COMO – Dopo il mais e i campi a fieno, i cinghiali lanciano l’assalto anche alle coltivazioni di mirtilli, una delle ‘nuove colture’ che sta avendo maggior successo nelle province lariane, dove l’ettarato è quadruplicato in meno di 10 anni, soprattutto grazie all’impegno dei giovani produttori. Lo denuncia la Coldiretti.
“Il loro sogno, però, rischia di trasformarsi in un incubo se i cinghiali continueranno a provocare disastri a ripetizione” anticipa il presidente della Coldiretti inteprovinciale di Como Lecco Fortunato Trezzi che, unitamente al direttore Raffaello Betti, sta monitorando direttamente la preoccupante escalation di invasioni che gli ungulati stanno compiendo nei campi agricoli delle due province.
Comprese, appunto, le colture di mirtillo: l’ultimo episodio è avvenuto la notte scorsa a Tremezzina, sul lago di Como, nell’azienda di Cristina Zanotta: metà piante sono andate distrutte, con 400 kg di mirtilli persi, quasi metà raccolto. Tradotto in cifre, è possibile stimare danni per almeno 5000 euro, se i mirtilli fossero stati venduti freschi, o addirittura di 15.000 se trasformati in succo.
“Un vero disastro” dice Zanotta. “In dieci anni non era mai successo di perdere così un raccolto, anche se una prima avvisaglia c’è stata lo scorso inverno, con una prima invasione di ungulati che strapparono quattro piante: ungulati che sono aumentati a dismisura nel nostro territorio, come dimostrano i sempre più frequenti avvistamenti che noi stessi possiamo testimoniare”.
La scelta di coltivare i mirtilli nasce appunto, per Cristina Zanotta, nel 2006: una coltura innovativa da affiancare allo storico allevamento di vacche da latte, per diversificare l’attività di impresa puntando su un ambito totalmente diverso.
Non è stata la sola: “Il primo impianto sperimentale lombardo fu realizzato nel 1973 proprio in provincia di Como, a Cantù” spiegano Trezzi e Betti. “Da allora è stato un continuo crescendo”.
In meno di un decennio la superficie dedicata alla coltura dei mirtilli in provincia di Como ha visto un autentico boom, dai 45.600 del 2006 ai 211.900 mq del 2015, con una crescita di 166.300 mq; bene anche Lecco, dai 22.000 del 2006 ai 53.900 del 2015: 31.900 in più.
“Proprio le scorse settimana Coldiretti ha lanciato l’hastag #bastacinghiali ed evidenziato un problema che, anche a livello nazionale, è ormai insostenibile. E il direttorio ne è direttamente interessato, se pensiamo che sulle strade extraurbane delle due province ben 1 incidente su 6 è provocato dai selvatici – soprattutto cinghiali, ma anche cervi e altri animali”. Inoltre, nel Comasco si verificano in media oltre 100 attacchi in un anno alla zone agricole, mentre nel Lecchese si sfiorano i 150 e per entrambe le zone nel 65% dei casi di tratta di incursioni di cinghiali, che devastano le colture e rivoltano il terreno. Sono animali molto prolifici – spiega Coldiretti – e l’opera di limitazione della popolazione per adesso ha dato scarsi risultati, visto che in tutta Italia avrebbero raggiunto il milione di capi.
“L’escalation dei danni, degli incidenti e delle aggressioni (che in Italia hanno causato, purtroppo, anche delle vittime) è il risultato della incontrollata proliferazione degli animali selvatici, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città, conquistando addirittura la capitale Roma: si stima che il numero dei cinghiali presenti in Italia abbia probabilmente superato il milione”.