ABBADIA – Alla sua inaugurazione, nell’aprile dello scorso anno, ben 600 persone l’avevano visitata per la prima volta, se ne sono contate più di 3500 in tutta l’estate, fino alla chiusura invernale, 1500 quelle già tesserate all’associazione: ora, la Casa Museo di Rosario Mele si prepara non solo alla riapertura, ma ad un vero e proprio rilancio.
Con oltre 1500 opere già esposte, altrettante ancora da catalogare, Abbadia e tutto il territorio hanno scoperto un piccolo e grande tesoro lasciato alla comunità da un artista, originario di Napoli e lecchese d’adozione, che ha saputo valicare i confini dell’arte e quelli locali, collaborando con i nomi noti dell’arte mondiale.
Già nell’apertura straordinaria del prossimo 11 febbraio, in occasione della Festa di Sant’Apollonia, saranno ammirabili alcuni dei disegni collezionati da Mele nei suoi viaggi e a lui donati da artisti del calibro di Mirò, Marc Chagall e Victor Brauner.
Ma è il suo corposo e singolare lavoro artistico, iniziato fin dal 1939 e continuato fino alla sua scomparsa nel 2011, a rivestire ogni spazio di quella casa affacciata al lago ad Abbadia, dove ha vissuto per 30 anni insieme alla moglie Emma Molinari, diventata un santuario laico alla memoria di Mele e della sua visione artistica.
Un’arte surreale fatta di simboli e contaminazioni culturali: “Tutto ha un potere energetico, una consapevolezza, gli aspetti del carattere che ogni uomo ha dentro di sé, lo Yin e lo Yang, sono rappresentati nelle opere di Mele, criptati nella simbologia, nelle figure che attingono dalla cultura tibetana, del Mali e dell’Angola, ma anche nella cultura anglosassone, entrate in contatto con l’artista – spiega Gino Concari , curatore dell’esposizione – In lui si respira quell’anarchia culturale che era parte del periodo che stava vivendo. L’arte come protesta, ma anche come liberazione per le persone, l’arte come guarigione”.
Dalla scultura, ai collage fotografici, dalle opere pittoriche ai graffiti, infine le famose ‘Carte Bruciate’, i numerosi encausti realizzati con il tornio ancora funzionante e conservato nell’atelier: non c’è angolo della sua casa dove lo sguardo del visitatore non si perda nella creatività dell’artista.
“Rosario Mele voleva che questa casa fosse aperta al pubblico per condividere la sua arte con la gente” spiega Elena Micheli, ereditiera del patrimonio dell’artista. “Avevo sei anni quando il maestro mi vide passeggiare sul lungolago, mi disse: ‘Ecco finalmente mia figlia’ e da allora mi volle con lui – racconta – iniziai a frequentare la casa, ad aiutarlo. Lui che non aveva figli mi adottò praticamente. Dopo la sua morte nel 2011, così’ come scrisse nel suo testamento, mi impegnai affinché il suo lavoro fosse accessibile a tutti”.
E dopo il primo anno di apertura nel 2017, la Casa Museo a maggio sarà di nuovo aperta regolarmente nei fine settimana, ma ora si guarda ad un’orizzonte sempre più ampio.
“Il 2018 sarà un anno importante, faremo una campagna di promozione e divulgazione della ricchezza artistica che Mele ci ha lasciato – spiega Rocco Cardamone, ex sindaco di Abbadia che ha preso a cuore il progetto diventando responsabile della comunicazione per l’associazione alla memoria del maestro d’arte – la prima volta che sono entrato in questa casa ho subito capito quanto fosse grandiosa e quale opportunità unica fosse per il nostro territorio”.
“Vogliamo coinvolgere le scuole, le istituzioni, portare qui le persone – sottolinea con entusiasmo Cardamone – l’arte di Rosario Mele è qualcosa che non può fermarsi ai confini di Abbadia o di Lecco. Abbiamo una grande scommessa da vincere”.