BELLANO – Una targa che ricorderà per sempre il sacrificio di un giovane agente, scomparso in servizio compiendo il suo dovere, un poliziotto ma anche un giovane padre, un collega e un amico: a Francesco Pischedda, 28 anni, è stata intitolata venerdì mattina la sede della sottosezione della Polizia Stradale di Bellano.
In questa giornata significativa, ha voluto essere presente ancora una volta il prefetto Franco Gabrielli, capo della Polizia di Stato, tornato in mattinata sul lago, ad un anno esatto dai funerali, che si erano svolti a poche ore da quei tragici fatti.
Accompagnato dal questore di Lecco, Filippo Guglielmino, al suo arrivo è stato accolto da un picchetto d’onore, dal comandante regionale e provinciale della Polizia Stradale, Roberto Campisi e Mauro Livolsi, dalle autorità istituzionali e i rappresentanti delle forze dell’ordine. Con un affettuoso abbraccio Gabrielli ha salutato i famigliari dell’agente scomparso, originari della Sardegna, papà Giovanni e mamma Diana con Valentina, sorella di Francesco, la zia e la nonna Elvira.
“La Polizia Stradale è la specialità che conta un decimo della nostra forza e la stessa che ha donato il 50% delle sue vite al servizio del Paese, al servizio di uno dei diritti costituzionali fondamentali, quello di circolare liberamente sul territorio dello Stato” ha ricordato Gabrielli intervenendo durante la cerimonia.
Sono due gli agenti morti sulle strade della Lombardia durante il loro lavoro nel 2017, insieme a Pischedda anche all’assistente capo Giuseppe Beolchi, a Gardamiglio nel lodigiano. Lo ha sottolineato il comandante Campisi ricordando quella sera del 3 febbraio, “e la radiocronaca infinita con dott. Livolsi che mi teneva informato di quanto accadeva. Desideravamo tanto che quella radiocronaca finisse con una vittoria per Francesco, anche ai tempi supplementari, ai rigori. Della notte, invece, ricordo la disperazione del medico del pronto soccorso che nell’abbracciarmi diceva di aver fatto di tutto quello che poteva per salvarlo”.
“A chi mi chiede quale sia stato il momento più difficile, di sconsolazione, nella mia esperienza da sindaco, non posso che dire sia stata la giornata 3 febbraio, una data che non scorderò facilmente – ha spiegato il sindaco di Bellano, Antonio Rusconi, presente alla cerimonia insieme al sindaco di Colico, Monica Gilardi e ad altri amministratori, con il Comune di Lecco rappresentato dall’assessore Corrado Valsecchi – saputo della tragedia, ho guardato il tricolore cercando un senso a quanto accaduto. Un poliziotto è morto facendo il proprio dovere, era anche il padre di una bambina. Il lutto cittadino è stato un segno di vicinanza e riconoscenza della nostra comunità al vostro lavoro”.
Un lavoro “silenzioso” quello della Polstrada, “tanti giovani, come lo era Francesco, quotidianamente sono impegnati in ogni angolo d’Italia per garantire la sicurezza sulle strade. Un lavoro che definirei notturno – ha suggerito Campisi – 24 ore al giorno per i ragazzi di Bellano, che qui operano soprattutto nelle gallerie in cui si snoda la Statale 36, al buio, in condizioni difficili. Loro questo lavoro lo fanno quotidianamente e in modo affidabile”.
Il pensiero va ai colleghi di Francesco Pischedda, alla cerimonia c’erano anche i due agenti che lo accompagnavano quella tragica sera. “Sono qui a ricordare la bella persona che sei, il tuo coraggio e la tua determinazione, la tua forza e il tuo altruismo. Nessuno mai avrebbe pensato che saresti diventato un angelo prima di tutti noi” lo ha ricordato in una lettera l’amico, l’agente scelto Giuseppe Virgilio (QUI IL TESTO COMPLETO).
Valentina Pischedda, insieme al prefetto Gabrielli, ha rimosso il velo purpureo, svelando la targa riportante il nome del fratello, che da oggi capeggerà all’ingresso della sede della Polstrada di Bellano, “così come una casa accogliente, con un nome e un cognome”. Ma la memoria del giovane agente è impressa anche nel bellissima opera realizzata all’interno della caserma dall’artista Afran, presente anch’esso alla cerimonia insieme a don Agostino di Casa Don Guanella.
“Invito tutti noi, nei momenti di difficoltà, quando gli sforzi che compiamo non corrispondono al risultato voluto, vi invito a pensare ai colleghi che non ci sono più ed hanno lasciato un vuoto enorme primariamente nei loro affetti – ha concluso Gabrielli ringraziando anche Anas per la sua collaborazione nell’attività di tutti i giorni – da tutti siamo riconosciuti come dei compagni di strada, con la nostra umanità. La vicinanza e l’affetto che ci vengono restituiti sono la testimonianza più tangibile del lavoro che svolgiamo”.