Serata dedicata a Raffaello con il Centro Culturale Manzoni di Lecco

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LECCO – “Raffaello, l’artista simbolo del Rinascimento italiano, non va riscoperto, va riamato”. Così Marco Bona Castellotti, tra i maggiori critici e studiosi dell’arte italiana, ha voluto suggellare l’incontro promosso (giovedì sera 19 aprile) dal Centro culturale Alessandro Manzoni di Lecco e tutto dedicato – sotto il titolo “Raffaello. Una bellezza per tutti” – al maestro di Urbino, tanto straordinario nella sua vasta produzione artistica quanto spesso relegato in un apprezzamento scontato e incapace di cogliere fino in fondo la potenza e la cura della sua creatività.

Amante delle belle cose (e delle belle donne), del bello classico e della grande arte dei suoi contemporanei, cominciando da Michelangelo e da Leonardo da Vinci, Raffaello passa in tanta opinione comune come il pittore quasi istintivamente capace di opere eccelse, al limite della perfezione formale. Ma, è stato ricordato durante la conferenza tenuta nella sala di Confindustria Lecco, questo giudizio lo ha in qualche modo trasformato nell’artefice di una bellezza astratta, disincarnata e puramente ideale.

Marco Bona Castellotti, passando in rassegna molta della sua produzione artistica, ha voluto invece sottolineare come tre fattori – l’armonia delle sue composizioni, la loro grazia e la “spezzatura”, ovvero la capacità di farle apparire come fatte senza fatica e quasi senza pensarvi, dirà il contemporaneo Baldassarre Castiglione – costituiscono la trama su cui viene costruita una bellezza che lascia un segno profondissimo nella storia della cultura ma anche della devozione religiosa privata e popolare. La Madonna del Cardellino, piuttosto che la Madonna Sistina o la Madonna della Seggiola, solo per citare tre opere eccelse di Raffaello, riescono così ad avere influenze inimmaginabili nei mondi più diversi: segnano intellettuali russi come Florenskij e Dostoevskij, colpiscono nel cuore critici d’arte laici del peso di Ernst Gombrich o letterati come l’americano Henry James, ma soprattutto – attraverso migliaia e migliaia di riproduzioni a stampa diffuse soprattutto nell’Ottocento – entrano a far parte dell’immaginario collettivo popolare: Raffaello, attraverso questi strumenti di arte povera, continua così a vivere nei secoli e nelle case di tutti, contrariamente a quel che accade invece per le opere di altri grandi come Michelangelo o Caravaggio.

La serata del Centro culturale Alessandro Manzoni, grazie all’intrigante lettura storica e artistica proposta, ha avuto dunque il pregio di rilanciare l’interesse e la curiosità verso un’artista che non può essere solo ammirato, ma deve essere compreso e riamato per la capacità di proporre una bellezza tutt’altro che puramente ideale e astratta, una bellezza incarnata e capace di commuovere chiunque, al di là delle singole conoscenze ed esperienze culturali, dunque una bellezza davvero per tutti. Al termine tanti applausi per Marco Bona Castellotti, ormai “un grande amico” del Centro Manzoni e delle sue proposte culturali, come ha voluto rimarcare il presidente del Centro Gianluca Bezzi.