda”, fra cui fanno spicco marchi storici come Cà dei Frati, Zenato, Avanzi, Provenza Cà Majol, Otella, ma ogni anno si scopre qualche prodotto altrettanto interessante come Olivini, Roveglia, Perla del Garda ed altri ancora.
Vini assai piacevoli ed equilibrati da bere giovani ma che possono riservare sorprese anche dopo alcuni anni di bottiglia, adatti ai classici antipasti all’italiana e ai pesci di lago come persico e lavarello.
Il mio ideale di Lugana è il “S.Cristina” Vigneto Massoni di Zenato esempio di tipicità e costanza nelle annate che si susseguono ed anche il 2015 non si smentisce… anzi!
Ancora tutto tutto da scoprire è il panorama dei Lugana “superiore” e “riserva”, rispettivamente uno e due anni d’invecchiamento obbligatorio, che acquisiscono col tempo maggior complessità, rotondità, morbidezza.
Recentemente ho assaggiato il superiore “Brolettino” Cà dei Frati e la riserva “Sergio Zenato” e devo dire che non hanno niente da invidiare ad alcuni blasonati bianchi friulani, atesini o marchigiani anche se viene leggermente penalizzata la tipica fragranza del Lugana giovane.
Per quanto concerne la versione spumante c’è da dire che risente un po’ troppo della vicinanza con la Franciacorta (che ha puntato tutto sulle bollicine) ma ci sono dei prodotti interessanti sia Metodo Classico che Charmat ed il vitigno si stà rivelando particolarmente adatto alla spumantizzazione conservando un bel timbro varietale.
Notevoli gli ultimi due metodo classico degustati, il millesimato di Cà Majol ed il Pas dosè di Zenato; in passato ricordo la “Couvè de Frati”, le bollicine di Olivini ed anche lo Charmat lungo Le Morette.
Chiudo in dolcezza con “Tre Filèr” di Cà dei Frati e “Rigoletto” di Zenato due vendemmie tardive da manuale che consiglio vivamente di abbinare alla nostra inarrivabile produzione casearia, in particolare all’eccellente caprino fresco “Caprissima” di Carozzi assaggiato qualche giorno fa in una splendida degustazione di sette vini bianchi organizzata dalla Consulta Alimentazione del Comune di Valmadrera con cui collaboro spesso e volentieri.
Si deve per forza ….. assaggiare per credere
Roberto Beccaria
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