Il presidente generale del Cai ospite a Valmadrera per il 70esimo della sezione
Durante la serata presentati i libri del COE dedicati agli alpinisti Bianca Di Beaco e Massimo Mila
VALMADRERA – Bianca Di Beaco e Massimo Mila: due alpinisti ma prima di tutto due amanti della montagna che hanno contribuito e veicolare un messaggio culturale che il Club Alpino Italiano continua a promuovere con impegno e dedizione. Per ricordare queste due figure venerdì sera, al Centro Culturale Fatebenefratelli, il Cai di Valmadrera ha ospitato il presidente generale Vincenzo Torti, invitato in occasione della presentazione dei libri “Non sono un’alpinista” dedicato alla triestina Bianca Di Beaco (curato dai valmadreresi Gianni Magistris e Luciano Riva) e “I due fili della mia esistenza” sul professore e alpinista torinese Massimo Mila. La serata si inserisce nel più ampio calendario promosso dalla sezione per festeggiare i 70 anni di attività.
La serata
A fare gli onori di casa il presidente del Cai di Valmadrera Gianfranco Rusconi e l’assessore Antonio Rusconi, presente in sala insieme al vicesindaco Raffaella Brioni. “Per festeggiare l’importante traguardo dei 70 anni – ha esordito il presidente del Cai – abbiamo pensato di dare un taglio anche culturale ai nostri eventi. La presentazione di questa sera ne rende l’idea: un omaggio a due figure come Bianca Di Beaco, molto legata a Valmadrera grazie all’amico Gianni Magistris, e Massimo Mila, padre nobile dell’alpinismo moderno, che hanno ancora molto da insegnare a noi ma soprattutto alle giovani generazioni”.
Vincenzo Torti
Sul palco insieme ai curatori delle pubblicazioni anche il presidente generale del Club Alpino Italiano Vincenzo Torti: “Prima di venire qui sono stato più volte ringraziato per la presenza, ma in realtà sono io che devo ringraziare voi perché per un presidente generale non c’è niente di più bello che stare in mezzo ai soci che portano avanti questo Club. 70 anni per una sezione del Cai sono un momento importante, l’invito che vi faccio è quello di fermarvi un attimo a riflettere su quello che c’è stato fino ad ora e quindi ripartire con ancora più slancio e continuare con entusiamo”.
Torti ha quindi parlato del lavoro del Centro Operativo Editoriale del Cai: “L’idea di creare una collana di personaggi che hanno fatto la storia dell’alpinismo italiano rientra in un progetto molto ampio che risponde alla precisa volontà del Cai di farsi portatore di una contro-cultura che parla di fatica a una società dove si è sempre più stanchi pur facendo meno, e penso soprattutto ai giovani – ha detto il presidente del Cai – con la collana dedicata ai personaggi vogliamo recuperare personalità più o meno note che però sono state incisive in questo senso. Abbiamo cominciato da Bianca Di Beaco perché, pur essendo stata una figura potremmo dire periferica nell’ambiente alpinistico, è riuscita a veicolare un modo di andare in montagna e di viverla che risponde perfettamente agli ideali del Cai. Nei suoi scritti, affettuosamente conservati dall’amico Gianni Magistris, troviamo non solo la narrazione di imprese alpinistiche e di fatiche, ma anche considerazioni esistenziali più profonde e se vogliamo malinconiche”.
‘Cai presente’
“Il Cai – ha continuato Torti – sta cercando di essere presente a 360 gradi. Con il Sentiero Italia, che stiamo man mano inaugurando, abbiamo rimesso in piedi la nostra visibilità e per questo non posso che ringraziare gli oltre 600 volontari che hanno permesso che questo sogno diventasse finalmente realtà. Che stiamo lavorando bene ce lo dicono anche i numeri: quest’anno rispetto allo scorso abbiamo già oltre 8 mila nuovi soci, non posso che essere grato di presiedere una realtà così bella” ha concluso.
Bianca Di Beaco e Valmadrera
A ricordare la figura di Bianca Di Beaco, scomparsa nel febbraio 2018 all’età di 84 anni, è stato l’amico Gianni Magistris: “L’ho conosciuta in Brenta, casualmente, quando avevo appena 20 anni, mi è rimasta subito nel cuore”. Bianca è stata alpinista di punta degli anni ’50, prima donna a scalare un VI grado da prima di cordata e ad essere ammessa al Club Alpino Accademico Italiano. Dal 2008 contribuiva con i suoi scritti alla realizzazione dell’annuario del Cai di Valmadrera ‘Vertice’. “Proprio per il Vertice quell’anno volevamo scrivere un articolo sulla tragedia sfiorata all’Aguille Noire du Peuterey del 1963 – ha ricordato Magistris – avevamo tutto ma mancavano delle fotografie e venne fuori che solo lei aveva la telecamera. Così la contattai telefonicamente e mi fece avere subito il materiale insieme ad una bellissima lettera. Da quel momento nacque un rapporto di amicizia grandissimo. Ci sentivamo via telefono o scrivendoci delle lettere, siamo anche andati a trovarla nella sua Val Rosandra con Mario Bramanti e Terenzio Cuccuro, una rimpatriata 49 anni dopo l’esperienza sulla Noire: in quell’occasione mi ha lasciato una busta con oltre 500 dattiloscritti firmati, i suoi racconti, i suoi pensieri. Li ho digitalizzati e così è nato il libro che, purtroppo, è finito dopo la sua scomparsa”.
“Mi piace pensare che Bianca sia morta felice di sapere che i suoi scritti sarebbero stati tramandati – ha aggiunto Luciano Riva, curatore del volume – leggere il suo libro fa cambiare il punto di vista sull’alpinismo. Bianca scalava, ma era anche capace di fermarsi nel bosco a guardare le foglie e i fiori, dimenticandosi letteralmente della cima. Ecco perché ripeteva sempre che ‘non era un’alpinista’. Non potevamo dare titolo migliore al libro” ha concluso.
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