La gioia di Yoni e la sua storia: “Ora sono un cittadino italiano”

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Al centro Yoni Cerron insieme ai familiari e al sindaco di Torre de Busi nel giorno del conferimento della cittadinanza
Al centro Yoni Cerron insieme ai familiari e al sindaco di Torre de Busi nel giorno del conferimento della cittadinanza

 

TORRE DE BUSI – Sono passati sedici anni dal suo arrivo in Italia, anni difficili, trascorsi alla ricerca di una stabilità economica che potesse consentirgli di portare qui la sua famiglia, tra speranze e sacrifici che alla fine lo hanno premiato:  questo lunedì è stato un momento di vera festa e commozione per Yoni Luis Cerron  che ha ottenuto la cittadinanza italiana.

La cerimonia è avvenuta in municipio a Torre de Busi, paese dove il 33enne di origine peruviana si è trasferito insieme alla moglie Patrizia Maria e i suoi due figli, Francesco Giuseppe e Anlahly Francesca, coronando il sogno di una casa tutta loro.

Non è stato facile arrivare a questo lieto epilogo, ce lo ha raccontato lui stesso poche ore prima che il sindaco Ninkovic gli conferisse il titolo di cittadino italiano.

“Sono necessari dieci anni di residenza in Italia per poter presentare la richiesta, è complicato, ci sono diversi requisiti a cui attenersi, bisogna presentare la documentazione a Roma, oggi con la situazione dei migranti stanno dando preferenza a queste persone, c’è voluto del tempo. E’ dal 2012 che attendevo la risposta”.

Un momento della cerimonia in Comune

Ma le difficoltà a cui alludevano non sono quelle legate ai tempi della burocrazia, bensì all’esperienza di chi lascia la propria terra in cerca di un nuovo futuro, per lui e per i propri cari, è la vita da migrante.

“Sono il secondo di quattro figli, due fratelli e quattro sorelle, vivevamo nella zona di Huancayo, sulle Ande. Mia madre è stata la prima a raggiungere l’Italia, dopo la morte di mio padre. Di noi si occupavano i nostri nonni materni, ci hanno dato sostegno non solo economico, si sono presi cura di noi in tutto. A soli 14 anni, pur studiando, ho iniziato a lavorare, la mia futura moglie aspettava il nostro primogenito, dovevo mantenere quella che sarebbe diventata la mia famiglia. Lavoravo nella farmacia dei miei suoceri, facevo il magazziniere. A 17 anni, dopo la nascita di Francesco e dopo essermi sposato, nel 2001, ho raggiunto mia madre in Italia”.

Una foto del matrimonio di Yoni e Patrizia

La donna aveva trovato un impiego come badante presso una famiglia di Milano: “Le hanno aperto le porte e sono stati generosi con lei fino all’ultimo giorno, quando sono mancati il nonno e la nonnina ai cui badava. Hanno ospitato anche me in quel periodo. Il mio primo lavoro in Italia è stato in un ristorante di Bresso come aiuto cuoco, ero ancora minorenne e non avevo un contratto a tempo pieno, allora compensavo facendo qualche ora anche da Mc Donald’s a Milano. Intanto cercavo una casa in affitto per non disturbare ulteriormente mia madre e i due anziani”

A Milano, però, gli affitti erano troppo alti: “Ho una zia che abita qui nel lecchese, dove i canoni sono decisamente più accessibili. Prima di trasferirmi ho trovato lavoro in Valsassina, a Cremeno in un’azienda metalmeccanica. A quel punto ho avviato le pratiche per il ricongiungimento familiare”.
Erano tre anni che Yoni e Patrizia non si rivedevano, l’occasione è stata il viaggio di lui in Perù per consegnare la documentazione necessaria affinché la moglie potesse raggiungerlo in Italia. Una gioia durata purtroppo poco: Patrizia, non riusciva a trovare un lavoro duraturo in Valsassina, e così la coppia ha deciso di far tornare in Perù il piccolo Francesco e Anlahly che nel frattempo era venuta alla luce.

Yoni insieme ai suoi familiari, un’altra immagine della cerimonia in comune

 

“E’ stata molto dura, un periodo che non dimenticherò mai – ci dice Yoni – devo ringraziare il padre di mia moglie che li ha ospitati in Perù. Abbiamo fatto tanti sacrifici ma non sono bastati, li è arrivata nostra decisione di lasciare Valsassina e cercare un lavoro sul lago”.

La coppia si trasferisce ad Abbadia ed entrambi trovano alla Gilardoni Vittorio. “A quel punto abbiamo potuto riabbracciare i nostri figli, riportarli da noi. Colpa della crisi, però, Patrizia è rimasta di nuovo senza lavoro ma grazie al Signore, ha trovato un impiego part-time al Mc Donald’s di Garlate. Oggi la Gilardoni l’ha ripresa e così’ fa mezza giornata al fast food e l’altra in ditta”.

I festeggiamenti e la torta confezionata per l’occasione

 

Sicuri  delle loro entrate economiche, la famiglia Cerron ha potuto acquistare una casa tutta per sé, nel comune di Torre de Busi. Ed eccoci quindi al giorno più bello, quello di lunedì, quando Yoni è finalmente diventato cittadino italiano a tutti gli effetti, il giuramento in Comune e poi la festa con i familiari e gli amici che gli hanno fatto preparare per l’occasione una torta ‘tricolore’

“Provo un’allegria immensa – ci racconta – ringrazio tutti quelli che ci hanno aiutato in questi anni, grazie a loro abbiamo potuto essere felici. L’Italia mi ha aperto sempre le porte e oggi mi concede di diventare un cittadino vero, i nostri sacrifici non sono stati per nulla sprecati, oggi mi considerano un italiano in più”.