CALOLZIOCORTE – Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Ruggero Meles, cittadino e insegnante, sulla chiusura della scuola primaria di Rossino.
“Negli ultimi anni il lettore ha letto su queste pagine notizie sull’imminente pluriennale chiusura della scuola primaria di Rossino. Adesso che la chiusura della scuola sembra essere ufficiale vorrei fare alcune considerazioni, più da cittadino interessato alle realtà collinare e di montagna che non da insegnante attivo in quel plesso da circa vent’anni. La notizia della chiusura è arrivata improvvisa quando sembrava certo che la scuola sarebbe rimasta aperta ancora un anno e che forse si aprissero spiragli per il futuro. Il sindaco di Calolzio ha portato in un’assemblea con genitori, dirigenti scolastici ed insegnanti una lettera di un ingegnere che dichiarava insormontabili difficoltà di tipo strutturale, spese insostenibili a fronte del basso numero di alunni.
Peccato perché sembrava, in campagna elettorale, che gli attuali amministratori dissentissero dalle inesorabili proiezioni del precedente assessore Cola sul calo demografico (c’erano battute in ambito leghista che ironizzavano sul fatto che il nome Cola potesse essere mutato anagrammandolo in Calo…). Dunque la nuova Giunta chiude una scuola materna ed una primaria anche se non tanto per il calo demografico quanto per “inderogabili motivi strutturali” di cui nessuno si era mai accorto in precedenza. Mi permetto di stupirmi di come la medesima forza politica che attualmente governa Calolzio non si sia accorta qualche anno fa di queste carenze strutturali nell’edificio di Rossino ed abbia investito molti soldi per fare un tetto nuovo per un edificio che oggi viene dichiarato non agibile (o almeno così pare!)
In realtà una parte della maggioranza non aveva mai fatto mistero di voler chiudere quest’esperienza collinare neppure durante la campagna elettorale e proprio per rispondere al calo demografico. E qui vengono le mie considerazioni di cittadino. Molti dicono che le scuole in collina si chiudono perché c’è il calo demografico, ma forse l’affermazione andrebbe ribaltata: c’è il calo demografico in collina e in montagna anche perché le scuole vengono chiuse. Chiudono le scuole, spariscono i servizi e le rare giovani coppie scendono verso il fondovalle. Questo accade quasi ovunque anche se nel territorio vi sono apprezzabili tentativi di opporsi a questa tendenza come ad esempio quello del Comune di Erve che, saggiamente, resiste lavorando per tempi migliori. Altre amministrazioni come quella di Monte Marenzo si sono apertamente dichiarate a favore di sperimentazioni didattiche che possano richiamare alunni da zone vicine o distoglierli dal crescente flusso migratorio verso le scuole private.
Ad onor del vero neppure la precedente amministrazione di diversa tendenza politica ha mostrato di avere la volontà di invertire la tendenza sia al livello locale che a quello nazionale. La sinistra ha tuonato contro l’aumento degli alunni per classe, ma poi ha lasciato le normative Moratti e Gelmini inalterate. Gli investimenti diminuiscono. La scuola è povera, poveri noi. Vedere un edificio scolastico abbandonato mette davvero tristezza, ne ho visti molti altri zittirsi all’improvviso e non ne ho mai visti riaprirsi e far scorrere nuova linfa per le strade di frazioni e paesi di montagna, ma forse questa volta sarà diverso.
Vicino alla scuola un ex-alunno ha aperto un locale che è molto apprezzato dai giovani e magari, respirando l’aria fresca della collina, qualche giovane coppia deciderà di venire ad abitare da queste parti e la scuola tornerà agibile”.
Ruggero Meles