LECCO – Sono anni che il depuratore di Lecco attende una soluzione, quasi quaranta: già negli anni ’80, solo un decennio dopo la sua realizzazione, ci si era resi conto della necessità di intervenire con adeguamenti, eppure un progetto era già stato predisposto negli anni ’90, un piano di ampliamento della struttura rimasto bloccato per un ricorso nei confronti dell’impresa che si era aggiudicata l’appalto, presentato dall’azienda arrivata seconda a quella gara. Solo nel 2012 la giustizia amministrativa ha dato ragione alla ditta vincitrice. Nel frattempo la competenza sul depuratore è recentemente passata di mano dal Comune all’ATO, l’Ufficio d’Ambito.
E’ stato il sindaco Virginio Brivio, giovedì sera, a ripercorrere la storia travagliata dell’impianto di depurazione del Bione rispondendo ad una richiesta di chiarimenti presentata dall’ex primo cittadino Lorenzo Bodega in commissione. “Che intenzioni ci sono? – ha chiesto Bodega – abbiamo atteso già troppo perché si risolvesse il contenzioso, ora siamo nel 2016, sono passati altri anni e non vorrei ne passassero altri 10 o 15 prima di risolvere la situazione”.
Se così fosse, non sarebbero certo contenti i residenti della zona (senza dimenticare passanti e utilizzatori della vicina ciclabile) che, soprattutto nei periodi caldi, sono costretti a tapparsi il naso per gli odori che si sprigionano dall’impianto a causa del sovraccarico di acque da depurare.
La struttura era stata infatti calibrata per una popolazione di 40 mila abitanti, Lecco ne conta circa 48 mila, e negli ultimi anni si è intervenuti attraverso il dosaggio di alcuni additivi e con sistemi di nebulizzazione che impediscono il diffondersi del puzzo nell’aria.
Il progetto presentato negli anni ’90 prevedeva di incrementare verticalmente l’attuale impianto, rendendolo sufficiente per una popolazione di 70 mila abitanti per un importo di realizzazione di 10,5 milioni di euro.
L’intervento prevedrebbe però l’utilizzo di una tecnologia ormai superata, che porterebbe a raddoppiare i consumi di energia, oggi stimati in 400 mila euro l’anno. A riferirlo , intervenendo in Comune, è stato Lellio Cavallier, presidente di Lario Reti Holding, società che si dovrà fare promotrice della messa a nuovo del depuratore.
“La soluzione ideale – ha sottolineato Cavallier – è quella di trovare una nuova area dove realizzare un nuovo impianto, che potrebbe tradursi in un investimento di 35 o 40 milioni di euro. Non avremmo problemi a finanziare l’operazione. La valutazione politica – ovvero se intervenire sull’attuale depuratore o realizzarne uno nuovo- è vostra” ha riferito il presidente di LRH rivolgendosi agli amministratori comunali.
Nel 2013 l’ex assessore all’Ambiente, Vittorio Campione, aveva ipotizzato il trasloco del depuratore sul vicino terreno del Polo Logistico, oggi nelle disponibilità del Centro Interscambi Merci Lecco che ha rilevato le quote di Comune e Provincia, dismesse da entrambi gli enti sempre nel 2013.
“Oggi esiste la possibilità di costruire impianti moderni con vasche che possono essere coperte” ha ricordato Cavallier, consentendo quindi di sfruttare anche l’area il terreno sovrastante per altri scopi. Un ostacolo è però rappresentato dal vincolo di non edificabilità, per un’area di 100 metri, che il depuratore porta con sé, per la quale però potrebbe essere chiesta una deroga alla Regione.
“Garantire alla città il depuratore di cui necessita è un obiettivo importante dell’amministrazione – ha rassicurato il sindaco – Si tratta di un investimento notevole e l’ampliamento potrebbe comportare tempi lunghi e disfunzioni. Valuteremo le aree pubbliche esistenti”. Un approfondimento che, ha fatto sapere il sindaco, potrebbe concludersi tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo.
Un’altra tematica connessa, nel vero senso del termine, al depuratore è la divisione tra acque bianche e reflue che oggi convogliano entrambe all’impianto di via Buozzi. Un problema sollevato in aula dal consigliere leghista Stefano Parolari e da Massimo Riva dei Cinque Stelle. Quest’ultimo ha chiesto se non fosse sufficiente procedere alla separazione delle due tipologie di flussi per evitare pesanti investimenti pubblici sul depuratore.
“Ove ci sono lavori stradali, stiamo già procedendo a questa separazione – ha risposto il presidente di LRH – le fognature miste sono un problema purtroppo diffuso su tutta la provincia. Il depuratore di Lecco, però, lavora al limite delle sue forze”.